----- Capitolo Venticinque -----
Tra i ricordi più balordi della mia vita con Marco e Lisa c’è quello che riguarda la faccenda del collarino. È una storia comica se uno la visualizza davanti agli occhi e la osserva con noncuranza. Ovvero, a me fa ridere se la riporto alla memoria adesso. Allora no: la presi male.
La vigilia di Natale del mio quarto anno di vita mi regalarono un collarino nero con la fibbia dorata che stringeva il collo. Lo tolsero da un pacchettino di carta rossa. Erano talmente eccitati per questo omaggio e dal desiderio di abbellirmi l’aspetto che non ebbero neppure il buon gusto di aspettare il mattino successivo: il giorno di Natale.
Lo tenni soltanto due minuti e non per un semplice dispetto. Mi dava un fastidio immondo, se lo posso dire con franchezza. Feci tutto il possibile per levarmelo di dosso. Mi sdraiai in terra e cercai di fare forza con le zampe.
Per fortuna Marco capì di avere fatto una sciocchezza a portare in casa una simile fesseria.
«Non gli piace» disse e me lo staccò. Lo posò sopra un mobile in salotto dapprima, ma nei giorni successivi finì nel cesto delle cose da buttar via.
Insomma è come se a un essere umano regalassero un cappio e lo invitassero a portarlo.
La gente ha un bel dire che gli animali si abituano. Non ha mica senso stare in giro tutta la giornata con un collarino al collo.
Per me non aveva senso neppure l'esistenza di un certo tipo di negozi di animali. Avrebbero dovuto chiudere.
Non so cosa ci fosse di bello nell'entrare in un luogo dove c'erano in mostra gatti, cani, canarini, criceti, colombi, conigli, iguana, camaleonti e pesci rossi in mezzo a un sacco di cianfrusaglie. Cappotti per gattini. Impermeabili per cagnolini. Berretti per pappagalli. Sonagli strani per animali, teche per serpenti e poi giocattoli e un milione di altre sciocchezze neanche fossimo mocciosi.
Certo io non dovrei avere neanche il coraggio di dirle certe cose, perché ero trattato meglio di un bambino, ma gli esseri umani dovrebbero capire che gli animali non sono giocattoli e non ci tengono affatto a essere dei giocattoli.
In ogni caso mi è impossibile dimenticare quel collarino perché, oltre al paragone con il cappio, è legato il ricordo di ciò che combinai la notte stessa, quando pensai di avere delle facoltà umane.
Ero stato a zonzo per il quartiere. Adesso, benché fosse dicembre non faceva freddo ed ero rientrato a casa nel momento in cui la gente tornava dalla Messa di mezzanotte. Di solito era quasi impossibile trovare il portone principale aperto a quell’ora, non così quella volta, tanto che riuscii a infilarmi di nascosto nella tromba delle scale.
Non mi andava però di dormire sullo zerbino. Avevo fame e volevo entrare da Marco e Lisa. Avevo scoperto che gli esseri umani per aprire le porte azionavano con un movimento verso il basso le maniglie, così cercai di farlo anch’io. Presi la rincorsa sulle scale e balzai sulla porta alzando le zampe anteriori verso la maniglia facendola muovere.
Provai quattro volte, provocando un rumore sordo, senza fortuna. Causai un bel finimondo e alla fine si accese la luce sulle scale e mi fermai.
Quando si spense, aspettai alcuni istanti prima di riprovare e alla fine la porta si aprì.
Pensai di essere un mago ma dall’altra parte trovai Marco.
Mi guardò sconcertato. «Tu non sei un gatto» disse, poi iniziò a ridere. «Sei… sei Babbo Natale… Lisa» urlò.
Ma prima che lei arrivasse sgattaiolai in casa trionfante.
Mangiai qualcosa e bevvi un po’ di latte mentre loro due, visto che erano svegli, si misero a impacchettare un po’ di regali destinati ad amici e parenti. La carta da parati e i fiocchi erano davvero deliziosi e li feci un po’ disperare, anche perché non avevo sonno.
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"Grazie per la lettura"
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Il gatto che sognava di essere un delfino. Vista attraverso gli occhi di un gatto, una metafora sulla condizione umana. Un gatto che nello stesso tempo racconta le avventure della sua vita, dai primi istanti sino all'approssimarsi della morte. In vetrina, oggi, il post con tutti i capitoli pubblicati. Post che in seguito sarà destinato a raccogliere tutti i capitoli pubblicati al giovedì di ogni settimana...
--->> Il gatto che sognava di essere un delfino in vetrina
In effetti gli animali vanno trattati da animali, comprendendo le loro esigenze e rispettandoli. Questo gatto mi è sempre più simpatico. Abbraccio siempre <3
RispondiEliminaGrazie Maria
EliminaC'è poco da fare, a un gatto non si può chiedere nulla senza la sua volontà. Ha fatto bene Marco a non forzarlo ad adattarsi al collare. La storia si fa sempre più interessante. 🙂
RispondiEliminaGrazie Gennaro!
EliminaIo con il mio cane ho fatto di peggio. In un negozio di animali, mi ero fatta convincere e comperai le scarpine da neve!! Durarono circa 2 minuti, la cagnolina non era per niente contenta! Un saluto Ferruccio e anche a te Gennaro!
RispondiEliminaChiamiamoli "animali" :-D
EliminaGrazie Anna
Grazie Anna, sei gentilissima. Ti auguro una gioiosa giornata! 🙂
EliminaMe lo vedo come Babbo Natale
RispondiEliminaAlessia
Un po' lo era
EliminaGrazie Alessia!