----- Trentaduesimo Capitolo -----
Il giorno seguente, dopo aver fatto colazione in albergo, andai a visitare il cascinale distrutto. Non so cosa mi aspettassi di trovare a dire il vero. Sapevo che non avrei scoperto nulla: potei entrare a curiosare tra le macerie, soltanto grazie alla presenza di un carabiniere.
Il tetto era crollato e al posto del tavolo sul quale appoggiava la teca c’era un ammasso di calcinacci e di legna arsa. Non si poteva toccare e spostare nulla sino all’arrivo dell’agente assicurativo. C’era ancora un forte puzzo di bruciato intorno. Dedussi che il serpente non fosse sopravvissuto. Forse avrei trovato lo scheletro incollato ai resti della teca, quando avrei potuto metterci le mani.
Più tardi chiamai Paolo e mi feci accompagnare in moto sino al maggengo. Anche in questo caso non ero sicuro del risultato, ma un monitoraggio più mirato probabilmente mi avrebbe aiutato nel lavoro nei giorni successivi. Andavano piazzate delle videocamere tra il fogliame in modo da poter fare delle registrazioni precise e accurate. Si trattava di un lavoro da eseguire al più presto. Ripercorsi per intero il tragitto di domenica, controllando con attenzione tutti i posti dove avevo visto il serpente marrone. Ci trattenemmo un paio di ore.
Quando ritornai in paese comprai una scatola di cioccolatini in un negozio alimentare e salutai Paolo, quindi andai in albergo a cambiarmi. Poi, dopo aver parlato un poco con la signora sulle cose di sempre, mi recai al parcheggio, montai in auto e presi la strada per Gravedona.
In ospedale trovai Dario sveglio. Era solo in una stanza del reparto e aveva una flebo nel braccio. Posai i cioccolatini sul comodino e lo osservai. La fasciatura alla testa era diversa. Il sangue nella sclera degli occhi era meno evidente. Sul letto aveva un paio di giornali di carattere locale.
«Ho interrotto la rassegna stampa?»
«Guarda» disse.
La notizia che riguardava il casolare era sulle prime pagine di un quotidiano provinciale. C’erano un paio di fotografie della zona bruciata. Non so chi le avesse fatte. L’articolo diceva che l’atto vandalico era stato causato da ignoti, ma era molto vago e senza un vero approfondimento.
«Lo avrei scritto anch’io un articolo simile» dissi.
«Mi ha telefonato un giornalista stamattina, perché vuole avere dettagli più precisi per i prossimi giorni» disse lui.
«Ti è tornata la memoria?»
«Figurati! Non ricordo assolutamente nulla. Se guardo quella foto mi domando come ho fatto a uscirne vivo. Forse non volevano uccidermi.»
«Ti hanno trovato in mezzo alla strada.»
«Sì, me lo ha detto Loredana.»
«A proposito non c’è?»
«Credo sia uscita a comprare della biancheria per me: è stata qui tutta la notte.»
«Ricordi di avermi visto ieri?»
Sorrise. «Be’ non sono così smemorato! Sei molto gentile a venire. Sei stato molto gentile anche oggi. Ma pensa all’altro problema.»
«Ho fatto un giro con Paolo prima di scendere: è molto bravo quel ragazzo. Mi servono le videocamere però.»
«Sono nella mia taverna, a casa. Pronte da utilizzare. Le avevo preparate per portartele ieri mattina.»
«Hanno detto quando ti dimettono?»
«Forse alla fine della settimana.»
Si girò sul letto. Era solo la testa a dolergli un poco.
«Hai provato ad alzarti?»
«Non ancora!»
Entrò un’infermiera. Mi guardò e arrossì. Disse qualcosa riguardo ai cioccolatini, poi controllò il livello del liquido nel flacone.
«Dieci minuti e ha finito!» esclamò.
«Non ti danno da mangiare?»
«Domani» disse l’infermiera. «Domani termina il periodo di osservazione e, se il medico dirà che è tutto a posto, gli daremo le lasagne al forno.»
