I Devo avevano ragione con la loro teoria. Certo per il gruppo musicale di Akron - considerato tra i più innovativi del rock contemporaneo - la devoluzione che aveva suggerito il loro nome era frutto di uno scherzo. Secondo due dei suoi fondatori, Gerald Casale e Bob Lewis, l'umanità, invece che continuare ad evolversi, avrebbe cominciato a regredire. Per capirlo bastava osservare le problematiche e la mentalità ottusa della società americana di allora. Ritratto di quella occidentale ed europea aggiungo io.
Vidi la prima volta i Devo in televisione una domenica pomeriggio di fine anni settanta. Il programma in cui apparvero era l’Altra Domenica di Renzo Arbore. Rimasi di stucco ascoltando la loro versione di Satisfaction e di Mongoloid, ma ancora di più rimasi scioccato nel vederli nelle loro tute gialle, con quegli occhiali da saldatori e soprattutto con la loro mimica sul palco.
Ci volle ancora un anno però, prima di riuscire a trovare informazioni inerenti al gruppo sulle varie riviste specializzate. In seguito la loro musica e la stessa faccenda sul loro nome mi incuriosì e non poco.
Negli anni ottanta i Devo sono stati tra i gruppi più amati dal sottoscritto e non troppo scherzosamente mi sento di dire qualcosa in merito al loro concetto di devoluzione. Temo che ciò che dicevano non fosse poi tanto strampalato.
E neppure troppo scherzoso.
Io ho la netta sensazione che con alcuni grossi movimenti sorti dopo il secondo dopoguerra, con la fine dell’ideologie del secolo scorso, con i crolli dei muri e di certi imperi, sia scomparsa pure “la voglia di fare” della controparte e sopratutto della nostra evoluta società occidentale.
In pochi decenni è sparita la meritocrazia, e tutto è finito nel potere del denaro.
Adesso non credo si possa evolvere molto con certi strumenti e con certe attitudini.
Ogni giorno che passa mi vedo sempre più nel mezzo di una società che regredisce.
Mi vedo sempre più travolto da una società che banalizza tutto e che scambia il bianco con il nero e viceversa soltanto per partito preso e senza nessuna analisi critica di fondo, e neanche per una vera necessità di sopravvivenza.
Mi vedo sempre più nel bel mezzo di una società in devoluzione che crea problemi e problematiche dove non ci sono.
Facciamo finta che tutto sia perfetto e che tutto vada bene. Ma in fondo in fondo la nostra immaginazione, in una società come questa, ha perso la sua forza generatrice.
Certo, forse non è il caso di preoccuparsi. Dopotutto, neppure tra un milione di anni, torneremo a vivere sugli alberi come i nostri primi progenitori e molto probabilmente non dimenticheremo come accendere un fuoco, ma non nego che ci sono molti altri aspetti, alcuni totalmente fasulli e del tutto inutili se rapportati all’evoluzione della specie così come la natura vuole, che mi fanno rabbrividire.
“Grazie per la lettura”
Immagine - “Evoluzione umana” di Pubblico Dominio
Non so se conosce il film Idiocracy (2006): vuole essere una commedia comica ma affronta lo stesso problema da un punto di vista genetico/evoluzionistico. La trama si basa infatti sul progressivo calo del QI che da decenni coinvolge tutto l’occidente e ne dà una possibile interpretazione.
RispondiEliminaNon conosco il film, mi pare interessante. La mediocrizzazione della società è comunque in atto da qualche decennio
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