giovedì 17 gennaio 2019

L'empatia non è l'ipocrisia

Di colpo trovo che tutti pensano di essere diventati bravi nel provare empatia. Di colpo tutti pensano di essere diventati maestri nel capire e nel mettersi nei panni degli altri. Almeno così sembra. Sembra, perché nella maggior parte dei casi non è quella l'empatia. L'empatia non è l'ipocrisia... 

Forse è colpa del fatto che si tratta di una parola alla moda o forse dipende dal fatto che è una dote molto richiesta in certi ambienti, ma penso che in generale si confonda l'empatia con l'ipocrisia. E non va bene. 

Non va bene per niente. L'empatia è una capacità dell'animo umano. L'ipocrisia è un atteggiamento di comodo. 

Insomma l'empatia è una cosa, l'ipocrisia è un'altra. 

Tuttavia la sensazione che di colpo tutti siano convinti di essere diventati bravi nel provare empatia e nel mettersi nei panni degli altri non me la leva nessuno di dosso. Tutti che capiscono tutto quello che provi. 

Ma non è empatia condividere tutto quello che ci emoziona, è soltanto ipocrisia. 

Immedesimarsi nell'anima di un'altra persona e capire veramente cosa può significare sentirsi in un determinato modo non può essere una moda o il bisogno di una situazione contingente, ma un qualcosa che si ha innato da sempre e che scava molto in profondità. 

L'empatia purtroppo non si studia sui banchi di scuola, anche se sarebbe auspicabile fornirne il significato. 

L'empatia non si sviluppa con i follower dei social, anche se potrebbe essere un piccolo sentiero d'aiuto

Provare empatia vuol dire conoscere e comprendere a fondo le proprie emozioni e saperle controllare. Provare empatia vuol dire avere il coraggio di invitare gli altri a parlare dei loro sentimenti e ascoltare senza giudicare. 

Provare empatia vuol dire aver voglia di ascoltare gli altri senza avere il desiderio di imporsi. 

Insomma l'empatia non è un qualcosa che si trova sulla porta di casa al mattino. Ci vuole impegno, costanza e volontà per svilupparla: come capirete è ben lontana dall'ipocrisia che caratterizza il comportamento sdolcinato e assecondante tipico di questi anni. 


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"Grazie per la lettura" 

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Credo che il 2019 sarà l'anno dell'empatia. O almeno questo è quello che vorrei e che cercherò io. Sono convinto più che mai che ha e avrà un ruolo privilegiato in tutti gli apparati sociali e in tutte le professioni. Perciò penso sia necessaria nutrirla ogni giorno nel modo più consono. E Otium farà del proprio meglio per assecondarmi ogni giorno in questo proposito. 
--->> Sarà l'anno dell'empatia

16 commenti:

  1. Esatto sono due cose diverse.
    Alessia

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  2. Allora non ci resta che sperare nella robotica. Pare che una nuova generazione di umanoidi intelligenti abbiano la capacità di leggere attraverso l'espressione del nostro viso se siamo felici o arrabbiati, quindi, agiscono di conseguenza. Se questa non è empatia ... 🙂

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  3. Ascoltare senza giudicare mi sembra un ottimo punto di partenza per l'empatia, quella vera.

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  4. Io penso che l'empatia non possa essere ipocrisia se la si percepisce come sorgente da cui proveniamo e magari a cui stiamo tornando, chissà... forse metaforicamente posso descriverla come l’orizzonte verso il quale tendiamo.

    L'empatia è un mezzo che comunica con tutti e bisogna afferrarlo dal momento che ci passa dentro non davanti ,anche se molto simile concettualmente ad un comune mezzo di trasporto,di comunicazione.

    Ad esempio la rete ,internet ,per quanto possa essere opinabile(partendo da me per prima ), dovrebbe munirci anche la capacità di sfruttarne questo effetto empatico, questa via di ritorno, predisponendoci noi per primi alla comunicazione che scaturisce dalla nostra interiorità.

    È un utopia ?

    Buon venerdì...

    L.

