Da ieri mattina sono di nuovo in zona arancione. Per almeno due settimane. Insomma dopo un anno e dopo i continui cambi di colore siamo ancora al punto di partenza e la situazione sembra non voler evolvere. Non vedo per il momento molte scappatoie e non vedo un ritorno alla vita normale a breve. Anzi…
Lo confesso, non ho trascorso un anno molto bello e piacevole da quando è scoppiata la pandemia nel febbraio dello scorso anno.
Nulla di drammatico visto che io e nessuno dei miei cari si è ammalato, cosa più importante, ma le cose sono ferme sia dal punto di vista materiale e sia dal punto di vista immateriale e nel mio caso una condiziona l‘altra.
Per un motivo o per l’altro, a due riprese, sono rimasto in zona rossa cinque mesi e altri quattro di questi hanno avuto un colore soltanto un pochino più sbiadito.
Soltanto la scorsa estate le delibere e i decreti hanno concesso qualcosa a una certa forma di libertà individuale ma purtroppo non ha concesso molto alle mie attività.
Ho potuto organizzare un solo concerto, un po’ pochi visto che di solito ne organizzo due al mese.
Da quando è scoppiata la pandemia non ho più messo piede in un teatro e una mostra di pittura in fase di allestimento è destinata a chissà quando.
Purtroppo tutto è confinato a qualche lezione via skype e a qualche intervento e a qualche consulenza online.
Adesso se questa specie di confinamento sotto certi aspetti è in grado di favorire la creatività, paradossalmente mi stanno mancando, le folle, gli assembramenti di persone e le feste.
Purtroppo non sono molto fiducioso per quello che mi aspetta nel prossimo periodo. Temo che sino al termine di questa primavera le cose non cambieranno molto.
Poi vedremo.
Magari con la prossima estate le cose cambieranno.
Non so cosa pensare o forse lo so…
Forse ci vorrebbe qualche processione di quelle che facevano i contadini e gli agricoltori una volta. Le processioni religiose per difendersi dalle calamità e dalle pestilenze. Quelle contro la siccità, contro le alluvioni, contro la peste e chissà che altro ancora.
Forse è per questo motivo che inconsciamente ho inserito un lavoro a olio che ritrae una cappella votiva. I nostri vecchi avevano una fede profonda in merito a queste situazioni.
Magari un po’ di fede dovrei averla anch’io.
“Grazie per la lettura”
Immagine - “Cappella votiva” di Nino di Mei