domenica 2 agosto 2020

Il cibo dello skyrunner

Nino di Mei
In uno dei capitoli finali de' Il gatto che sognava di essere un delfino, Mic, il protagonista e voce narrante del racconto, critica il suo “padrone” per il fatto che ogni tanto andava a correre sui sentieri di montagna. Ecco questo fatto mi ha ricordato le stagioni estive in cui per molto tempo mi sono divertito e massacrato i polmoni, il cuore e le ossa a fare venti o trenta chilometri ogni due o tre giorni tra i sentieri di montagna, nutrendomi di pompelmi, grappoli di uva, nettarine e qualche noce. 


Credo sia durato in tutto qualche dozzina di anni. All'inizio era niente. Iniziai a correre in uno stradone vicino a casa, un modo per mantenere la linea e il fisico, dopo aver smesso di fumare, ma poco alla volta mi resi conto di volere molto di più. 

Appena capii che potevo correre senza fare troppo fatica anche in salita mi prese la briga si scalare le montagne attorno a casa. 

I primi tempi era più trekking che running, lo confesso. 

Partivo dopo colazione, da solo, mi portavo uno zaino con qualche panino, oppure mi fermavo in un rifugio alpino a pranzo, ma nel giro di un paio di stagione l'atleta che era in me prese il sopravvento. 

Stavo in giro tutto il giorno tra le montagne e cercavo di essere il più possibile leggero, mi portavo al massimo un pompelmo o un grappolo d'uva per il pranzo. 

Ogni tanto qualche noce nascosta nelle tasche del marsupio. 

Più che altro temevo la sete, ma non la fame. Ero talmente leggero e allenato che non faticavo neppure ad affrontare i saliscendi e le ripide scarpate Più ero allenato e più andavo e più andavo e più desideravo andare e portavo sempre meno. 

Il problema più grosso era la sete e la mancanza d’acqua ma non sentivo il bisogno di cibo. E alla fine una sorgente d acqua gelata o la pozza di un torrente rendevano memorabile una giornata. 

Forse ho pure qualche racconto che descrive quei momenti, visto che quando tornavo a casa scrivevo e immortalavo in un notes o sul computer le impressioni in maniera del tutto naturale. 

Da tempo non ci vado più anche se non ho ancora capito il motivo per cui non lo faccio (anche se una volta il rischio di finire in un dirupo mi fece fare qualche riflessione), ma ogni volta che trovo in tavola un pompelmo ripenso a quel periodo. 

Lo giuro mi facevo paura per come correvo sui sentieri, anche se dava fastidio a Mic


“Grazie per la lettura”

2 commenti:

  1. Qualche fine settimana ci facciamo una corsa

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un po' dura, da anni non faccio niente. Tre estati fa c'è stata la malattia e il lutto di mia madre, l'anno scorso l'alluvione che ha stravolto il territorio, ora il Covid. Devo pazientare ancora un po'. Grazie Ernesto

      Elimina

Questo blog ha i commenti in moderazione.

Info sulla Privacy