giovedì 3 settembre 2020

Il rancore e l'invidia delle voci anonime e fasulle

Arte Nino di Mei
Con la moderazione non blocco molti commenti. Di solito fermo quelli che non hanno nulla a che fare con il contenuto del post stesso, elimino gli spammer e le voci anonime in cerca di polemiche o che non lesinano con gli insulti e le offese. A dire il vero le voci anonime e fasulle sono poche rispetto agli spammer di pillole blu e di finanziamenti a tassi contenuti, ma ho visto che tendono sempre a muoversi animate da un certo rancore  e ad affidarsi al termine invidia. Ora mi hanno suggerito una riflessione. 


Pochi giorni fa sotto un vecchio post su Fabio Volo, un utente anonimo ha lasciato un commento con la solita retorica legata all’invidia. Non l'ho pubblicato perché immagino che avrebbe dato il via a una diatriba senza fine. Cercate di capirmi, purtroppo ci sono dei personaggi ancora persuasi che un blogger imposti il proprio lavoro su questi aspetti e sull'invidia verso il lavoro degli altri. 

Non voglio dire che non sono o che non sono mai stato invidioso ma è meglio anche dargli il giusto significato. Credo che tutti durante l'esistenza abbiano provato questa emozione, magari a Carnevale verso il costume da Zorro di un bambino un po' più ricco, ma credo che sia un’invidia del tutto naturale e detto tra noi non vivo il blog e la mia vita carico di risentimento verso gli altri e neppure pieno zeppo di rancore, anche se ammetto che  in me è un pochino latente una forma di misantropia culturale. 

Insomma non sono invidioso del successo di Volo: ne parlo perché si tratta di un fenomeno di costume che tocca anche i libri. Ma non sono invidioso del suo successo. So che non scrivo come lui e le sue tematiche - benché in alcuni casi sono le stesse - io le voglio descrivere e trattare in un altro modo e sopratutto dargli un'altra enfasi. 

In poche parole non è un mio concorrente e se il quadro che esce dai commenti di quel post dal punto di vista letterario non è particolarmente brillante non credo sia dovuto a invidia o rancore mio o dei miei lettori verso il personaggio della bassa bergamasca. 

Sotto certi aspetti io potrei essere più invidioso verso Ernest Hemingway, visto che mi sarebbe piaciuto scrivere un romanzo come Addio alle armi o un racconto come Grande fiume dai due cuori, ma a nessuno viene in mente di darmi del rosicone verso Papa

In questo modo dovrebbe essere vista l'invidia: per capire cosa è veramente. 

Non sono invidioso verso un qualcosa che non mi interessa o verso qualcuno che non è mio concorrente e nel caso fosse mio concorrente, sono sicuro, che a muovermi, sarebbe una sana invidia, un incentivo utile a raggiungere uno step in più e non un qualcosa che ritengo fuori dai miei obiettivi primari. 

Purtroppo nell’ambiente del blogging è facile cadere vittima di queste incomprensioni. È sufficiente affacciarsi in maniera superficiale e non leggere le cose per quello che sono. 

Poi, nascondendosi dietro una voce anonima o dietro un profilo fasullo è ancora più facile commentare scrivendo sciocchezze e infilando qua e là giudizi gratuiti. 

Ora mi chiedo: non è che sono questi anonimi fasulli a essere invidiosi e pieni di rancore, ma in questo caso nella maniera più deplorevole? 



“Grazie per la lettura”

2 commenti:

  1. Io non ho mai letto Fabio Volo, ho letto il post incriminato e non ci vedo forme di invidia nemmeno da parte di chi ha commentato: capisco però che un fan di Volo possa non essere contento del quadro che ne esce

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    1. Volo è un fenomeno di costume, più che un fenomeno culturale e di conseguenza ognuno fa le sue valutazioni

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