Basta niente per riportare indietro nel tempo la memoria. Ormai lo sapete bene se seguite il mio blog. Nel mio caso sono sufficienti certi disegni per fare viaggi meravigliosi. Basta il disegno di un strada in discesa, quello con un un cortile e quello con un ragazzino con un pallone. Disegni di Nino di Mei.
Basta niente per ricordare i giochi che si facevano da ragazzino: a cominciare dal pallone, a cominciare dal calcio per essere precisi. Sì, ci sono tanti ricordi con il pallone. Ho citato alcuni aneddoti a parlato anche nel post Un calcio ai libri. Ma da bambino era uno dei giochi più popolari che facevo.
Si tornava da scuola e quando c'era bel tempo prima di fare i compiti si giocava al pallone, per almeno nove mesi all'anno. Si giocava nella piazzetta sotto casa: tanto allora le auto mica passavano come adesso.
I soli problemi che si dovevano evitare consistevano nel non far finire il pallone bell'orto cintato del vicino, nel non far sparire con un calcio troppo ben assestato il pallone nelle selve sotto il paese, oppure nel non bucarlo.
Bucare un pallone era spesso una tragedia per noi bambini, non sempre c'era quello di scorta e capitava di dovere stare anche un paio di giorni senza poter giocare.
Oppure bisognava limitarsi a calciare un pallone sgonfio o peggio ancora irretire il vicino che sebbene non sapesse giocare a palla ne aveva sempre uno (un aspetto che ho trasformato in una di quelle metafore sulla vita che ancora mi accompagnano.)
Era una tragedia anche quando finiva nel cortile o nell'orto di un vicino, specialmente se il pallone schiacciava e danneggiava qualche coltivazione o rompeva un vetro. Cose che non dovevano capitare assolutamente.
Purtroppo però accadevano.
Accadeva anche di perdere il pallone nelle selve sottostanti il paese. Bastava un calcio ben assestato e fuori misura per perderlo per vederlo dapprima rotolare sulle ripide strada vicine alla piazzetta e poi in un nulla scomparivano negli impervi boschi sotto le abitazioni.
Quante ginocchia sbucciate, ossa rotte e teste coperte di lividi ritornano in mente. Ma non c'è dolore ripensandoci adesso. Non c'è nessun dolore.
"Grazie per la lettura"
Eh già, il gioco del pallone era un classico per l'infanzia della nostra generazione. A proposito di "ferite di guerra", io porto ancora ben visibile una cicatrice al ginocchio destro che mi sono procurato giocando al calcio in uno dei tanti prati che circondavano allora la mia abitazione.
RispondiEliminaMi sono rotto un braccio nel giocare a calcio e con il cambio del tempo le sento.
EliminaGrazie Ivano
A me nel cortile sotto casa molti palloni sono stati bucati dagli anziani che volevano fare il riposino pomeridiano oppure se il pallone non finiva nelle loro grinfie provavano a farci i gavettoni per farci smettere.
RispondiEliminaI gavettoni dalla mie parti non sono mai stati di moda. Gli anziani però erano anche da me "terribili"
EliminaGrazie Pirkaf
Giocavo a "Mondo" se sai cosa è
RispondiEliminaAlessia
Grazie Alessia. So com'era
EliminaQuando da ragazzo andavo con gli amici al campetto dell'oratorio, questo si trovava sopra l'asilo. C'era una rete, anche piuttosto alta, ma sai com'è... Si finiva spesso col superarla e il pallone finiva di sotto nell'asilo. Il malcapitato era allora costretto a introdursi nell'asilo, che quando giocavamo era già chiuso. Si doveva scavalcare il cornicione, restare appesi al parapetto a quattro metri da terra, quindi sollevarsi per scavalcare la recinzione e atterrare dall'altra parte. Una volta dentro, per fortuna, c'era il tasto per aprire la porta. C'era poi un tizio che abitava lì nei pressi, che ci odiava a morte perchè se non finiva nell'asilo il pallone finiva sul suo giardino, sulle sue rose, e minacciava continuamente di chiamare i vigili. Il più delle volte ero io a sobbarcarmi l'atto criminoso, all'epoca ero piuttosto agile. E temerario. Credo non ci passasse nemmeno per la testa la pericolosità di quanto facevamo. Sia dal punto di vista di un'eventuale caduta, che di una denuncia.
RispondiEliminaPosso immaginare Marco. Ricordo tutti i cantieri con le case in costruzione. Ci si buttava sulle montagne di sabbia, anche da noi i rischi non erano pochi, ma ci pareva tutto così naturale.
EliminaGrazie