giovedì 21 marzo 2019

Il gatto che sognava di essere un delfino - Ventunesimo capitolo

Giovedì: primo giorno di primavera. Torna Il gatto che sognava di essere un delfino con il ventunesimo capitolo. Potete rileggere tuttavia il romanzo dall'inizio. Se si tratta della prima volta che capitate sul mio blog attirati da questo titolo, non rovinatevi la lettura, ripartite dall'inizio. Per facilitare il compito potete saltare al post Il gatto che sognava di essere un delfino in vetrina che troverete alla fine di questo post. Altra strada è quella di seguire l'etichetta o muovervi tra i vari capitoli. 


----- Capitolo Ventuno ----- 

Amavo davvero Lisa. Avrei voluto sentire per una gatta quello che provavo per lei. Facevo tutto ciò che desiderava purché stesse bene e, per un felino come il sottoscritto, non era mica facile. Quando piangeva, però, non la sopportavo: era una lagna petulante. 

Il pianto era una delle cose più stupide a cui, spesso, ricorrevano gli esseri umani che ho conosciuto. 

Oh, sia chiaro, non sempre era deplorevole. Piangere per la commozione vedendo un film, per un successo conquistato con fatica o per una gioia insperata, poteva essere accettabile, capitava pure a me in certi frangenti. Potevo capire quando si piangeva per la scomparsa di una persona cara, in questo caso il pianto serviva a giustificare una perdita irreversibile. 

C'erano, tuttavia, pianti e pianti. 

A volte Lisa piangeva per pomeriggi interi. Se ne stava lì in piedi, vicino alla finestra, con lo sguardo perso fuori, a farsi soffocare dalle lacrime. Non so, forse pensava al suo figlioletto morto e in quei momenti non avevo problemi a farle sentire la mia presenza strusciandomi vicino. 

A volte Marco era via per lavoro e la malinconia l’assaliva. Potevo capirla, insomma. 

Ma non ero per niente favorevole ai suoi pianti causati da un litigio con una collega o peggio ancora per un pettegolezzo senza senso che le era capitato di udire in giro. 

Non potevo vederla tornare dal lavoro con il viso rosso di rabbia e poi scoppiare a piangere come una bambina. 

Non si può frignare per le cose sciocche e stupide che possono accadere in ogni momento di una vita. È da idioti! 

In realtà non ci si deve mai e poi mai piangere addosso. 

Non siamo proprietà di nessuno e soprattutto non possediamo nessuno. 

Se gli esseri umani fossero in grado di capire questo semplice concetto vivrebbero una vita meravigliosa. 

Gli esseri umani avrebbero dovuto imparare a non prendere mai nulla in maniera personale. Le vicende della vita avrebbero dovuto essere viste in modo distaccato. 

Invece un saluto uscito male poteva rovinare la giornata. 

Gli esseri umani avrebbero dovuto capire che se non si era apprezzati o amati da una persona non significava non essere apprezzati o amati da nessuno. Un essere umano avrebbe dovuto capire che fissarsi su una persona che non li apprezzava o che non li amava equivaleva nel fare a pezzi la propria autostima. 

L’autostima doveva sempre essere al primo posto dei valori personali. D’altra parte solo con una grande autostima si poteva essere in grado di amare e di apprezzare le cose veramente di valore. 

Gli esseri umani avrebbero sempre dovuto mettersi al centro dei loro interessi in maniera autentica, senza essere presuntuosi e volgari. 

Non avrebbero mai dovuto aver timore di quello che gli altri potevano cogliere in loro. Se erano sinceri con loro stessi e leali e coraggiosi, sarebbe diventato difficile non fare risaltare il proprio fascino. 

Noi gatti siamo sempre naturali. 

Gli esseri umani non avrebbero dovuto forzate nulla del loro carattere e del loro essere. Una personalità truccata, presto o tardi, fallisce. Gli esseri umani avrebbero dovuto tener bene a  mente che le cose che si desideravano con tutto il nostro essere arrivavano quasi senza volerlo. 

Non avrebbero dovuto avere fretta. Non avrebbero dovuto disperarsi per un qualcosa che non si otteneva al volo. Non avrebbero dovuto rimpiangete nulla di ciò che pensavano di aver perduto. In effetti non c’è mai  nulla da rimpiangere. 

Quello che pensavano di aver perduto li aveva ripagati in esperienza e molto altro, e quello che avevano nel presente era quello che si erano arrabattati per avere. Niente di più, niente di meno. 

Gli esseri umani avrebbero dovuto essere grandi e fantastici in ogni momento. E nel caso avessero avuto dei sogni non avrebbero dovuto guastarli o a farli appassire confidandoli al mondo intero. Avrebbero dovuto lottare per renderli vivi. 

Lo dicevo sempre a Lisa, se solo fosse stata in grado di capirmi.


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"Grazie per la lettura" 

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Il gatto che sognava di essere un delfino. Vista attraverso gli occhi di un gatto, una metafora sulla condizione umana. Un gatto che nello stesso tempo racconta le avventure della sua vita, dai primi istanti sino all'approssimarsi della morte. In vetrina, oggi, il post con tutti i capitoli pubblicati. Post che in seguito sarà destinato a raccogliere tutti i capitoli pubblicati al giovedì di ogni settimana... 
--->> Il gatto che sognava di essere un delfino in vetrina

10 commenti:

  1. " Una personalità truccata, presto o tardi, fallisce."

    Immagino quindi che un maggiore numero di personalità truccate formino un pezzo di intera società che fallisce.

    Spero solo che queste persone vengano rimpiazzate da tanti Mic ... lui si che ha capito il genere umano:-)

    Ci sono tanti aspetti interessanti in questa parte di racconto che propone oggi,diciamo una bella presa di coscienza,grazie.

    L.

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    1. Basta vedere come è la società :-D
      A parte le battute, ti ringrazio molto L.

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  2. Mi piace ciò che racconta questo gatto
    Alessia

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  3. Il tuo gatto ha ragione. Se l'uomo avesse la dignità dei felini le cose andrebbero meglio e non starebbe sempre a lamentarsi.

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    1. ahhaha, be' ogni tanto, a dispetto del gatto, ci si può anche lamentare, ma non troppo
      Grazie Gennaro

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  4. Ho finito di leggere il romanzo. Mi piace molto i pensieri che ha il gatto sugli umani. Il capitolo settimo lo sento molto vicino al mio modo di intendere ormai la mia vita. Imparare a vivere il presente in consapevolezza. Complimenti con abbraccio.

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    1. Grazie Anna, so che è un po' difficile da leggere così, ma devo postarlo a puntate per sistemare alcune cose

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  5. Che bello questo capitolo! "Invece un saluto uscito male poteva rovinare la giornata". Ribadisco sempre il mio concetto che l'essere umano è molto fragile, a volte diventiamo di vetro! Mentre siamo molto piu' forti di quanto crediamo! Un caro saluto ferruccio!

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