C'è sempre un virgola fuori posto, un avverbio di troppo, una scena che potrebbe venire meglio. Ci sono dettagli nella correzione che ti portano avanti all'infinito se ti fai prendere la mano. Insomma la descrizione e lo stato dell'arte del mio romanzo Il male tra gli ontani, ogni anno, più o meno in questo periodo, si presenta con il conto. Devo chiuderlo una volta per tutte. Vi metto tre brani del romanzo, brani già presenti in altri post del mio blog e il link alla sinossi vera e propria.
Che dite lo posto a puntate come ho fatto con altri miei lavori?
L'incipit:
Durante le rassegne mi divertivo un mondo a intimidire i bambini che visitavano il mio stand. Li irretivo con le storie sui serpenti che avevo in mostra. Non immaginate che piacere provavo nel vederli farsela addosso per il terrore. Anche quella volta, in fiera a Milano, nel corso di un’edizione di Reptilia, non avevo intenzione di comportarmi diversamente.
Allora esponevo una Vipera del Gabon e aspettavo un ragazzino a cui turbare i sogni con ansia. Il guaio è che di bambini non ce n’erano. Non sapevo per quale motivo, ma in giro non se ne scorgevano affatto. Pensai perfino che fosse dovuto a un limite d’età imposto davanti alla biglietteria. Pareva ci fosse solo gente del settore e non è che la situazione mi rendesse in verità felice. Insomma, già avevo attrezzato una piazzola controvoglia, obbligato dai vincoli professionali con una società tedesca con la quale collaboravo più che da un reale interesse, se ora mi toglievano anche questo piccolo e innocuo passatempo, a cui spesso mi attaccavo, c’era poco di cui gioire.
Infatti, il primo giorno fu una vera noia.
Ebbi solo una visita e vi giuro…
Avvelenamenti:
«Una volta» confidai, «ho rischiato la pelle per l’intossicazione di un Aspide.»
«Dici sul serio?»
«Avevo nove anni, ero un ragazzino e puoi farti un’idea di ciò che ho passato.»
«Dove?»
Arrotolai la manica della camicia sino al gomito del braccio destro e gli mostrai il punto esatto dove si erano conficcati i denti veleniferi. Non erano rimasti segni eppure ricordavo bene il punto sulla pelle dove mi aveva azzannato la vipera.
«Sono stato piuttosto male» raccontai. «Mi aveva iniettato parecchio veleno e fui colto dal panico. Iniziai a correre e naturalmente peggiorai le cose. Mi trovarono due ore dopo, nel bosco, fuori di testa come un melone. Non potrò mai scordare il mal di stomaco e il dolore che ebbi agli occhi la notte successiva. Rimasi in ospedale più di una settimana. Da allora sono un po’ matto ma è nata pure la mia passione. Comunque, adesso, so che non bisogna mai perdere la calma.»
Insonnia:
Pensai che potevo farmi uno studio sui serpenti a sonagli. Li vedevo davanti nella mente e dedussi che avrei potuto scriverci sopra un libro. Avrei voluto averci a che fare adesso nella notte al buio. Sentivo il tintinnio dei loro sonagli e pensai ai bei nomi altisonanti che possedevano. Mi ricordai del Crotalus atrox. Forse suonava meglio in inglese: Western Diamondback Rattlesnake. Poi pensai che il Crotalus Lepidus era migliore ma non sapevo dove viveva. Avevo letto da qualche parte che viveva sulle Montagne Rocciose, ma non ero sicuro. Il più simpatico era il Santa Catalina, ma forse era solo un bel nome da dare a una gatta. Ricordai che in America c’era pure il Mocassino Testa di Rame; il suo nome scientifico ricordava un’astronave: Agkistrodon contortrix, perfetto, ma nel suo caso non si trattava di un serpente a sonagli. A ogni buon conto erano come le vipere. Appartenevano alla stessa famiglia ed erano i più efficienti e letali serpenti della terra. Milioni di anni di evoluzione li avevano resi macchine straordinarie. Lo sapevo bene e pure le vere vipere avevano una denominazione scientifica straordinaria. Eccome. Pensa alla Bitis arietans. Oppure pensa alla Daboia russelli. Solo il nome diceva tutto. Non ne avevo mai toccate comunque. Dovevo andare in India se volevo toccare una vipera di Russell. Sapevo che faceva parte dei Big Four. Sapevo che in India c'erano anche i Cobra. I Cobra facevano parte dei Big Four e pensai che sembrava quasi il nome di un complesso musicale. Poi pensai che non mi attraevano troppo i Cobra sebbene pure loro avessero dei nomi scientifici accattivanti: Naja naja o Naja nivea, come una danza e danza e dondola in questa notte che non dormi amico...
"Grazie per la lettura"
Quando sarà pubblicato lo leggerò volentieri
RispondiEliminaAlessia
Va bene Alessia, grazie
EliminaIo lo posteri a puntate, crea attesa, voglia di leggere il seguito, ecc. Certo questa tua passione dei serpenti, se posso dirtelo è proprio strana! Io negli Stati Uniti ho mangiato il serpente a sonagli, era anche buono! Almeno non era un hamburger! Un saluto Ferruccio!
RispondiEliminaLo so che è buono il serpente a sonagli, grazie!
EliminaPostalo a puntate Ferruccio
RispondiEliminaSto quasi cedendo, Ernesto
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