domenica 30 giugno 2019

Una storia da gourmet letterario

Tra l'inizio degli anni novanta e fino ad arrivare al duemila e dieci, per circa vent'anni insomma, ho frequentato in lungo e in largo ristoranti e trattorie di ogni genere. In ogni posto in cui capitavo, per lavoro o per diletto, cercavo di farmi consigliare il posto dove si mangiava meglio. Me lo segnavo e quando potevo mi allargavo con gli amici, suggerendogli locali di ogni genere, ma anche loro facevano lo stesso. Questa è una storia da gourmet letterario

Da quando sono diventato completamente astemio, più o meno cinque anni fa, ho smesso anche di andare alla ricerca di ristoranti eccelsi e trattorie tipiche in maniera spasmodica. Non trovo più la necessità di andare a mangiare un brasato d'asino e neppure quello di andare a divorare lumache. 

Non mi interessa più o forse non ne ho più bisogno. 

Ora ho imparato la differenza tra nutrirmi e abbuffarmi di superfluo. Un qualcosa che ho trasferito anche negli altri aspetti della vita. 

Una favolosa macedonia di frutta è in grado si sostituire una cena con eleganza, senza strafare. 

Così come una michetta con bologna appena affettata o una mozzarella di qualità con dei pomodori di qualità che diventano una caprese strepitosa quando non si ha bisogno di nessuna altra cosa. 

Quando, sopratutto, non si ha bisogno di esagerare... 

Però ricordo bene quando trovavo un posto particolare ed eccellente e di come ne parlavo con gli amici quando bisognava scegliere di andare a pranzo o a cena fuori. 

Ricordo come mi segnavo e mi mettevo in tasca i biglietti da visita di un posto che mi era stato indicato quando andavo a mangiare in giro per il mondo. 

Molti li ho ancora adesso. 

In questo modo è nato il racconto "Un posto da gourmet". Un'altra delle satire che la vita mi ha suggerito. Ho posto l'incipit in un altro articolo pubblicato questa settimana, perciò oggi aggiungo alcune parti intermedie del racconto legate alla cibo. 

Ovviamente con il link che porta al racconto completo... 

A casa, per pranzo, non mangiai quasi nulla. Me la cavai con un paio di pesche. Poi trascorsi il resto del pomeriggio pensando a come vestirmi per fare scena. Era parecchio tempo che non facevamo un’uscita simile ed ero assai fiducioso sulla serata che si prospettava... 
Ferruccio Gianola - Un posto da gourmet

Anche la cucina doveva essere squisita perché girava un profumo che inebriava. Però non c’era una carta sulla quale erano elencati i piatti da scegliere. Bisognava accettare le proposte della casa, volta per volta. Era una delle caratteristiche del locale... 
Ferruccio Gianola - Un posto da gourmet 


"Grazie per la lettura"

8 commenti:

  1. Racconto curioso e come al solito scritto bene
    Alessia

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  2. Mi ritrovo molto in questo racconto, anch'io pur essendo veneta sono diventata "astemia" e l'abbuffata non mi è mai interessata, ma i ristoranti si. Adesso guardo altre cose, e cerco di alimentarmi bene! Molto interessante, come sempre Ferruccio! Buona Domenica!

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  3. Un ottimo esempio il tuo di come si mangia per vivere. Soprattutto per vivere bene e diciamo anche in salute. Complimenti. Buona serata domenicale

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  4. "Ora ho imparato la differenza tra nutrirmi e abbuffarmi di superfluo".


    Molto profondo questo concetto che ancora fa fatica ad entrare nelle persone
    come sana cultura!

    Rileggero' i tuoi racconti ancora...

    L.

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    Risposte
    1. Una metafora culturale prendendo spunto dal cibo: forse spiega anche il perché ho questa rubrica domenicale
      Grazie Linda

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