domenica 26 aprile 2020

Una storia ispirata da Agadir e la cucina araba

Arte Nino di Mei
Nei giorni scorsi sono rimasto letteralmente impressionato vedendo in televisione la tavola imbandita a casa di una famiglia araba. La tavola pareva piena di prelibatezze di ogni tipo. Purtroppo è una cucina che non conosco affatto benché la prima vera storia che ho scritto, in età molto tenera sia chiaro, prendeva il via nei dintorni della città marocchina di Agadir ed è stata ispirata da essa. 


Non conosco la cucina araba. Non ho mai provato il cous cous e neppure nessun tipo di kebab e il pane arabo che ogni tanto mangio non credo sia davvero quello che mangiano gli arabi. 

Ho in mente questa cucina solo per una certa filmografia che mi è passata davanti agli occhi negli anni, ma confesso che pochi giorni fa, vedendo in un servizio in televisione la tavola imbandita di una famiglia araba trapiantata in Emilia, ho pensato di aver perso qualcosa. 

Non lo so. 

A dire il vero dovrei saperlo, visto che la prima vera storia completa che ho scritto in vita mia (in realtà quando ero molto giovane), prendeva il via nel greto di un torrente asciutto tra le montagne circostanti la città di Agadir in Marocco

Un romanzo pomposamente intitolato Le porte del trionfo

Nadir, il ragazzo protagonista, nei paragrafi iniziali della storia mangiava delle arance, dopo essere riuscito a riprendere il cavallo che gli era sfuggito. 

Credo di ricordare sia il solo momento in cui parlo di un alimento in quel romanzo: romanzo che poi prende altre strade più avventurose e fantascientifiche su altri pianeti della galassia. 

Insomma un romanzo probabilmente pieno di difetti e di errori, acerbo e imberbe che devo avere da qualche parte e che ostinatamente continuo a non voler scordare di aver scritto. 

Ma intanto con la cucina araba continuo a rimanere a terra. Non mi è mai capitato di provarla e non sono sicuramente in grado di descriverla. 

So che ci sono molti dolci prelibati e deliziosi a quello che ho sentito. 

So che certe zuppe di lenticchie sono favolose. 

So che il pane cotto appiccicato a un forno di pietra a tutta l’aria di essere delizioso. 

Ma non ho mai provato la cucina araba e vi giuro che l’altra sera avrei voluto entrare nel televisore e provare tutte quelle cose che c’erano su quella tavola. 

Ecco, ora devo pazientare, ma quando tutta questa baraonda che ci imprigiona finirà, non è escluso che possa avventurarmi anche in una cucina mai provata… 



“Grazie per la lettura”

6 commenti:

  1. Credo di aver provato qualcosa, ma non dirti altro

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  2. A noi piace molto la cucina araba. Il couscous in pratica lo abbiamo adottato, così come l'hummus, la tahina e i falafel. Anche i dolci sono molto buoni, ma non ne vado matta.

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  3. Ciao Ferruccio, la cucina araba la conosco bene, ma diciamo che non mi fa impazzire. Ci sono dei piatti che preferisco come l'hummus, e i dolci sono veramente buoni. Naturalmente in quei luoghi tutto ha un altro sapore, ma preferisco di gran lunga la cucina orientale. Un abbraccio

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