Se dovessi dare dei consigli a uno scrittore alle prime armi gli direi di leggere e poi gli suggerirei di scrivere e poi gli consiglierei di scrivere i libri che vorrebbe leggere. Gli direi di non preoccuparsi di generi e di mode e cose simili. Gli direi di non pensare a miti o a best selleristi.
Gli direi di pensare a scrivere solo a quello che lui vorrebbe leggere. I grandi scrittori non si fanno tanti problemi, scrivono ciò che vogliono leggere. Lo faceva Hemingway. Lo faceva Dostoevskij. Lo faceva Fitzgerald.
E lo faccio anch'io. Le storie raccontate nei miei racconti e nei miei romanzi, non possono avere uno sviluppo diverso. Perché scrivo le storie che voglio leggere.
I miei personaggi so come sono oppure li conosco man mano che sviluppo un racconto: perché scrivo le storie che voglio leggere. Non invento nulla di particolare.
Anche sul blog io scrivo quello che voglio leggere.
Mi piace rileggere cose che ho scritto anni fa e scoprire che era ciò che volevo raccontare. Credo sia così dai primi istanti. Lo scritto deve piacere a me prima degli altri. Se passa questo passaggio vuol dire che gli altri lo possono leggere.
Il mio stile è questo. La mia narrativa è questa. I miei post sono questi. Sono cose che una volta scritte io voglio leggere. Finché avrà questo tipo di motivazione non smetterò mai di scrivere. Non mi stancherò mai di leggere ciò che scrivo. Perché quello che scrivo è soltanto ciò che voglio leggere.
Non scrivo per far piacere a Tizio e neppure per simpatizzare per Caio e tanto meno per Sempronio: quello che scrivo è soltanto ciò che voglio leggere. Lo so sembra quasi un mantra, e forse lo è ma quello che scrivo è soltanto ciò che voglio leggere.
Poi se a qualcuno non piace quello che scrivo e non riesce a leggermi, be' è un'altra questione o forse è soltanto l'eccezione che conferma la regola.
Io leggo quello che vorrei scrivere, perché non posso definirmi scrittore; poi ci metto del mio, scrivendo, ma è scontato che mi piacerebbe (ri)leggerlo. Meno scontato è constatare come a distanza di anni, invece, mi rileggo con occhi nuovi, oppure è semplicemente cambiato il modo di scrivere, di approcciarsi. di osservare, di riassumere. E ci mancherebbe.
RispondiEliminaMa è come rileggere un vecchio amico, un dna indissolubilmente legato al me che scrive, e legge, ora.
I meravigliosi effetti delle scrittura
EliminaGrazie Franco!
Concordo in pieno. Anche se poi la limitatella editoria italiana ragiona esattamente al contrario: se vuoi farli contenti DEVI seguire le mode. (Ma a me non frega un cazzo di farli contenti... .D)
RispondiEliminaE lo stesso vale per me!
EliminaGrazie Zio Scriba
Gli scrittori da "best seller" scrivono quello che le ricerche di mercato hanno stabilito sia ciò che i lettori vogliono leggere. Gli scrittori veri, invece, scrivono per sé stessi. L'autore da "best seller" ne fa un dramma quando qualcuno dei suoi libri non vende; l'autore vero invece la prende con filosofia e dice "Vabbe', piaceva a me e l'ho scritto lo stesso". Poi, l'autore da "best seller" diventa ricco e quello che scrive per il proprio puro piacere invece deve vivere di qualcos'altro, ma questo è il mercato moderno...
RispondiEliminaMa ogni tanto un vero scrittore trionfa o illudiamoci che sia così...
EliminaGrazie Michele
E' sempre stata anche la mia filosofia quella che hai enunciato qui, Ferruccio.
RispondiEliminaP.S. Ti avviso che stamani ho commentato una decina di tuoi post passati che mie ero perso. Mi sono fermato quando ho raggiunto un certo grado di cottura ;-D Attualmente è il solo modo che ho di fare blogging, quello di recuperare il più possibile di post arretrati nel momento in cui ne pubblico un mio nuovo, così da dedicare al blogging non più di una settimana al mese.
Ho visto. Be' ti ringrazio molto
EliminaCredo che sia quello che più o meno consapevolmente fanno molti di quelli che scrivono, però a volte si scrive per l'urgenza di esprimersi, con la speranza che qualcuno colga il messaggio. A volte si scrive proprio nel tentativo di trasmettere un messaggio: giusto per non essere troppo autocentrati. Dobbiamo trovare in noi stessi la motivazione e non dipendere dagli altri, ma essere attenti solo a se stessi, ci priva dell'arricchimento offerto dalla esperienza di altre persone: si rischia di impoverirsi ed inaridire anche l'ispirazione.
RispondiEliminaL'occhio dello scrittore vede sempre gli altri :-)
EliminaGrazie Sfinge
Certamente, un libro per il suo autore rimane sempre una cara creatura. Lo è per ogni libro che ho scritto e poi ho il piacere di leggere (rileggere) con l'emozione di una cosa nuova.
RispondiEliminaBuone letture per tutti noi!
Verissimo Emanuele, grazie
EliminaScrivere libri che si vogliono leggere o viceversa,leggere libri che si vogliono scrivere... sarà forse una necessità umana dettata dal bisogno di entrare in contatto con se stessi?
RispondiEliminaPotrei leggere un intero racconto ,un intero libro alla ricerca di quella affinità...forse la stessa che affiora in chi scrive e poi si rilegge riconoscendo la sua stessa di affinità!
Ma la differenza qual'è? Il primo sogna mentre legge e idealizza,il secondo scrive il suo sogno e lo concretizza!
Se mi permetti vorrei salutare oltre te anche Nick.Buonaserata e grazie.
L.
Probabilmente un fattore insegue l'altro, anche se io tendo a scrivere le cose che voglio leggere... Grazie
EliminaNick?
La tua bella tendenza in un certo periodo pensavo appartenesse anche me che non sono scrittrice...non saprei mi abbandono alle percezioni nel leggere e nello scrivere...probabilmente hai ragione un fattore insegue l'altro.
EliminaScusami... Nick è Zio Scriba.
L.
aha già Nicola
EliminaL'ho sempre pensato anch'io: "scrivo le storie che vorrei leggere". Siccome mi piacciono diversi generi e diversi stili, finisco con lo scrivere un po' di tutto.
RispondiEliminaSe ti piace, fai bene!
EliminaMerci Grazia!