sabato 26 ottobre 2019

Racconti artistici: la furia dei tori

Disegno Nino di Mei
Dopo diversi mesi, anzi dopo qualche anno dalle prime pubblicazioni, ho deciso di ritornare con degli altri racconti artistici. Oggi ce n'è uno titolo La furia dei tori. È un racconto che si creato da solo prendendo spunto dal disegno inserito come immagine. Un racconto che metto in vetrina, questa settimana. 


*****


Quando in paese giungeva il camion con i tori, i bambini smettevano di giocare a pallone e di andare in bicicletta. Uno degli addetti al macello gli ordinava di sloggiare dalla piazza e di tornarsene a casa, ma loro restavano sempre nei paraggi a curiosare di nascosto. Non era semplice farli andare via. Per i bambini era sempre emozionante e da pelle d’oca lo scarico. 

I bambini non sapevano da dove giungevano i tori. Nessuno di loro lo sapeva e nessuno glielo aveva mai detto. I camion avevano sempre delle targhe sconosciute. Puzzavano di gasolio e di sterco. Forse venivano dall’estero. 

A volte erano giovani manzi a essere scaricati. Avevano la pelle chiazzata di bianco e di marrone. I bambini avevano capito che con loro non c’erano particolari pericoli, come non c’erano con i vitelli e con le mucche. 

Uno dopo l’altro gli animali venivano fatti scendere dall’autocarro. Un uomo gli legava una corda al collo e li trascinava come se stesse trainando una slitta sulla neve. 

I manzi muggivano ma non facevano resistenza e in pochi minuti sparivano docilmente all’interno del macello. I bambini li sentivano muggire sino al colpo di pistola che li stordiva: si chiedevano quanto tempo impiegassero a morire. 

A volte, invece, erano tori spaventosi a essere scaricati. Sembravano gli stessi feroci tori neri che si vedevano in televisione e sulle tavole dei fumetti. Tori dalla forza inimmaginabile e dai quali i bambini sapevano di dover stare lontano: capivano subito che era un problema percependo la preoccupazione degli stessi addetti allo scarico. 

Di solito, ne arrivavano un paio per viaggio. Giungevano su un camion coperto con delle piccole feritoie dalle quali gli animali potevano spiare in strada. Un camion che puzzava di sterco e di gasolio. Prima di poterli scaricare gli coprivano gli occhi con degli stracci. Spesso occorrevano quattro o cinque persone per lavorare in tranquillità. 

I bambini sentivano la furia dei tori scuotere il cassone del camion. Gli addetti erano sempre nervosi in queste situazioni. C’era chi dava ordini e chi obbediva. 

Poi lo sportello del camion si apriva e i tori scendevano scivolando sulla pedana, uno alla volta. Una persona si metteva un paio di metri avanti. Altre due persone si posizionavano sui fianchi, rimanendo a distanza di sicurezza e uno si teneva alle spalle degli animali. Erano sempre grossi tori neri e spaventati con degli anelli lucidi sul naso nei quali veniva infilata una corda di canapa che avvolgeva anche le corna. 

I bambini speravano che finisse tutto in fretta. 

I tori non potevano vedere e si impuntavano con le zampe sulla terra battuta della strada. Restavano delle profonde strisce del loro passaggio per diversi giorni. Avevano grossi muscoli sul collo e musi bavosi. Per farli muovere, gli addetti li riempivano di bastonate e i bambini esclamavo oh tutte le volte che li colpivano. 

I bambini erano convinti che i tori dessero la caccia alle persone vestite di rosso, per questo stavano ben attenti a non aver indosso abiti con quel colore quando c’era lo scarico. 


“Grazie per la lettura”

8 commenti:

  1. Descrizioni reali che danno parecchio da pensare.Ecco questo è uno di quei casi in cui quei bambini che sono rimasti un po in tutti noi dovrebbero non più nascondersi ma uscire allo scoperto...anche solo moderando quel consumo che se ne fa sulle tavole.

    È un bel racconto da leggere ai bambini per educarli al rispetto di tutto,capiranno crescendo dove si nasconde "il lupo cattivo" .Grazie e buon fine settimana!


    L.



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  2. Leggendoti li ho visti i tori,pur non avendo mai visto uno scarico di tori, e forse non ho mai visto un toro dal vivo! Bellissimo racconto come sempre Ferruccio, buon weekend

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    1. allora riesco a tramettere quello che desidero.
      Credo che in questo racconto ci sia molta simbologia anche se l'ho trovata dopo averlo scritto
      Grazie Anna

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  3. Mi sembra di vederli, quei tori
    Alessia

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