martedì 3 agosto 2021

Suonare al Quirinale

Ho svolto gran parte del servizio di leva a Roma, alla Cecchignola. Ero nella banda militare. Più volte ho scritto sul mio blog di come sia stata tuttavia un’esperienza negativa (la naja, non suonare). Suonavo il sassofono contralto e i timpani durante le prove di marcia degli allievi ufficiali quasi tutti i giorni e ogni tanto quando c’era un servizio ufficiale al Quirinale. 

 

Il mio anno di leva militare, seppure mi sia piaciuto ben poco, è stato molto avventuroso, non posso scrivere altrimenti. Ho fatto il CAR a Pesaro, poi sono stato distaccato a Roma, dove avevo l’incarico per fare un corso come meccanico dei mezzi corazzati. 

Sono rimasto nella città eterna quasi tutto il tempo e sono stato trasferito a Treviso alcune settimane prima di avere il congedo. 

Non ho mai visto un carro armato a Roma. 

Non ho mai visto un‘officina militare. 

Poche settimane dopo il mio arrivo alla Cecchignola, con un po’ di fortuna e del tutto in maniera inaspettata, entrai a far parte della banda musicale della città militare. 

Ero esentato dalla guardie in caserma e dai servizi militari veri e propri, però non c’erano molte occasioni per andare a casa in licenza. 

Passavo il mio tempo in sala musica provando a suonare un po’ tutti gli strumenti possibili a disposizione, ma quando questo non potevo farlo - il sabato e la domenica specialmente - affogavo nella noia. 

Purtroppo non c’erano molti soldi per la libera uscita. La decade consisteva in quello che era e quando uscivo non avevo molto da spendere. Non potevo andare a cena o mangiare una pizza tutte le sere. Men che meno potevo andare in discoteca. 

Me la cavai un poco facendo il turista in giro per la città. 

Però mi è capitato, varie volte, anche di suonare per il cambio della guardia al Quirinale. Succedeva tutte le volte che un reparto della città militare aveva questo compito. Credo di averlo fatto sei o sette volte. 

Tutto era molto marziale e austero. 

Non si poteva sbagliare allora. 

Sbagliare poteva significare essere espulsi dalla banda e magari essere spediti al corpo di destinazione iniziale. Gli anfibi dovevano essere lucidi e la marcia doveva essere perfetta con un allineamento al millimetro e un passo all‘unisono. 

Il maestro della banda era un sottotenente di firma. Aveva soltanto qualche anno in più del sottoscritto e magari è ancora in servizio attivo. Non lo so. Si diceva fosse destinato a una grande carriera militare, visto che la banda era il giocattolo del braccio destro del generale che comandava la città militare. 

 

“Grazie per la lettura” 

 

Immagine - Pubblico Dominio 

 

2 commenti:

  1. Io a Roma ho fatto il CAR, alle Capannelle, per tre mesi, poi sono stato trasferito a Vigevano per cinque mesi e poi, finalmente, a casa, a Rimini, dove ho fatto gli ultimi mesi fino al congedo. Il servizio militare l'ho fatto nei Vigili del fuoco e devo dire che, nel complesso, mi è servito e lo ricordo come una esperienza positiva.

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    1. Se tornassi indietro credo che anch'io opterei per una soluzione in un corpo diverso dall'esercito, ma allora lavoravo di giorno e andavo a scuola la sera: appena diplomato mi è arrivata la cartolina, neppure la patente per l'auto ho avuto il tempo di fare. Ho dovuto aspettare il ritorno dalla naja. Grazie Andrea

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