domenica 25 agosto 2019

Cinque posti della letteratura dove mi piacerebbe mangiare

Questa domenica vi segnalo cinque posti della letteratura dove mi piacerebbe mangiare (sarebbero quattro perché in uno ci sono stato ma per esigenza di top five capite che devo metterlo per forza). Ristoranti reali o puramente fantastici dove, quando li ho letti, mi sono immedesimato a mangiare con gli stessi protagonisti della storia. 

- Locanda dello Sfiatatoio in Moby Dick di Herman Melville 
Il vitto tra i più sostanziosi, non soltanto carne e patate, ma anche i gnocchi mi hanno sempre fatto sedere vicino a Ismaele nella pagine di questo romanzo. 

- La locanda di Burguete in Fiesta di Ernest Hemingway 
Mi sembra di essere con l'io narrante Jack Barnes mentre guarda la ragazza portare in tavola una grande zuppiera di minestra calda di verdura e il vino e poi anche una trota fritta e una specie di stufato e per finire una grande ciotola piena di fragole selvatiche. Mi ricorda un poco l'accoglienza e il servizio di certi rifugi alpini odierni. 

- L'osteria del Gambero Rosso in Pinocchio di Carlo Collodi 
Se c'è un'osteria in cui ho avuto davvero fame è quella del Gambero Rosso. Vedo il povero Gatto, che sentendosi gravemente indisposto di stomaco, non può fare altro che limitarsi a mangiare trentacinque triglie con salsa di pomodoro e quattro porzioni di trippa alla parmigiana: e poiché la trippa non gli pare condita abbastanza, per tre volte chiede il burro e il formaggio grattato! Ma vedo anche la volpe che avrebbe spelluzzicato volentieri qualche cosa anche lei: ma siccome il medico le ha ordinato una grandissima dieta, deve contentarsi di una semplice lepre dolce e forte con un leggerissimo contorno di pollastre ingrassate e di galletti di primo canto. Dopo la lepre si fece portare per tornagusto un cibreino di pernici, di starne, di conigli, di ranocchi e d'uva paradisa; e poi non vuole altro. Ha tanta nausea per il cibo, dice lei, che non può accostarsi nulla alla bocca. Quello che ha mangiato meno di tutti non è Pinocchio, sono io. 

- Palude della Guinea in Strade Blu di William Least Heat-Moon 
Questo libro merita un post per conto suo, intanto osserviamo la cameriera che nel giro di pochi minuti torna spingendo un carrello oberato della mia cena: uova al prosciutto, pesce gatto al burro,pesciolini fritti, gamberi fritti, costine di bue alla griglia, pollo fritto, patatine fritte, fiocchi d'avena, una terrina d'insalata mista, un'altra piena di limoni, una brocca di tè ghiacciato, una caraffa di ghiaccio e un'intera pagnottona di pane bianco sigillata dal produttore. La tavola è stracolma... 

- Harry's Bar in L’angolo dell'Harry's Bar di Giuseppe Cipriani. Il solo posto io sono andato e avrei potuto sbizzarrirmi anch'io, per dirla alla Cipriani con dei menù pieni di nomi esotici, che di solito nascondono, con qualche desinenza ostrogota, dei piatti scadenti. Non era affatto il caso. Accanto agli gnocchi alla parigina, scelsi tra gli altri piatti, dei poveri e cari spaghetti all’amatriciana, di quelli che pure la regina avevo scelto subito, con entusiasmo. 


"Grazie per la lettura"

4 commenti:

  1. Una bella scorpacciata!

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  2. Voto per la Locanda dello Sfiatatoio di Moby Dick, un po' perché non conosco gli altri, un po' perché ho un debole per i locali di quel genere.

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    Risposte
    1. Si mangia che è una meraviglia, parola di "Ismaele"

      Grazie Grazia

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