A volte è curioso conoscere la genesi di romanzi che hanno fatto la storia della letteratura mondiale. Per esempio, facendo delle ricerche sull’ultima piccola era glaciale che ha interessato il genere umano, ho scoperto che Frankenstein o il moderno Prometeo di Mary Shelley venne alla luce nell’anno senza estate. Sembra quasi un romanzo in un romanzo a dirla tutta.
Il 1816 è piuttosto famoso tra i climatologi ed è stato chiamato l'anno senza estate a causa di gravi anomalie nel clima globale. Queste anomalie causarono una diminuzione della temperatura mondiale con una conseguente carestia e ovviamente con una grande carenza di cibo nell'emisfero settentrionale, soprattutto Nord Europa e Nordest americano.
L'evidenza suggerisce che l'anomalia fu causata dalla combinazione di un calo storico dell'attività solare con un inverno vulcanico innescato da una serie di importanti eruzioni come quella del vulcano Mayon nelle Filippine nel 1814 e la successiva eruzione dell'aprile 1815 del Monte Tambora nelle Indie orientali olandesi (ora Indonesia).
L'Europa, che si stava ancora riprendendo dalle guerre napoleoniche, soffriva di penuria alimentare a causa dei raccolti distrutti dalle forti piogge e delle basse temperature. Scoppiarono disordini in Gran Bretagna e Francia e negozi di grano e panetterie furono saccheggiati. Tuttavia, una delle situazioni peggiori si verificò in Svizzera.
Le estati del 1816 e del 1817 furono così fredde che i ghiacciai esistenti aumentarono l‘estensione. La carestia fu talmente grave che costrinse il governo a dichiarare l'emergenza nazionale.
Fu in quell’anno senza estate che la Shelley ideò il suo mostro.
Già, diversi scrittori e intellettuali del tempo si trovarono a trascorrevano l'estate a Villa Diodati, un palazzo vicino a Ginevra. Un po’ annoiati e forse stanchi dal maltempo e dalla pioggia incessante che impediva loro di lasciare il palazzo, pensarono di intrattenersi raccontandosi storie dell'orrore.
Tra questi scrittori c'erano Lord Byron, John Polidori e naturalmente Mary Shelley.
Ora i biografi degli Shelley e dei Byron concordano che, nei continui raduni condivisi quell'estate del 1816, dopo una scommessa, immaginarono possibili storie con protagonisti terrificanti.
Mary Godwin, allora amante e futura moglie del poeta Shelley, era una giovanissima scrittrice di soli diciannove anni e forse fu semplicemente grazie a un gioco che mise sulla carta l’abbozzo di quello che sarebbe diventato il personaggio letterario più abominevole mai creato da una donna: il mostro di Frankenstein.
In seguito, su suggerimento del marito, l’abbozzo fu ampliato e nacque il celeberrimo romanzo.
“Grazie per la lettura”
Immagine - Manoscritto per il Frankenstein di Mary Shelley
Fonti:
- Frankenstein o il moderno Prometeo
"The year without a Summer" provocò un disastro nei raccolti anche in America. Evitarono la fame solo grazie alle gigantesche foreste del nordest da cui attingere frutta spontanea e soprattutto selvaggina.
RispondiEliminaQuando ci si mette la natura non ci sono ragioni che tengono
EliminaPensa che io questa cosa qui, l'anno senza estate e il contest a Villa Diodati, l'ho saputa leggendo i tanti vituperati fumetti, Dampyr, più nello specifico, in due albetti estivi del 2004, dove parte dell'ambientazione e delle scene ebbero come scenario Napoli e il Vesuvio.
RispondiEliminaBene, non vorrei ricordare male, ma Polidori tratteggiò il Vampiro come poi fu ripreso da Bram Stoker. E Polidori s'ispirò a... Lord Byron, papà di Ada Lovelace, in onore della quale, considerata come protoprogrammatice, fu così chiamato (ADA) uno dei primi linguaggi di programmazione.
Non ricordi male a proposito di Polidori, infatti ho in mente di citare questo aspetto con un Record Culturale prossimamente
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