A metà del libro Le Vie dei Canti di Bruce Chatwin c’è un dialogato in cui un poliziotto australiano propone allo scrittore inglese una collaborazione per scrivere un romanzo. Un bestseller ovviamente. Il poliziotto avrebbe messo il titolo e l’idea e Chatwin avrebbe dovuta scriverla. Non pensavo allora che una cosa del genere sarebbe successa pure a me e non solo una volta.
Mi fanno ridere le persone che non prendono sul serio chi scrive sul serio. Penso siano l’esaltazione dell’ignoranza. E ce ne sono molti. Coloro che pensano sia sufficiente mettersi davanti a una macchina da scrivere o davanti a un programma di video scrittura per sfornare componimenti da quinta elementare, al massimo da terza media.
Insomma coloro che pensano che scrivere sia una cosa da niente, alla portata di tutti. Ne ho conosciute molte di queste persone e non ho molta stima per esse.
Un po’ come il tizio - descritto nel paragrafo iniziale - che propone a Chatwin di scrivere un romanzo: ovvero il tizio ci avrebbe messo l’idea e il titolo, il resto avrebbe dovuto farlo Bruce, visto che il tizio non ne aveva il tempo (o la capacità?).
Sinceramente è successo pure a me una situazione del genere. A dire il vero mi è successo un paio di volte.
Una volta un tizio mi ha contattato per scrivere una biografia: la sua. Io avrei dovuto scrivere il tutto in base a quello che mi avrebbe detto. Ci credeva davvero. Lui mi avrebbe detto le linee guida, qualche idea su cui io avrei dovuto lavorare e mi avrebbe suggerito il titolo.
Una volta pubblicato il libro avremmo fatto metà e metà. Il tutto senza avere la minima idea di come si scrivesse un libro e cosa costasse in tempo e in fatica.
Metà e metà avrei fatto anche con l’altro personaggio incontrato l’estate scorsa in un bar in un momento di calma della pandemia.
Quello che aveva in mente, guarda caso, era una storia con una bella epidemia di carattere mondiale.
Dal suo punto di vista un’idea davvero geniale e se ne avesse avuto il tempo magari l’avrebbe pura sviluppata e scritta, ma visto che aveva incontrato uno scrittore (io) perché non provarci lo stesso con qualche confidenza e un po’ d collaborazione?
Be’ sembrava molto serio e la faceva molto facile.
Per uno scrittore preparato (detta da lui) non doveva essere difficile mettere su carta la sua idea.
Scrivere un libro non è poi tanto difficile, basta avere uno spunto e soprattutto un titolo capace di far presa e colpire l‘immaginario.
Molto facile scrivere per qualcuno.
“Grazie per la lettura”
Immagine - “Lo studio” di Nino di Mei
Interessante come certi lavori sembrino tanto facili a chi non li sa fare. Anche disegnatori, grafici pubblicitari e simili raccontano incontri con persone che pensano che facciano lavori facilissimi. Non comincio neppure con gli stereotipi sugli informatici...
RispondiEliminaHo lavorato come consulente informatico e anche come insegnante IT e so cosa intendi Massimo :-D
EliminaHo scritto molte volte per altri in passato, quando scrivevo un po'meglio. Di recente sono stata un po'scopiazzata, ma non perchè io sia brava, ma per il livello di chi copia.
RispondiEliminaCapisco molto bene Sara
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