domenica 6 ottobre 2019

Il tempo delle castagne

Le giornate di ottobre e di novembre sono per me il tempo delle castagne, o almeno lo erano una volta. Strano che non abbia mai citato il frutto autunnale in un mio racconto o in qualche passo di un mio romanzo. In realtà ne avrei di cose da raccontare attorno alle castagne e non è escluse che un giorno ci passa fare qualcosa... 

Quando ero piccolino, in questo periodo dell'anno, bisognava andare a raccogliere castagne. Allora anche i frutti della terra erano importanti e con essi si poteva anche trasformare una semplice domenica in un domenica speciale. 

Io andavo a raccoglierle con mia madre, con i miei fratelli e con i miei cugini in un appezzamento posto sull'altro pendio della valle. 

Si andava a piedi, naturalmente, subito dopo pranzo, nei giorni feriali, una volta tornati da scuola (che allora era appena cominciata). 

Non mi piaceva. Lo dico sinceramente. Più che altro, però, credo che non mi piacesse il luogo dove andavamo a raccogliere le castagne. Era un posto impervio, ripido, scuro e umido. 

C'erano un paio di baite diroccate e un numero imprecisato di sentieri coperti dalle foglie che salivano e scendevano tra i grossi castagni. Era più simile alla location di un romanzo horror che a un castagneto. A rendere ancora più lugubre il posto, era anche il rumore della centrale idroelettrica situata poco più in basso, sulle rive del torrente. 


Però lì si raccoglievano davvero tante castagne, dopotutto noi bambini facevamo a gara a chi riempiva per primo la propria bora. 

Mi sembra ancora di sentire i ricci sotto i piedi. Castagne che si mangiavano in quattro modo: caldarroste, sbucciate e lessate appena raccolte, lessate con la buccia (si mangiavano facendo uscire il frutto direttamente in bocca), e poi essiccate e cotte in un secondo tempo con le patate (ma questo era un piatto tipico degli anziani di allora). 

Niente alta cucina come ho sperimentato in seguito quando le castagne erano nel piatto da portata assieme alla selvaggina, oppure in una zuppa contadina. 

Be' avete capito, immagino, che ci sono tanti ricordi attorno a esse. La padella con i fori. Il fumo che esce dalla baita. Le castagne nel latte... Le strane castagne che notavo a Milano, vicino alla stazione centrale, negli anni del collegio. 

Ma credo che il più bello sia quello che mi porta agli anni del Servizio di Leva, il periodo del mio giuramento a Pesaro, quando mio papà e mia mamma mi portarono un sacchetto di caldarroste già sbucciate e pronte da mangiare. 

Ha per me un significato profondo questo ricordo, anche se non so spiegarvi il perché a parte il fatto che mai cosa più deliziosa provai


"Grazie per la lettura"

12 commenti:

  1. Bello il tempo delle castagne
    Alessia

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  2. Le ho mangiate in tutti i modi che hai descritto, eccetto sbucciate e lessate. Sempre lessate con la buccia.
    Anche per me le castagne hanno comunque un significato particolare, a cominciare dal fatto che da bambino andavo in vacanza in una località chiamata Castagno (paese di nascita del pittore rinascimentale Andrea del Castagno). Era immersa tra i castagneti, ma poiché ci andavamo tra giungo e luglio, le castagne non erano ancora mature e pronte per essere raccolte.

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    1. Grazie Ivano, c'è sempre molta cultura nei tuoi commenti.

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  3. Anche a me è capitato, soprattutto nel passato, di andare per boschi alla ricerca di castagne. Amo il contatto con la natura: che siano castagne, funghi, asparagi o more, l'importante è andare...

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  4. C'è una grande bellezza nel vivere le stagioni come la natura le propone, con i loro frutti, la loro luce speciale, i colori. Le castagne portano con sé un mondo di impressioni.

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  5. Bellissimo questo post,davvero...

    Hai citato così tanti scrittori portandoli nella tua cucina letteraria domenicale e quasi meritatamente oggi questa cucina porta il tuo nome!

    Amo le castagne e tutti i prodotti della terra ,oggi dovremmo apprezzarli molto di più visto i "geneticamente modificati".

    Buona serata


    L.

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  6. Beh, l'ultimo è forse il ricordo più "tosto" che ti lega alle castagne, e ci sta.
    Qui bisogna aspettare ancora un poco, diciamo dopo la metà del mese.
    Mi ha colpito il ricordo del luogo umido e impervio...

    Moz-

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    1. Si, sembra ieri che mangiavo le "burole" in camerata con le altre spine dopo che i miei erano tornati a casa.
      Il luogo impervio e umido è da locaton per romanzo. Infatti quello che sto postando in questo periodo è ambientato in quelle zone.
      grazie Moz-

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