Ho aperto un blog per essere letto da più gente possibile. È inutile scrivere cose ipocrite e sciocchezze retoriche. Non l’ho aperto per essere me stesso o per mettere da qualche parte i miei pensieri. Mica sono un bambino di quinta elementare. Ho aperto un blog per fare conoscere con la scrittura ciò che possiedo di prezioso.
Per un paio di mesi dopo l’apertura del mio blog mi sono servito dei report che la piattaforma di blogger mette a disposizione. Purtroppo mi sono reso conto in fretta che non mi poteva aiutare. Le visualizzazioni non mi dicevano nulla. A parte il fatto che erano pochissime, più che altro non mi davano certezze. Se qualcuno non mi commentava non ero in grado di capire se sul blog ci fossero davvero dei lettori.
Potevo essere io a far salire i numeri nel contatore e lo penso ancora adesso ogni volta che capito su un blog che mostra con superficialità le visualizzazioni totali.
Poco tempo dopo, ho scoperto che anche gran parte di chi lasciava commenti non era assolutamente affidabile dal punto di vista del contenuto. Sono certo che più della metà di chi mi ha commentato nel passato non ha letto ciò che ho scritto.
Era soltanto il frutto di un dare e avere silenzioso molto in voga allora e che ancora ha una certa importanza quando non ci si affida a strumenti statistici validi.
Ecco perché, inconsciamente, sin da subito, ho scartato questo meccanismo per nulla affidabile ed ecco perché sono diventato scettico e intollerante per quanto riguarda una certa tipologia di commenti e di blogger.
Se volevo davvero scoprire se qualcuno mi leggeva dovevo installare dei monitoraggi di qualità, dovevo affidarmi a commenti super partes e soprattutto dovevo considerare come ero allora e come sono valutato adesso dai motori di ricerca.
Non è stato semplice trovare l’equilibrio. Ma ora so che un blog non può essere letto se non è condiviso e posizionato nei motori di ricerca.
Un blog non è letto se non ci sono backlink, perciò sono sempre fiero quando google alert o i report di statistica mi segnalano che qualcuno mi ha letto e ha pensato a me.
Un blog non è letto se non ci sono riscontri diretti o indiretti fatti da gente che non ha motivo di essere faziosa.
Un blog non è letto, se manca gente che ti legge per il solo piacere di leggerti, senza nessun tornaconto.
Un blog fatto in questo modo non morirà mai e sono più che mai contento che il mio respira in questo modo.
Di ricambiarsi i complimenti sono capaci tutti, quando non contano.
“Grazie per la lettura”
Immagine - “Bambino che legge” di Nino di Mei
Ti leggo sempre volentieri
RispondiEliminaGrazie mille Ernesto
EliminaIl do ut des, secondo me, può avere anche un significato positivo: mi hai commentato e vengo a vedere cosa scrivi nel tuo blog. E' un modo per conoscersi, in un mondo talmente vasto che è possibile non conoscersi mai. Qui termina la funzione del commento di scambio. Soltanto l'interesse reale, se c'è, darà un seguito alla cosa.
RispondiEliminaAnche adesso ogni volta che mi trovo un nuovo commentatore vado a vedere chi è e ammetto, nei primi anni di blogging, di aver commentato con la speranza di avere un commento di ritorno, anche se mi orientavo su blog in tema. Ma non è questo il punto.
EliminaIl punto è che che un blog non è letto nel vero senso della parole e non è condiviso non porta da nessuna parte. Per esempio oggi ho un sacco di contatti da facebook, tramite un post vecchio di anni ed è stato condiviso in un gruppo privato in cui non riesco neppure a entrare. Questo stesso post è stato molto letto e condiviso ieri su altre piattaforme. Ma per capire questo devo avere degli strumenti adatti. Se io misuro il mio traffico sui commenti che ricevo divento ridicolo. Io voglio che il mio blog sia letto, non devo andare in giro a cercare i commenti per mostrare a quattro ignoranti che sono letto. Ci sono della App che ti dicono tutto di un sito o di un blog non bisogna prendere in giro i lettori. Io quando vedo un blogger che fa lo scrittore e commenta ed elogia un blog di un tizio che manda avanti un blog di cinema con recensioni di terza media(esempio) mi vergogno per l'ipocrisia che trasmette.
Magari gli piace per qualche motivo il blogger come persona? Una recente conversazione su un blog mi ha dato da pensare in questo senso. Ognuno ha un suo modo personale di intendere il blogging. Giudicare gli altri e i loro comportamenti senza conoscerne le reali motivazioni mi sembra semplicistico. Che poi raccattare qualche commento qua e là non ti faccia diventare un blogger di qualità, su questo siamo d'accordo.
EliminaIl mio è un esempio, nessun giudizio. Credo però che rispecchi in pieno una metodologia ben diffusa. Ovviamente ognuno ha il suo modo di intendere il blogging ma non deve essere un limite e deve seguire una determinata etica e molte volte questa sfugge...
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