domenica 21 luglio 2019

Elogio al formaggio

Nino di Mei
Mi piace pensare che Elio Vittorini abbia apprezzato il formaggio come lo apprezzo io. Mi è bastato leggere un frammento di una sua opera infatti per inventarmi questo post con il mio Elogio al formaggio. Dopo l'Elogio della pasta, l'Elogio del pomodoro e l'Elogio alla torta di mele non poteva manca anche questo... 

Nel post I formaggi di Italo Calvino, si capisce molto bene qual è il mio rapporto con i formaggi: con i vari tipi di formaggi. Potete limitarvi a fare un passo indietro e fermarvi, ma credo sia necessario da parte mia farci partecipi veramente di che rapporto ho ora con essi. 

Credo sia uno di quegli alimenti di cui non posso fare senza. Forse è per questo che oggi c'è questo elogio. Forse perché nel periodo estivo mi capita più di frequente di mangiare e gustare formaggi prodotti in malghe a pochi chilometri da casa mia, o forse il tutto lo devo a quella frase finale presente nel brano che ho aggiunto dello scrittore e traduttore Elio Vittorini. 

Certo per lui sono i formaggi siciliani, per me sono i formaggi delle mie parti. Ricotta fresca di malga, salata o meno che sia, e bitto prima di tutto. Mi sembra di mangiare l'una e l'altro mentre ci penso. 

Mi sembra di mangiare la ricotta fresca di malga con l'uva: uva bianca o nera che sia. Mi pare di salire su alla malga. Mi sembra di vedere le mucche al pascolo. 


Nino di Mei
Oppure penso al bitto e al suo profumo e al suo aroma e al suo gusto pastoso di erbe e latte che si sposa con a meraviglia con la mostarda di Cremona. 

Insomma spero che non vi disturbi questo spuntino letterario di elogio al formaggio. 

Oggi è andata così. Se anche per Elio Vittorini, quello della sua terra era così importante immagino che mi possiate capire. 

Avevo comprato a Villa San Giovanni qualcosa da mangiare, pane e formaggio, e mangiavo sul ponte, pane, aria cruda, formaggio, con gusto e appetito perché riconoscevo antichi sapori delle mie montagne, e persino odori, mandrie di capre, fumo di assenzio, in quel formaggio. I piccoli siciliani, curvi con le spalle nel vento e le mani in tasca, mi guardavano mangiare, erano scuri in faccia, ma soavi, con barba da quattro giorni, operai, braccianti dei giardini di aranci, ferrovieri con i cappelli grigi a filetto rosso della squadra lavori. E io, mangiando, sorridevo loro e loro mi guardavano senza sorridere. 
«Non c’è formaggio come il nostro» io dissi. 
Elio vittorini - Conversazione in Sicilia 


"Grazie per la lettura"

2 commenti:

  1. Avrai quindi avuto occasione di assistere al processo di lavorazione del latte in formaggi e derivati nel modo più tradizionale!


    In un certo senso anche questi post domenicali rappresentano un processo di lavorazione simile... sfruttando la modernità dei tempi e trasformando il prodotto (cultura)in derivati (post)...poi arrivano i degustatori:-)

    Il formaggio che citi,il bitto l'ho assaggiato proprio dalle tue parti sui "pizzoccheri"

    Buona domenica


    L.

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    Risposte
    1. Quando ero piccolino la mia nonna lo preparava il formaggio, in latterie simili a quella del disegno.
      Il bitto nei pizzoccheri è la fine del mondo.
      Grazie Linda

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