«Le lasagne le mangerei anch’io!» esclamai.
«Non hai mangiato?» chiese Dario.
«Non ancora! Ho fatto solo colazione.»
L’infermiera uscì. Presi una sedia e sedetti vicino al letto. Gli spiegai cosa avevo in mente di fare. Magari avrei chiesto a Luca di salire da Treviso. Con Paolo e Luca sarei riuscito a fare tutto senza il suo supporto. Poteva prendersela comoda. Il serpente marrone aveva le ore contate.
«Non hai saputo nulla della persona morsicata domenica?»
«Per ora no!»
Loredana tornò poco dopo. Aveva trascorso la notte dormendo sulla poltrona presente nella stanza. Era uscita per comprare un pigiama, delle lamette e della schiuma da barba. Quando vide i cioccolatini, sorrise e scosse il capo.
«Come se non fosse viziato a sufficienza in questo ospedale» disse. «Ci mancavano i cioccolatini.»
Dario prese la scatola e la studiò. Alzò il pollice della mano destra. «Domani, dopo le lasagne, ci aggiungo un paio di questi… Ora però ho bisogno da fare un riposino.»
Ci furono diverse visite nel pomeriggio. Tornò di nuovo la sorella di Loredana. C’era anche la loro madre. Ci parlai un poco: mi apparve piuttosto scioccata per l’accaduto. Non riusciva a farsene una ragione. Voleva molto bene a Dario. Era contenta che fossi lì a dargli una mano. Mi chiese esattamente cosa facessi. Cercai di spiegarglielo.
Verso le cinque arrivano dei colleghi di Dario. C’era molta confusione nel corridoio. Non pareva neppure di essere nella stanza di un ospedale con tutta quella gente. Un’infermiera venne a riprenderci un paio di volte.
A un certo punto Loredana mi prese da parte. Sua sorella e sua madre stavano per andarsene e lei voleva fermarsi ancora un poco. Mi chiese se potevo portala a casa più tardi. Annuì.
Non giunse più nessuno in seguito. Restammo in ospedale sino alle otto di sera. Non successe nulla di importante. Capimmo che non era necessario adesso fare un’altra notte. Faceva caldo quando uscimmo.
La Strada Regina era piena di traffico e c’era molta gente che tornava dalla giornata trascorsa sul lago. Mi pareva ci fossero molti stranieri e forse sarebbe stato un agosto fortunato. Ci volle più di mezz’ora per arrivare all’imbocco per la superstrada di Lecco. Era quella la strada da prendere.
«Ci fermiamo a cena da qualche parte?» chiesi a un certo punto.
Feci una sciocchezza. Non avrei dovuto. Anche lei fece una sciocchezza accettando, credo. Eravamo entrambi imbarazzati senza capirne il motivo. Non ci dicemmo altro finché non ci fermammo nei pressi del ristorante dove avevo cenato qualche settimana prima.
L’interno del locale era fresco e la signorina ci fece accomodare vicino a una finestra che dava sul fondovalle. Per la scelta dei piatti mi lasciai consigliare da Loredana. Mangiai dei ravioli con il ripieno preparato con ingredienti della zona. Bevemmo un po’ di vino e dopo un poco le cose andarono meglio. Quella sorta di strano imbarazzo era scomparso.
«Riuscirete a catturalo, Manuel?»
«Senz’altro.»
«Non puoi capire quanto sia contenta che Dario sia arrivato a te: era molto preoccupato alla fine della primavera per quello che stava succedendo.»
«Lo capisco. Adesso con un po’ di fortuna riusciremo a prenderlo.»
«Non ce ne sono altri, vero?»
«Non credo.»
Feci per versarle ancora un po’ di vino, ma lei coprì il bicchiere con la mano. «Se ne bevo un altro po’ mi addormento sul tavolo. Ho fatto la notte in bianco. Forse è meglio che andiamo a casa. Ti ho rubato troppo tempo oggi.»
«Vai tranquilla.»
«Non avevi impegni?»
«No!»
«Sicuro?»
«Sì.»
