mercoledì 24 febbraio 2021

Guardare le ore

Credo che il gesto che faccio più di frequente nell’arco delle mie giornate sia quello di guardare le ore. Non lo faccio di proposito, sia chiaro, e non lo faccio neppure per interesse. La maggior parte delle volte lo faccio inconsciamente e magari non le leggo neppure. Ma non vorrei esagerare e credo di farlo centinaia e centinaia di volte al giorno. 

 

Sul tavolo del mio ufficio c’è sempre il cellulare che segna l’ora e ogni volta che tocco il cellulare, anche per un motivo banale, guardo le ore. 

Succede almeno una cinquantina di volte al giorno. 

Mi basta poi abbassare lo sguardo sulla barra di stato del computer per guardare di nuovo l’ora e anche in questa modalità, le teoriche letture sono frequenti, dato che trascorro parecchio del mio tempo davanti al computer. 

Se alzo gli occhi c’è quindi una sveglia a muro e anche questa mi invita a guardare l’ora. 

In teoria e andando a spanne potrei leggere l’ora ogni due o tre minuti. 

Appena salgo in auto e giro la chiave per avviare il motore, osservo il display sul cruscotto e guardo l’ora, ancora prima di controllare che tutte le spie non segnalino anomalie e di agganciare le cinture di sicurezza. 

Quando passo davanti alla chiesa del paese guardo l’ora sull’orologio del campanile: lo faccio neanche fosse una reazione peristaltica. 

Guardo la data e l’ora sugli scontrini della spesa e guardo l’ora cambiando canale alla televisione. 

Controllo l’ora per non arrivare tardi a un appuntamento, anche se in questo periodo non sono tanto frequenti e cerco un orologio e guardo l’ora, sempre inconsciamente, ogni volta che mi capita di entrare in un ambiente nuovo. 

Guardo l’ora se devo aspettare qualcuno. 

Già, guardo le ore di continuo e temo proprio di non essere il solo in questa condizione. 

A volte mi chiedo come sarebbe la mia esistenza se non ci fossero gli orologi. Minimo risparmierei una decina di minuti al giorno solo a non guardali. 

A volte penso che doveva essere bello da bambini non essere in grado di conoscere le ore e quasi mi condanno da solo nel ripensare all‘orgoglio che provai quando fui in grado di farlo. 

Non avrei mai immaginato che in un futuro guardare le ore fosse una condizione quasi esistenziale ed essenziale delle mie giornate. 

E alla fine, per cosa?

 

“Grazie per la lettura” 

 

Immagine - “Il campanile del villaggio” di Nino di Mei

 

13 commenti:

  1. Ho guardato l'ora sul campanile del disegno

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  2. Anch'io guardo spesso l'ora, più che altro è per rientrare nelle tempistiche programmate di impegni e faccende di giornata. Cosa che non mi riesce di rispettare quasi mai, perché se mi metto ad esempio a leggere qualcosa come un articolo di blog, ci vuole il suo tempo, non quello che io penso che basti.

    E' vero che è un gesto automatico, non ossessivo, però lo faccio.

    La cosa curiosa è che da anni non porto più l'orologio... Del campanile invece non m'ero proprio accorta, ma io vedo solo le 20...

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    1. Allora sono le quattro e venti...

      Neppure per me è una questione ossessiva nel vero senso della parola, volevo associare la precisione del tempo alla perdita di tempo, quasi con un paradosso, non so se ci sono riuscito.

      Io non porto l'orologio al polso e neppure catenine al collo da quando fui rapinato alla fermata della metro di Sesto Marelli uno notte da diciottenne.

      Grazie Patrizia

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    2. Credo di sì, perché ho fatto la stessa associazione di pensiero-contrasto fra puntualità e necessità di trovare il tempo giusto per ogni cosa, pur faticosamente.

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  3. "A volte penso che doveva essere bello da bambini non essere in grado di conoscere le ore e quasi mi condanno da solo nel ripensare all‘orgoglio che provai quando fui in grado di farlo..


    Forse più che il tempo spesso non ci si accorge di aver perso il bambino dentro di noi...magari quella leggerezza o assenza di sovrastrutture che portano a soffocarlo insieme al tempo.

    È un post che fa riflettere e non poco ...poi il tempo è esso stesso una questione di percezione personale,spesso per gli eventi brutti le ore non passano mai e per gli eventi belli passano velocemente... è questo già la dice lunga :)


    Buona serata

    L.

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    1. Riflettere è quello che voglio faccia questo post, e sono contento se ci riesco
      Buona serata

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    2. Oggi attraverso il tuo nuovo post ho capito anche meglio questo che faceva molto riflettere sul tempo...


      "Mi rendo conto che non ho più *tempo da perdere con chi non è interessato al proprio talento. Non ho più *tempo da buttar via per la gente superficiale. Il talento è un qualcosa che abbiamo tutti e non dobbiamo vergognarci."

      -Non avrei mai immaginato che in un futuro guardare le ore fosse una condizione quasi esistenziale ed essenziale delle mie giornate.

      E alla fine, per cosa?



      Penso che non si possa scrivere e parlare di "talento" se sotto qualche forma non lo si sia
      acquisito , anche grazie al *tempo che è stato impiegato ,per capire di averne e saperlo scorgere negli altri...

      Per cosa?
      Chissà forse anche solo per l'amore e la dedizione che ci abbiamo messo credendoci .

      Grazie a te e buonaserata.


      L.

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    3. Questo commento mi fa capire come dietro i miei post ci sia un filo conduttore naturale e a me quasi sconosciuto. Grazie

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  4. Spero che in quel "sconosciuto" non vi sia un senso di amarezza , perché tutto ciò che fluisce in modo "naturale" è una ricchezza,un filo magari invisibile a noi stessi ...ma se indietreggiamo ,o rallentiamo un po' ci è più facile credo, capire anche meglio il momento che viviamo e i passi fatti per arrivarci . È una mia visione e un modo di sentire che mi fa percepire meglio anche il senso del tempo e la bellezza del talento che ognuno possiede.In fondo cos'altro è il "talento" se non una forma di bellezza che si rivela nel tempo!
    Sono io a ringraziarti.

    Buona giornata


    L.

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    1. No nessun senso si amarezza, intendevo dire che non sono post premeditati e mi fa contento scoprire che hanno tutti un punto in comune

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