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Nino di Mei |
Qualche mese fa in una in un cassetto ho trovato un’agenda e alcune cose risalenti al periodo del servizio militare. Poche cose in realtà ma in alcune pagine strappate ci sono dei brani di prosa che potrebbero essere confuse per poesie.
Non mi sono mai considerato a dire il vero un poeta, ma un titolo trovato tra quelle pagine mi ha ricordato delle immagini ben precise di quel periodo.
Tolto il mese iniziale a Pesaro e quello finale a Treviso, ho trascorso la maggior parte del mio anno di leva, a Roma, e stavo in una caserma di Cecchignola. Ero stato mandato lì per imparare a fare il meccanico dei mezzi corazzati, ma alla fine mi ero imboscato nella banda militare.
Suonavo il sassofono e spesso ritmavo, con un timpano, le marce degli allievi ufficiali di una caserma vicina. Ma non c’è molto da dire al riguardo, se non la noia delle lunghe giornate trascorse in sala musica a fare niente, specialmente quando non c’erano servizi da svolgere e non si poteva neppure andare in licenza.
Anche la mensa in caserma non era nulla di che e spesso prendevo della carne in scatola e un paio di panini. Me la cavavo in questo modo e forse il titolo della poesia in prosa dal titolo Carne in scatola parte da questo particolare pasto. Credo però che il tema antimilitarista di quella poesia, che purtroppo non ho più trovato se non nella mente, sia un qualcosa che allora mi colpiva molto. La carne in scatola eravamo noi militari.
Non ho dubbi adesso.
Soldati sempre vestiti tutti uguali con quella mimetica verde e il cappello con la visiera. Soldati sempre in fila e inquadrati da qualche parte con un ufficiale che sbraitava come se lui non fosse parte di questa carne.
Soldati tutti uguali con un vassoio di latta in mano per prendere da mangiare. A volte allineati per montare su un camion o un pullman, pronti a finire da qualche parte a fare quasi sempre qualcosa d'inutile.
Be’ se per qualche poeta i soldati sono "come le foglie d'autunno sugli alberi" per me sono come la carne in scatola che prendevo in mensa. Neppure tanto buona. Con una data di scadenza ben in evidenza.
"Grazie per la lettura"
Adesso raramente, ma qualche anno fa, d'estate, la carne in scatola la usavo anch'io, ma non credo sia quella che mangiavi a militare.
RispondiEliminaAlessia
Immagino quale sia la tua Alessia
EliminaGrazie
Carne da macello, la leva funziona da tritacarne. Ce ne sono diversi di tritacarne per la gente. Del servizio di leva non ho esperienza diretta: posso solo immaginare...
RispondiEliminaCarne da macello sa molto di guerra di trincea, la carne in scatola è frutto, invece, della mia esperienza personale.
EliminaSono contenta che la leva obbligatoria sia stata abolita. C'era chi ne parlava come di un'esperienza utile, ma se è per questo anche dai lutti si impara molto. In tanti casi, invece, dai racconti emergeva lo squallore dell'ambiente e delle cose che ci accadevano.
RispondiEliminaPer certe generazioni è stata una fuga... Penso a gente che a vent'anni non aveva ancora lasciato il paese, ma nel mio caso è stato proprio un anno, non dico buttato via, ma quasi... Mi ero appena diplomato e mi mettono tra i piedi dei paletti assurdi, altro che carne in scatola. Grazie Grazia
EliminaÈ un post che mi fa molto riflettere anche per come hai associato la carne in scatola.Una conservazione ed autoconservazione!
RispondiEliminaL.
Ci può stare
EliminaGrazie Linda