Da qualche settimana dormo male. Mi sveglio diverse volte nella notte e faccio fatica a riaddormentarmi. Al mattino sono stanco e svuotato ancora prima di entrare in pista. Può darsi sia la primavera incipiente, ma essendomi accorto che durante la giornata dimentico i nomi e le cose, con un po’ di fantasia potrei dire che si tratta dei sintomi che caratterizzano la Peste dell’insonnia. Non sapete di cosa parlo?
Tra le pagine che più ricordo di Cent’anni di solitudine, romanzo da Nobel di Gabriel Garcia Marquez, ci sono senza dubbio quelle inerenti al capitolo in cui si parla della Peste dell’insonnia. Una malattia letale, secondo il narratore colombiano, che, oltre a impedire di dormire, porta, cosa ben più grave, la progressiva perdita della memoria e di se stessi. Dapprima in maniera lieve, in seguito in modo terribile tanto che per non dimenticare le cose bisogna etichettarle e scriverci sopra come si chiamano e soprattutto a cosa servono.
Be’ è narrativa alla fine. Narrativa di quella grande, ma sempre narrativa. È frutto dell’invenzione di un grande scrittore. È un magistrale uso della fantasia.
Ma in questi giorni, se mi appoggio all’invenzione e alla fantasia magistrale di Marquez, potrei dire di avere i sintomi di questa pestilenza. Dormo poco. Sono un pochino insonne. Dormo male. Mi alzo tre volte a notte.
E al mattino sono stanco e nervoso.
Come se non bastasse mi sono accorto che dimentico le cose. Dimentico i nomi. Forse si tratta d un fatto del tutto fisiologico.
Dimentico i nomi dei calciatori quando parlo di calcio. Dimentico i nomi di certi scrittori quando parlo di letteratura. Dimentico i titoli di alcuni libri.
C’è sempre qualcosa sulla punta della lingua.
Quando vedo un film non ricordo come si chiama l‘attore protagonista, a volte non ricordo come si chiamano le persone che incontro per strada.
Non ricordo dove metto il telecomando. Butto via cose che mi servono. Trovo cose nei posti più impensati dopo averle cercate per giorni e giorni.
Insomma non vorrei avere questo tipo di peste e non vorrei che le cose peggiorassero.
Non vorrei, una bella mattina, dimenticare il mio nome. Non vorrei dimenticare come si usa una cintura. Non vorrei dimenticarmi di lavare i denti. Non vorrei avere la peste dell’insonnia.
Non vorrei dimenticare di scrivere qualche racconto. Non vorrei dimenticare di avere un blog. Non vorrei mettermi a etichettare tutto il mio mondo.
Non vorrei…
“Grazie per la lettura”
Immagine - “Vecchio” di Nino di Mei
Grande romanzo Cent'anni di solitudine
RispondiEliminaGià, e questo post è frutto della sua lettura
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