Sorrise. «Sicuro, sicuro, sicuro?»
Mi fermai da lei a prendere le videocamere e altro materiale tecnico: infilai tutto in uno zaino. Poi riportai l’auto nel parcheggio. Scaricai il baule, misi lo zaino sulle spalle e tornai in albergo.
Era quasi mezzanotte.
Presi le chiavi, salutai la ragazza e salii in camera. Mi spogliai, ordinai i vestiti sulla sedia e sistemi le scarpe sul davanzale della finestra, poi chiusi le persiane e mi adagiai sul letto. Spensi la luce.
Mi sentivo strano. Non so cosa mi stesse accadendo. Mi sentivo strano e stupido.
Non volevo fare sciocchezze.
Mi domandai perché non avevo più cercato la ragazza di Lecco. Anche lei non mi aveva cercato. Doveva essere arrabbiata. Magari era partita per le vacanze e quando sarebbe tornata io sarei stato a Treviso. Magari non l’avrei neppure più vista in vita mia. Chiusi gli occhi e cercai di dormire. A Dario era andata bene. Adesso nel letto di un ospedale era curato e riverito. Una volta guarito mi avrebbe aiutato a catturare il serpente marrone. Forse volevo andarmene da questo paese.
Non volevo combinare qualche sciocchezza.
Ripensai alla cena di poche ore prima. Non volevo pensarci ma ci pensavo.
Non volevo fare sciocchezze ma era bello pensarci.
Ripensavo a Loredana e ripensavo a cosa aveva detto. Mi piaceva pensare a cosa aveva detto lei. Credo le fosse piaciuto cenare con me. L’avevo vista stanca e forse adesso stava dormendo nel suo letto. Chissà come dormiva. Le donne erano protettive anche quando dormivano. La immaginavo rannicchiata su sé stessa. Mi pareva di sentire la sua voce lì nella stanza. Mi pareva fosse lì a guardare come dormivo.
Era così che si iniziava a fare sciocchezze.
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"Grazie per la lettura"
Eh la sciocchezza la farà! Che intreccio, questo erpetologo veneto oltre tutti i guai che ha, se ne cerca di nuovi! Non prevedo nulla di buono! Buona giornata Ferruccio
RispondiEliminaQuesto romanzo ha diverse chiavi di lettura. Ma solo alla fine si possono cogliere.
EliminaGrazie Anna per il tuo impegno nel seguirmi
Collegandomi alla risposta che hai dato ad Anna. Posso dire di aver sempre sospettato la presenza di chiavi di lettura diverse.
RispondiEliminaGrazie Ernesto, alla fine farai il conto
EliminaBeh ti rivedo in queste righe,in queste citazioni...
RispondiElimina- Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperto.
(Italo Calvino)
- Quando scrive un romanzo, uno scrittore deve creare persone viventi; persone non personaggi. Un personaggio è una caricatura.
(Ernest Hemingway)
- Uno scrittore dovrebbe sforzarsi di scrivere una cosa in modo tale da farla diventare parte dell’esperienza di coloro che la leggono.
(Ernest Hemingway)
...ed io un po'mi rivedo in queste di righe ... attraverso i miei commenti.
-L’anima è bianca e per mostrarsi deve diventare nera come l’inchiostro. E quando te la vedi lì, nera, la riconosci, la leggi, la guardi, come quando ti guardi allo specchio e poi… e poi la regali.
(Alessandro D’Avenia)
Buona giornata
L.
Grazie Linda, in verità mi sforzo di scrivere in modo più oggettivo possibile. Torno a ribadire che questo romanzo ha diverse chiavi di lettura e soltanto alla fine alcune si notano
EliminaC'è l'effetto immedesimazione!... e la cosa sorprendente è che non sai solo scrivere ...sai leggerti ottimamente.
EliminaSpero si capisca il mio concetto.
Il romanzo lo trovo molto interessante oltre che bello...
L.
Credo che il giorno in cui lo potrai leggere su carta senza andare incontro a interruzioni forzate di darà altri risultati!
EliminaGrazie Linda