La prima volta che aspirai il fumo di una sigaretta avevo sedici anni. Accadde nel giardino della Villa Sacro Cuore dei Gesuiti a Triuggio. Stavo in quel luogo per i consueti e annuali tre giorni di esercizi spirituali. Cose da collegio.
In collegio si facevano ogni anno tre giorni di ritiro spirituale. Di solito si facevano verso la fine dell’inverno: le ultime settimane di marzo. Il primo anno andai in un oratorio dei Salesiani a Lanzo d’Intelvi. Fu divertente e molto oratoriale.
Il secondo anno invece fu la volta della Villa Sacro Cuore a Tregazio, una frazione di Triuggio, in Brianza. Fu un’altra storia.
La Villa, allora, era dei Gesuiti e mi fece un’impressione notevole quando ci arrivai. Era austera e metteva soggezione. Ricordo che sul davanti, a contorno nella scalinata che conduceva all’ingresso, c’erano delle piante di limoni. Ma era l’interno che lasciava a bocca aperta.
Non aveva nulla a che fare con gli spazi del collegio. A parte il fatto che mi venne data una camera singola, diversamente dalla camerata collegiale, erano i saloni enormi e il refettorio a fare la parte del leone in questa magnificenza.
Mangiai bene in quei giorni ma questo credo fu dovuto in parte alla suggestione esercitata dalla solennità dei seggi a parete dove sedevamo e alle grandi e spesse tavole della sala da pranzo. C’era un odore di pulito antico e pareva quasi di fare parte di un film. Non avevo mai soggiornato in un posto simile.
Sebbene, per via degli esercizi spirituali, il tempo per socializzare e per parlare fosse ben poco, l’esperienza era per me talmente nuova che non ebbi neppure il tempo di annoiarmi.
Ci si alzava presto e si stava quasi sempre da soli in meditazione e quelle poche ore passate con gli altri ragazzi erano l’esaltazione della stupidità di un adolescente.
Fu allora che aspirai il fumo di una sigaretta. Forse una MS che mi offerta da una caro amico.
Avevo già provato a fumare in precedenza, come tutti i ragazzini curiosi e incoscienti, ma mai aspirando il fumo. Fumai in quello che doveva essere una volta un brolo all’italiana, nella luce fioca di un tardo pomeriggio invernale.
Forse per qualche istante ebbi un capogiro e magari diventai viola in viso ma ricordo che non tossii.
Tuttavia pensai parecchio a quella esperienza in quei giorni di meditazione. Mi rendevo conto che avevo fatto qualcosa di nuovo. Giusto o sbagliato che fosse. Non riuscivo a comprendere se dovevo gasarmi io vergognarmi di ciò che avevo fatto.
Be’, cose del genere non si dimenticano neppure quando hai smesso di fumare da molti anni.
“Grazie per la lettura”
Immagine - “L’ultima sigaretta” di Nino di Mei
Che cosa stupida fumare, l'ho fatto per anni, poi ho smesso per fortuna!
RispondiEliminaDavvero una cosa stupida
Elimina