martedì 9 luglio 2019

L'insostenibile leggerezza del politicamente corretto

Tra le cose che ultimamente mi danno molto fastidio, anche in diversi siti e blog e in cui mi capita di finire, c'è quell'insostenibile leggerezza del politicamente corretto che caratterizza gli articoli e le interazioni che si sviluppano. Leggerezza ancora più visibile in social come twitter e facebook: un qualcosa che ormai faccio fatica a digerire e ad accettare. 

Credo che il mio lavoro più bello sarò quello in cui non ci sarà da parte mia nessun tipo di censura di pensiero. Lo so che non è facile, ma più passa il tempo più mi rendo conto che per essere una persona di valore e uno scrittore di valore non si possa marciare per tutta la vita seguendo i dettami di qualcuno che sta sopra, oppure interagendo con gli altri con la paura di offenderli con una parola sbagliata soltanto perché si sa che la pensano diversamente. 

Insomma quando si ha a che fare con un idiota bisognerebbe avere il coraggio di dirglielo

Bisognerebbe imparare a dirglielo senza essere maleducati, ma bisognerebbe dirglielo. Il rischio, a non farlo, è quello di trovarsi a essere un idiota a sua volta e quindi essere trattati da idioti. 

Quando si ha a che fare con delle persone ipocrite bisognerebbe avere il buon senso e il coraggio di sbatterglielo in faccia. 

Bisognerebbe sbatterglielo in faccia senza essere maleducati, ma bisognerebbe sbatterglielo in faccia. Il rischio è quello di trovarsi a essere degli ipocriti a sua volta. 

Quando si hanno le idee chiare riguardo a un argomento non bisognerebbe farsi remore nell'esporle anche se un'esposizione potrebbe urtare la sensibilità di qualche lettore. 

Purtroppo non è semplice. 

A volte, quando si colgono situazioni che possono urtare si è portati addirittura a cambiare aria per evitare che nascano situazioni spiacevoli, ma se certe situazioni non si affrontano il pensiero si atrofizza e non serve assolutamente a nulla. Poco alla volta credo che la situazione cambierà. 

Siamo giunti a un punto di non ritorno a causa della strumentalizzazione che ne sta facendo la politica in questa ottica, e mi rendo conto che non va affatto bene. 

Non sarà facile ma credo sia un dovere il cercare di mettere nel nostro pensiero il giusto significato senza bisogno di correggerlo con termini ambigui. 

Non mi ha mai offeso la sincerità, 
al contrario 
l'ipocrisia mi ha fatto sentire un verme molte volte. 

«Per essere in grado di pensare, devi correre il rischio di essere offensivo.» 
Jordan Peterson durante un'intervista con la giornalista Cathy Newman su Channel 4 

"Grazie per la lettura"

16 commenti:

  1. Bel post con cui mi trovo in accordo. Ma come si fa a trovare il coraggio? Io ho provato a dire ad una persona che reputavo intelligente, visto che è una maestra, che non accettavo i suoi commenti do ut does. Questa, come risposta, mi ha ha sputtanata pubblicamente con un post. Eppure non sono stata maleducata...
    Buongiorno per tutto il giorno.

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    1. Quando si hanno e si gestiscono spazi "pubblici" è facile trovarsi a vivere situazioni di quel genere. Non bisogna prendersela. In fondo avere coraggio è una questione di allenamento, si impara volta per volta. Grazie Maria

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  2. Non è facile trovare l'equilibrio in questo senso

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  3. A questa menata del "politicamente corretto" mi sento di rispondere con una volgarità (che spero non incappi nel censurometro automatico di Blogger): vada a fottersi. Va detto che qui in Italia il problema è meno grave che nei paesi anglosassoni, dove ogni singola parola risulta offensiva per qualcuno e incorre quindi in censure.

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  4. Censure di pensiero credo di essermene fatte, se non proprio nessuna, sempre molto poche. Sul momento si paga il prezzo, ma credo che alla lunga, tirando le somme, il conto risulti più salato per chi se le fa.

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    1. Sono in linea con te, anche se a volte tendo a essere diplomatico e questo può essere una specie di censura del pensiero
      Grazie Ivano

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  5. Twitter ultimamente rigurgita moralisti a non finire. C'era più libertà di parola 30 anni fa che adesso.
    Senza contare questo nuovo vizietto di denunciare chiunque sui social, specialmente se qualcuno attacca qualche politico.

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  6. Cercare modi per rispettare la propria verità - o la Verità - senza dare fastidio a nessuno è faticoso, e forse poco utile. Chiamarsi fuori da questi comportamenti è difficilissimo, e non sempre per ipocrisia, secondo me, ma per rispetto nei confronti delle persone. Se però rispetti le persone e la verità va a quel paese, chi se ne giova? Un bel dilemma.

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    1. La vedo così, rispettare le persone per essere trattato male a cosa serve?
      Grazie Grazia

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  7. Temo di non avere il tuo stesso approccio: ne ho incontrati di fuffaroli, trollatori e sciocchi sulla rete, ma non mi è mai sembrato il caso di insistere con loro. Ho sempre preferito cambiare aria e vivermela in pace.
    E non mi trovi d'accordo sul discorso che fai sopra: le persone cambiano se desiderano cambiare.
    Una volta che hai fatto presente come si stanno comportando, non solo se ne fregano, ma sono persino capaci di dire che sei tu il problema.
    Non stiamo parlando di persone che inizierebbero un percorso di analisi volto all'automiglioramento. Anzi a volte settimane, mesi dopo, iniziano ad arrivarti continue frecciatine.

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    1. Mi rendo conto di quanto sia difficile cambiare e temo che con il primo approccio non cambiano (cosa che ho fatto spesso anch'io: il cambiare aria e vivere in pace). Ci sono inoltre un sacco di condizionamenti a monte che suffragano quello che affermi in seguito ma dipende sempre anche da come ti identifichi. Le persone di valore sono disposte a cambiare, chi si accontenta di piccoli vantaggi offerti dal branco no. su questo siamo d'accordo

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    2. Purtroppo hai centrato il punto. La persona valida magari sul momento si arrabbia, poi ci pensa su e potrebbe iniziare a rivalutare la cosa. Molti invece la vedono in formato numerico: ne ho di follower, se non ti piace, aria. Oppure gioca col fare cricca, con lo stare con chi ha i numeri dalla sua parte. Quelli meglio lasciar perdere.

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    3. Un grande limite dei nostri tempi...
      Grazie Marco

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