Man mano che passa il tempo, come scrittore, mi sento in dovere di documentare tutto ciò che è in grado di stimolare la mia riflessione o anche solo la mia curiosità su determinate tematiche.
Ora l'uso della rete e gli aspetti sociali e psicologici che la investono hanno una vasta eco nella mia mente e non è escluso che prima o poi possa redigere un saggio, visto che ho da parte già un bel po' di materiale.
La questione mi affascina anche perché la mia esistenza è contraddistinta dal legame con il mondo delle nuove tecnologie e della rete.
Ho cominciato a lavorare nel campo dell'informatica dalla metà degli anni ottanta. Uso internet dal 1994. Ho un'indirizzo email da quel periodo. Ho creato siti e quant'altro. Ho preparato persone all'uso del web. Ho insegnato a molte persone a crearsi un blog. Ho aiutato persone a creare pagine su facebook o da altre parti utili per la loro professione.
Ma non sono un malato di rete e so cosa è un funerale o una festa di battesimo.
Non uso internet sul cellulare proprio per poter sentire il mio respiro dopo le sette, otto di sera. Ma non faccio nessuna distinzione di vita. Non criminalizzo chi posta i piatti di pasta su facebook e se sta delle ore sui social.
Non mi sono mai scimmiato con i video giochi, ma già dal duemila spiegavo ai miei alunni e alla mie alunne che nel giro di qualche decennio saremmo andati in giro in una bolla virtuale creata da un telefono.
E così è stato ed è sotto gli occhi di tutti. Perciò monto su tutte le furie quando si parla di vita vera e vita reale, completamente separata dal mondo virtuale.
Non è vita vera stare con gli occhi sul cellulare nella sala di aspetto del pronto soccorso di ospedale mentre arriva il nostro turno per la visita?
È vita vera passare tre quarti dell'esistenza come uno schiavo in un ufficio anonimo o in un officina in mezzo alla polvere?
È vita vera assistere a un evento sportivo in maniera passiva?
È vita vera spettegolare al supermercato per vincere la noia?
È vita vera ubriacarsi in un bar o in un locale alla moda?
È vita vera passare una domenica intera di festa a mangiare e ad abbuffasi per stare male il giorno dopo?
È vita vera parlare con un cane come se fosse una persona?
È vita vera giocare con un gatto (a proposito io ho scritto un romanzo)?
Non è vita vera il mondo virtuale quando il 99 per cento delle informazioni che ci servono per campare le prendiamo da esso?
Se non è vita vera perché continuano a "frequentarla"?
La sensazione è che chi giudica vita non vera quella che si sviluppa sul web lo fa soltanto per una grande ignoranza sulla complessità e sulla penetrazione che le nuove tecnologie hanno sulla globalità della nostra vita.
"Grazie per la lettura"
Questo post mi ha fatto tornare alla mente una sua intervista a Dario Massi e in una risposta dello stesso Massi ho trovato anche quella più plausibile per questo post "provocatorio" .
RispondiElimina*La vita vera è il risultato dei nostri obiettivi e della nostra cultura ,se saranno nobili e di buon senso anche la tecnologia avrà i suoi pregi e se così non fosse diverrà nemica di libertà e dignità!
La vita vera è la nostra autenticità qui dentro come fuori ...se così non è chiediamoci perché abbiamo bisogno di "apparire" o di una nuova cultura della visibilità!
Buona serata!
L.
Provocatorio ma solo fino a un certo punto. Occorre più criterio nel valutare le cose per conto mio.
EliminaGrazie L.
Forse le persone che parlano della cosiddetta vita vera sono quelle che su Internet si limitano a postare foto di gattini e a insultare sconosciuti che non la pensano come loro.
RispondiEliminaIn questo momento pollice verso - verso questo tipo di soggetti
EliminaCielo, mo mi sono beccata dell'ignorante. Un blogger mi diede dell'allocca perché mi guardo Montalbano, adesso tu con l'ignorante in materia. Non c'è due senza il tre. Avanti il prossimo o la prossima. 😂😂😂 Meno male che io non mi offendo più, proprio perché sono consapevole che è virtuale ossia effimero, basta un click che tutto sparisce. Splinder e Google plus insegnano. Il reale invece rimane, con le sue problematiche, le sue gioie, i suoi dolori, i suoi abbracci, la sua quotidianità. A meno che uno non muoia, ma questa è un'altra storia. Scusami se ti ho deluso. Cercherò di rimediare. Abbraccio siempre
RispondiElimina"proprio perché sono consapevole che è virtuale ossia effimero, basta un click che tutto sparisce"
EliminaIo esisto
Non mi delude nessuno, ma sono due cose che non si possono distinguere. Io sono reale, come lo sei tu. Quello che stiamo facendo è vita. Altrimenti stiamo fingendo...
Beh se la metti su questo piano ti dò ragione. Però la chiusura di Splinder e Google plus con la conseguente perdita di persone che reputavo valide, mi ha fatto capire che i rapporti virtuali sono fragili, basta un clic e puf si sparisce. Forse, fingevano, come dici tu. Mah, sinceramente sono dubbiosa
EliminaI rapporti che si creano in rete non sono diversi da quelli che si creano al bar, parlando terra a terra. Non sono diversi dalle persone che si conoscono in vacanza e poi si perdono. Dipende da qual è il nostro spirito e da qual è la motivazione che ci spinge a usare determinati supporti. Io non ci trovo nessuna differenza come ben si capisce da questo post, ma io sono molto esigente con me stesso!
EliminaGrazie
Più che di vita "vera" o "falsa" si può parlare di una vita vissuta bene o male. "Scimmiarsi" sul web passandoci le giornate, scattandosi "selfie" (che schifo di termine) dall'istante in cui ci si sveglia a quando si va a dormire, pubblicando o condividendo emerite stronzate (anche razziste, già) sui socialcosi, corcando le loro pagine di contenuti uno più stupido dell'altro, perdendo il senno dietro a giochini idioti sul dumbphone (no, non è "smart" proprio per niente), ecco, questo io lo chiamo vivere male. Quella roba fa parte della realtà, sì: una realtà costruita ad arte da chi ci lucra sopra - e anche i guadagni di questa gente sono tutto meno che virtuali, purtroppo.
RispondiEliminaSono d'accordo, ma in ogni caso è un aspetto della natura di certe persone. Per gli affari, poi non si guarda in faccia nessuno
EliminaGrazi Arkom
Sono d'accordo con te. Sono distinzioni fatte senza riflettere, a meno che chi le usa non intenda che parlarsi online è diverso dal parlarsi di persona... ma allora non è una grande scoperta. Sono tipi di comunicazione diversi, ognuno con le proprie caratteristiche.
RispondiEliminaMerci Grazia, io vado in bestia ogni volta che sento: "Eh ma io ho la vita reale" :-(
EliminaLa realtà è che hanno "l'ignoranza" di non sapere di cosa stanno parlando
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