sabato 31 ottobre 2020

Estate indiana

Uno dei personaggi principali del mio romanzo - ancora in fase di lavoro in questo momento - Wichasha, ha vissuto a lungo in un riserva Lakota del Sud Dakota. Questo ruolo lo riveste una presenza secondaria perchè l’io narrante della storia l’avrebbe sfalsata, siccome io non sono mai stato in una riserva indiana. A dire il vero non sono mai stato neppure in America ma mi piacerebbe andarci, magari durante l’estate indiana. Non sarebbe male in fondo, no? 

 

Chissà perché ogni volta che mi trovo a vivere il periodo autunnale, magari con giornate tiepide e con i colori tipici della stagione, penso all’estate indiana

Lo so farei meglio a chiamarla estate di San Martino visto dove vivo, ma cosa ci volete fare, le storie western che hanno infarcito la mia infanzia mi portano a chiamarla alla maniera degli anglosassoni, giusto o no che sia. 

Ho viaggiato in lungo e in largo per l’Europa, sono stato in estremo oriente ma non ho mai messo piede in America e confesso che mi piacerebbe molto andarci. 

Più in America del Nord che in America del Sud

Non ci andrei per le città sia chiaro, mi interessano relativamente. Ci andrei soprattutto per la sua natura selvaggia e per la cultura dei nativi. E se dovessi andarci mi piacerebbe scegliere come tempo di viaggio il periodo dell’estate indiana. 

I colori dei boschi nel periodo autunnale e le nebbie in fondo alle valli degli Appalachi hanno sempre suscitato in me una sorta di richiamo romantico, ma la stessa la esercitano i territori attorno ai Grandi Laghi, senza escludere le zone delle Montagne Rocciose. Sono luoghi che esercitano su di me un’attrazione fortissima. 

Non so magari un giorno ci andrò davvero. Magari passerà la notte in un villaggio di nativi di quell’area, se avrà la fortuna di trovarne ancora e magari riuscirò finalmente a scrivere una storia dopo averci messo davvero il becco e non solo come sentito dire come mi è capitato di fare sino ad ora. 

Intanto ho ritrovato un olio su tela di Nino di Mei che sembra riprodurre un bosco autunnale. 

Non è sicuramente un bosco americano, ma magari mio padre l’ha ritratto in una tiepida e bella giornata di fine ottobre, oppure al culmine dell‘estate indiana, anche se per lui sarebbe stata l‘estate di San Martino, e questa assonanza mi basta per metterlo nel post. 

L’aspetto strano di questo post è che pensavo di averlo già scritto in passato, invece… 

 

“Grazie per la lettura” 

 

8 commenti:

  1. Un bel periodo se non fa particolarmente freddo

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    1. Esattamente, teniamolo lontano il freddo, non si presta a questi colori

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  2. E' un viaggio che piacerebbe molto anche a me. Non so però quanto si possa incontrare della cultura indiana, così come la conosciamo noi dai libri.

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  3. Io sono stata in una riserva del Nord Dakota quando, durante gli studi, ho colto l'occasione di un'estate di volontariato presso un monastero. Ho anche assistito ad un Pow Wow, una festa con danze e costumi come quelli di Balla coi Lupi. Un'esperienza unica, e per questo preziosa.
    Sono d'accordissimo che l'America è piena di meraviglie, e che queste si trovano nella cultura locale e specialmente negli spazi infiniti della natura.

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    1. Immagino la tua felicità Patrizia e capisco il tuo desiderio di tornarci, come capisco anche quella specie di idiosincrasia per i grattacieli

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    2. Perdonami Patrizia ho cancella per errore questo tuo commento:

      Patrizia Zampieri ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Estate indiana":

      Il mio primo impatto oltreoceano... per ora l'unico, ma spero un giorno di andare anche in Canada. Ricordo che ero felicissima di essere lì, unica italiana in un gruppo di volontari di altri stati USA, e non ho ancora mai sentito nessuna attrazione per grattacieli e città.

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