Nei giorni scorsi mi è capitato davanti agli occhi un post che contestava la capacità discorsiva di Gianni bugno, ex ciclista preso dalla RAI come commentatore in questo ultimo giro d'Italia, paragonandola a quella di un ragazzino di prima media. La faccenda non è poi tanto semplice da analizzare e mi ha pure suggerito una considerazione finale su come funziona un po' il mondo della comunicazione al giorno d'oggi.
Dopo Marco Pantani, irraggiungibile, tra i miei ciclisti favoriti c’è Gianni Bugno. Vincitore di un Giro, più volte sul podio del Tour de France, due volte campione del mondo delle corse in linea su strada, oltre a diverse classiche, dalla metà degli anni ottanta alla fine degli anni novanta è il ciclista che più mi ha emozionato assieme alle imprese dello scalatore romagnolo.
Ecco io pendo dalla labbra di questo campione quando parla di ciclismo, ora non sarà una cima in quanto a dialettica ma nelle poche tappe a cui ho assistito in questo Giro D'Italia fuori stagione, ho avuto modo di ascoltarlo e sentire dalla sua voce spiegazioni riguardo situazioni tecniche che mai avevo udito prima.
Segno che si tratta di una persona competente, segno che tratta di uno che conosce il suo campo e soprattutto il suo mestiere, segno che si intende molto bene di quello che dice.
Questo dovrebbe essere sufficiente per affiancare il telecronista di turno a cui un commentatore dovrebbe dare solo man forte e non sorprenderlo con lezioni di dialettica e retorica spiccia sulla lingua italiana (spesso massacrata dagli stessi giornalisti).
A fronte di questo appare quindi fuori luogo, per conto mio, l’analisi che ho letto nei giorni scorsi nel post che ho linkato nel paragrafo iniziale in corsivo.
Sono un appassionato di ciclismo e non ho nulla da rimproverare ai ciclisti che spesso sono invitati come commentatori, se non quando usano quella mediocre e irritante retorica da “prima media” (Che tappa! Che finale!).
Insomma preferisco di gran lunga un Gianni Bugno sanguigno e vero che non ha timori di sorta a dire ciò che vede e se anche ogni tanto sbaglia un verbo o fa fatica a trovare le giuste parole non vedo perché bisogna bastonarlo quando ci sono persone che spesso parlano, usando parole da maestri, di cose che neppure conoscono.
Spesso le belle parole, come succede in gran parte del mondo della comunicazione moderna, sono soltanto frutto di retorica e di un mediocre atteggiamento ruffiano (aspetti da cui rifugge Bugno e non ci vuole molto a capirlo) e non di un vero interesse per quello che si deve comunicare e trasmettere.
Insomma ben venga Bugno come commentatore tecnico.
* - Immagine Nino di Mei
Si nota che sei un vecchio fan di Bugno
RispondiEliminaSono un po' di parte, grazie Ernesto
EliminaNon sto seguendo, ma non faccio fatica crederci. Bugno era un introverso, uno che sapeva mascherare bene emozioni e condizioni (se avesse o no gamba non si riusciva a percepirlo dalla faccia), e come tutti gli introversi corre il rischio di passare per essere uno che abbia poco da dire. E invece spesso parlano poco proprio perché quando parlano lo fanno per aggiungere qualcosa e non per ripetere cose trite e ritrite.
RispondiEliminaSei stato più bravo di me nel spiegare il concetto
Eliminagrande campione, niente da dire ma, pur non valutando la capacità dialettica, tecnicamente non ne ha azzeccato una.. (successo nelle fughe, stato di forma dei vari corridori ecc.). Per il resto.. tante ovvietà. Non commento poi la presa di posizione sullo "sciopero" dei corridori: da dimenticare.
RispondiEliminaLa Rai non ha più una coppia come Dezan Cassani, tutti quelli che ha coinvolto in seguito sembrano obbligati a seguire una linea editoriale guidata dall'alto. Per me è insopportabile la retorica di certi personaggi che si preparano la lezione il giorno prima, quando a Bugno non ne ha azzeccato una? Non so cosa ha detto in merito allo sciopero, una delle poche tappe che non visto (ma confesso che la luce e le ombre allungate che hanno accompagnato la scalata allo Stelvio ha spaventato anche me) ma è stato presente nel riconoscere subito Ganna che non aveva mollato sulla salita della tappa in linea che ha vinto e ha anche predetto la vittoria del velocista francese in una tappa in cui tutti, a cominciare da Bettini, lo davano spacciato. Mi ha divertito Bugno anche quando si mangiava le parole. Vero e sanguigno come quando correva, anche se sulla strada aveva una classe innata
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