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    1. Non so se si tratta di un'utopia. Sotto certi aspetti la vedo anch'io così, ma internet brucia tutto subito

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  5. Non è internet a bruciare tutto subito ...è la mancanza di amore a portarci al deserto ...ed anche qui
    ,anche in questo temibile caso...la sete la farà da protagonista!

    Grazie

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  6. -Immedesimarsi nell'anima di un'altra persona e capire veramente cosa può significare sentirsi in un determinato modo non può essere una moda o il bisogno di una situazione contingente, ma un qualcosa che si ha innato da sempre e che scava molto in profondità.

    È quello che mi succede quando leggo alcuni tuoi post(tipo quello di oggi) e conseguentemente i tuoi commenti!Molte volte l'empatia è un eco di ritorno sai...

    -Provare empatia vuol dire aver voglia di ascoltare gli altri senza avere il desiderio di imporsi.

    Mi assumo una grande responsabilità per quel che percepisco e che sento di scriverti adesso ,me ne scuso anticipatamente nel caso questo commento potrebbe risultare inappropriato o comunque con una caratteristica di offesa per te...ti assicuro che non è assolutamente mia intenzione o interesse in nessun modo ..è prettamente una mia caratteristica umana che può non essere accolta ...garantendo comunque una forma di rispetto per te a prescindere.

    Se provi a rileggerti(rif post di oggi) in maniera distaccata l' empatia che ti caratterizza esce anche verso colui colei che ti legge prima di commentare...potrebbe essere una barista o un cronista sportivo che sente sminuita la sua professione e che vede un'altra persona che con la sua di professione cerca di imporsi.Io penso di aver compreso il vero senso del post perché credo di aver avuto la possibilità di averti conosciuto un po più in profondità...ma chi non sa chi sei si perde l'opportunità di saperlo cosi non trovi?

    Tienilo per te se vuoi questo commento senza pubblicazione a me non serve ...mi basta sapere che stai bene e ti ringrazio.


    L.

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    1. Lo pubblico, invece, perché voglio precisare
      il mio post parte dicendo che è un Luogo comune associare un blog a un bar. Sono due cose distanti, molto distanti. Ma per capirlo bisogna togliersi di dosso l'idea che i blog non sono solo la piattaforma "blogger" o più precisamente blogspot che sono soltanto l'uno per cento.

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  7. Capisco ,forse è un mio limite o anche un errore portare l'aspetto umano a prevalere su quello tecnico informatico ...perché in sostanza è quello che ho fatto ,per questo l'empatia mi ha portata a non confondere allora i due aspetti!

    Grazie di cuore e buona serata ...


    L.

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    1. C'è l'aspetto culturale che li unisce tutti e due, per conto mio. Riguardo a quel commento da cui sono nati questo due tuoi, credo di aver scritto ciò che ho scritto perché la persona che ha commentato non ha letto il post

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  8. "C'è l'aspetto culturale che li unisce tutti e due, per conto mio."

    Si ,comprendo e in un certo senso è proprio la cultura che unisce mentre
    l'ignoranza tenta di dividere...

    Hai ragione sulla seconda parte del commento ,credo che da lì sia partita la mia riflessione (mia soltanto) a prescindere dal non saper monitorare la durata di un commentatore su un blog che ti permette di capire se ha letto il post con interesse o entra per far polemica.Ecco questa è la mia forma di "ignoranza"... E pur sapendo di non sapere è un ignoranza costruttiva perché aperta alla cultura al voler sapere cosa ci manca davvero ,perché si è spinti da certi comportamenti?

    Sembra quasi che una riflessione genuina debba sempre passare attraverso la fase della mala fede...

    Percepisco forte il tuo senso di voler proteggere la cultura e forse non sono così distante dal tuo nel voler difendere l'amore...soprattutto quando si strumentalizzano frasi e bibbia in cambio di follower e altro.

    Grazie e buona giornata


    L.




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    1. "soprattutto quando si strumentalizzano frasi e bibbia in cambio di follower e altro."

      Da anni ho tolto tutti i widget di riferimento proprio perché fanno male al blogging, ma questa ricerca di follower non cessa di esistere. La malafede non conta è frutto dell'esperienza . Grazie

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