venerdì 10 aprile 2020

Vado a far morire il Signore

Da bambino vivevo con molta angoscia la settimana santa e il culmine era nella giornata del venerdì santo, quando c’era la Passione di Cristo in chiesa. Dalle mie parti si diceva (perdonatemi se la traduzione dal dialetto rende la frase sgrammaticata): “vado a far morire il signore.” Nella mia ingenuità fanciullesca ero convinto che dal quel momento sino alla Resurrezione all’umanità fosse concessa qualsiasi nefandezza. 


Sono cresciuto in un ambiente molto religioso, quasi bigotto se devo essere sincero, lo confesso. Sono cresciuto in una comunità molto chiusa e rispettosa dei dogmi religiosi e guai a non prenderli in considerazione con devozione. 

Insomma la mia infanzia è stata scandita dalla presenza di rituali religiosi ai quali non ci si poteva sottrarre. Alcuni di essi, a quell’età, mi hanno segnato profondamente e c’è voluto parecchio tempo prima che mi liberassi e analizzassi in maniera personale quelle situazioni. 

La Pasqua per esempio la vivevo molto dal punto di vista religioso. Sapevo cosa significava per la religione la Settimana Santa.

Ricordo che nella giornata di venerdì si digiunava e poi ricordo che alle tre del pomeriggio si andava in chiesa. Ricordo che in quella giornata assistevo a una delle funzioni religiose più angoscianti di sempre. 

Sentire i preti sull’altare parlare in ebraico e in aramaico mi faceva sentire partecipe di un qualcosa che andava oltre un semplice rito religioso. 

Non so cosa credevo. 

Adesso, a parte qualche ribelle in erba (molto pochi per l’esattezza) mi pareva una situazione comune per quasi tutti i ragazzini della mia età tuttavia e non mi sono mai sentito fuori luogo a essere assiduo e partecipe. Faceva parte del mio mondo, del mondo in cui sono cresciuto. 

Ciò che più mi metteva a disagio era comunque la morte di Gesù e il fatto che sino alla funzione della sera successiva fosse possibile (lo pensavo solo io, credo) combinare qualsiasi cosa. 

Non c’era a controllarti. 

Insomma un momento particolare e difficile da raccontare ora alla luce di nuove verità che guidano la mia esistenza. Ma allora la pensavo in questo modo e vedevo le cose in maniera molto diversa. 

Forse anche mio padre, era cresciuto con le mie stesse remore nei confronti della settimana santa e da bambino forse nutriva le mie stesse angosce. Magari mentre dipingeva l’opera inserita in questo articolo faceva le stesse riflessioni che sto facendo io adesso. 

Non lo so, probabilmente mi sbaglio ma è carino pensarlo. 


“Grazie per la lettura”

10 commenti:

  1. La Pasqua è indubbiamente una festività particolare perché sospesa tra la tensione della morte e la speranza della resurrezione. Da me il Venerdì Santo si fa una processione dove penitenti incappucciati sfilano scalzi con catene legate alle caviglie, le catene strusciando sull'asfalto fanno un suono sinistro (e comunque vedere uomini col volto coperto da un cappuccio e un feretro con la statua di Gesù morto non è che sia tanto rassicurante per un bambino...). Come se non bastasse la banda musicale suona un'aria musicale funebre, inevitabile per l'evento e... insomma, ammetto che pure io non lo vivevo tanto bene il Venerdì Santo. Sarà un caso ma da parecchi anni ho smesso di presenziare alla processione (quest'anno neppure si farà per ovvie ragioni).

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    1. Capisco, da bambini si sente veramente la Pasqua. Certe nenie religiose con la banda le ho suonate anch'io, so cosa trasmettono.
      Grazie Ariano e buona Pasqua

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  2. Anche io da ragazzina ero molto religiosa (perché avevo una zia che viveva con noi, che lo era) e la settimana santa era scandita dalle funzioni e processioni, fino alla funzione della notte del sabato santo. No, io quella cosa che si può fare tutto ciò che si vuole in quei tre giorni, non l'ho mai pensato :)

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    1. Ero io a pensarla in questo modo: una mia fissa
      Grazie Buona Pasqua

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  3. Credo che la religione abbia spesso fatto nascere nei bambini impressioni e idee a volte strane. Certe tracce poi restano molto a lungo.

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  4. Ieri mio fratello mi ha fatto trapelare un ricordo sopito che cade a fagiolo con questa festività:
    Mia madre il venerdì santo, affermava che non dovessimo ascoltare musica o comunque ridere ed essere euforici perché quel giorno sarebbe morto il Signore. :-P

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  5. "...è carino pensarlo" è carino pensare che tuo padre potesse avere avuto la tua stessa visione interiore da bambino su certi dogmi senza possibilità di svincolarsene o magari lo ha fatto attraverso un suo quadro artistico anche diverso da questo in questione . Forse la comunicazione più difficile ma anche più importante è proprio quella con se stessi ...con noi stessi e riscoprirsi in un libro ,in un quadro,in un post o in un pezzo musicale facilita la conoscenza e la curiosità per la stessa ...senza costrizioni ,dogmi che poi in piccola età vengono assorbiti anche con più facilità...

    Spero che tu stia bene e che la situazione stia migliorando dalle tue zone .

    Buona serata


    L.

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    1. Grazie Linda, la situazione è ancora molto grave dalle mie parti. Portiamo pazienza

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