mercoledì 11 marzo 2020

La cultura non ci salverà dal coronavirus

Per molti anni ho accompagnato scolaresche in giro per l’Europa. Viaggi di istruzione, gite scolastiche: chiamatele come volete. Ciò che sempre mi ha colpito era la mancanza di interesse culturale in queste gite. Ciò che più interessava le alunne e gli alunni era mangiare e fare nottata nelle camere di albergo. Alla luce di questo sono certo che la cultura non ci salverà dal Coronavirus. 


In vita mia ho avuto la fortuna di visitare molti teatri e musei in giro per l’Italia e l’Europa. Ho avuto la fortuna di farlo come accompagnatore e ho potuto migliorare la mia cultura grazie al fatto che ho visitato questi luoghi quasi sempre in maniera guidata, con qualcuno dunque che sapesse spiegare esattamente cosa avevo e cosa c’era di fronte. 

Ho visitato musei e teatri in Francia, in Spagna, in Germania, in Polonia, nella Repubblica Ceca e in Ungheria. Ho visitato musei a Venezia, a Torino, a Roma, a Firenze e chissà in quanti altri posti. 

Ma non ho mai visto fame di cultura

Al novanta per cento delle alunne e degli alunni che mi capitava di accompagnare interessava solo mangiare e fare festa. Nel museo e nel teatro di solito ci entravano assonnati se non stravolti dalla nottata precedente e spesso si lamentavano del prezzo del biglietto, per loro denaro più utile in un fast food o in un ristorante o al limite in una discoteca. 

Ecco perché sono convinto che la cultura non ci salverà dal coronavirus

La cultura non serve a nulla e sono ben contento che le prime limitazioni per combattere il contagio riguardano gli aspetti culturali. 

A chi importa se un musicista, per esempio mio fratello, si trova con il tour troncato e con le master class previste nei conservatori a data da destinarsi. 

A chi importa di entrare in una libreria in questi giorni per sentire uno scrittore che presenta il suo nuovo libro. Che senso ha una serata a teatro o una visita tre le sale di un museo

Insomma credo che le mie alunne e i miei alunni di allora fossero più realisti del sottoscritto riguardo al futuro e sapessero inconsciamente che la prima cosa da fare è riempire la pancia… 

Però ho pure il dubbio che il trovarsi in queste condizioni sia anche dovuto a una mancanza profonda, nel vero senso della parola, di cultura: un mondo più colto forse non permetterebbe il dilagare di certe pandemie. 



"Grazie per la lettura"

10 commenti:

  1. Troppo spesso la sQuola (rigorosamente con la "Q"...) crea l'impressione che la cultura sia qualcosa di noioso e inutile. Con l'arrivo del coronavirus leggo che le conseguenze per le attività culturali sono pesanti.

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    1. Sicuramente è il comparto più penalizzato, mi rendo conto proprio in queste situazione in cui non è considerata del valore immenso che ha. Parlo di cultura con la C maiuscola naturalmente. Grazie Massimo

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  2. Colgo un sottile velo di sarcasmo in questo post

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  3. Più che sarcasmo, io colgo la tua delusione e la tua tristezza (sentimenti questi che sono anche i miei) di fronte a certi comportamenti che si allontanano sempre di più da quella "salvezza" da te auspicata

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    1. Magari tra qualche mese guarderemo le cose con un'ottica diversa. Grazie Pino

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  4. Adesso siamo nel mezzo di questa pandemia e si è travolti anche da irrazionalità ,ma tra qualche mese sperando che tutto finisca limitando più danni possibili prevedo che si cercherà di capire attraverso altre e nuove riflessioni su cosa e dove potevamo lavorare,intervenire o addirittura prevenire ...ma sono anche certa che molti con quel pizzico di sensibilità motivata dal giusto valore di cultura...a quelle riflessioni future ci erano già arrivati!

    Le gite scolastiche in questa era di smartphone rappresentano un motivo in più per sotterrare la cultura...chissà ci vorrebbe una nuova "cultura" per amarla ,rispettarla e interessarsene .

    Buona serata!

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  5. La fame è collegata alla mancanza, perciò in un certo senso la scuola dell'obbligo ha ucciso quella fame. Credo che l'importanza della cultura si possa cogliere - ma non è detto che succeda - da adulti più che da ragazzi. E' questione di evoluzione: fino a quando non si sono elaborate e digerite le questioni materiali più trite (tra cui anche gli istinti adolescenziali), non si arriva oltre, se non in rari casi. Certo è che dare in pasto a persone inconsapevoli musei e città storiche ha un valore quasi nullo. Tanto varrebbe dire che sono giorni di vacanza.

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    1. La fame di cultura e di sapere si ha dentro per conto mio. Certe cose mi interessavano sin da bambino. Il mio tuttavia non è un giudizio su quei ragazzi e sulla scuola: credo sia un lavaggio del cervello che ci fanno in qualche modo. Il fatto di aver subito escluso la cultura in questo giorni ne è la prova. Grazie Grazia

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