So cosa posso aspettarmi dai social. Li uso da più di quindici anni e so benissimo, allo stato attuale, dove può portare il loro uso. Cerco di farlo con moderazione e soprattutto in modo mirato.
Mi fanno ridere coloro che ancora adesso si vantano per qualche like di troppo ricevuto per un piatto di pasta o per la foto di un materassino sistemato sulla spiaggia.
Ancora non hanno capito che certe cose sono soltanto l’esaltazione delle superficialità e della banalità scese sulle terra?
Ancora non hanno capito che sono aspetti che non portano da nessuna parte?
Proprio per questo da anni ho rivolto il mio interesse verso i social più come uno studioso che per un mero aspetto di tipo ludico.
Da qualche anno ho cercato di verticalizzare il mio modo di lavorare con i social e quindi non sono più soggetto ai capricci di una spunta più o meno ricevuta.
Ho delegato a facebook e a twitter un compito soltanto di tipo sociologico. Insomma mi servono per cogliere l’umore e lo stato d’animo della gente che li usa ma non mi aspetto di ricevere soddisfazioni di tipo professionali o anche solo un qualcosa che mi possa servire come crescita umana.
Sono ormai pochissime le persone che seguo su queste piattaforme in grado di restituirmi un vero valore. Ho allontanato che mi disturbava e posso dire di dare spazio solo a chi conosco nel vero senso della parola.
Con Instagram il discorso è diverso. Lo uso solo per veicolare l’arte di mio padre e - a parte pochissimi profili - seguo soltanto persone ed enti legati all’arte. E quello che arriva in cambio è proprio quello che cerco di ricevere
Un po’ come seguo per uno scopo più alto certe personalità su linkedin, l’unico e vero social che da un mio punto di vista possiede un vero valore dal punto di vista etico. Non di rado, infatti, mi trovo spunte e interazioni e condivisioni eseguiti da personalità che neppure ci si sognerebbe di incontrare nella vita di tutti i giorni.
“Grazie per la lettura”
I social son un metro della superficialità e della "liquidità" dei consumatori, che si atteggiano a prosumers ma son limoni, alla fine. Quando nel 2005 Murdoch comprò Sky per una cifra folle (ma nel 2006 il social Bebo su acquistato per una cifra ancora maggiore) si parlò di "fine dei contenuti". E parlavano gli analisti, non quelli del bar. Gli stessi che non riuscirono a prevedere l'impatto di Facebook e Twitter (soprattutto Twitter) nelle elezioni di Obama e nella Primavera Araba. E adesso cos'è Twitter? E Instagram si sta mangiando Facebook. Non è mai esistita un'epoca con ascese e cadute così rapide. Warhol e Baumann erano dei fottutissimi geni. So che i miei discorsi possono sembrare sconnessi e slegati, ma tu hai capito cosa intendo, anche a livello di relazioni. Ciao ciao
RispondiEliminaHo capito eccome, e lo penso anch'io.
EliminaGrazie Massimo