domenica 27 gennaio 2019

La polenta di Carlo Porta

Da bambino non mi piaceva troppo la polenta. La mangiavo controvoglia e apprezzavo solo le croste che si formavano attorno al paiolo di rame e che staccavo una volta fredde. Ora se fosse possibile vivrei di polenta. Quasi da scriverci una poesia come fece qualche secolo fa il poeta dialettale milanese Carlo Porta

Ci sono delle pietanze che acquistano sapore e sostanza con il passare del tempo. La polenta, per me, è una di queste. Se da bambino mi era difficile da digerire e non capivo il perché i grandi delle mie parti ci facessero tutte quelle malattie e si radunassero in combriccole per poterla mangiare, una volta cresciuto e diventato grande la verità mi è balzata davanti agli occhi. 

Nelle polenta c'è molto di più di quello che si pensa

Ecco ora non so se sono le radici storiche e culturali del mio luogo di nascita, non so quale meccanismo scatta ma non posso non ammettere che la polenta è qualcosa che va oltre il semplice nutrimento. Avrei voluto fare un post già da molto tempo per elogiarla

Poi capita di trovare uno spunto con una poesia del poeta dialettale Carlo Porta che la faccenda cambia. 

Ti immagini di essere per le strade di Milano, scappi dai soldati Austriaci e ti infili in una bettola dove in quel momento c'è un paiolo di rame sul fuoco e un signore che un bastone gira la farina, e dall'altra parte della cucina una signora prepara il condimento e sui tavoli ci sono dei bricchi di vino e la gente che parla milanese e prima ancora che la polenta venga messa sulla tavola c'è quel signore che inizia a recitare una poesia e io e gli altri avventori siamo lì stupiti e ci chiediamo chi possa essere e da dove sia uscito e il perché di questo elogio alla polenta... 

Ma tutto cambia quando ce la troviamo nel piatto - la polenta, non la poesia, quella potete trovarla nelle fonti che ho inserito qualche riga qui sotto. 

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"Grazie per la lettura" 

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Fonti: 

Carlo Porta – Polenta e tordi 

P.S. - Anche Ernest Hemingway in realtà ha parlato della polenta, ma non posso prendere sempre lui come fonte dei miei post: 

«Prima che mia moglie si preparasse per andare a teatro, ho trascorso con lei lunghe ore in Città Alta [a Bergamo]. Ci siamo fermati lassù anche per il pranzo, a me piace molto, in particolare, la polenta e uccelli...»

8 commenti:

  1. Sono veneta, quindi la polenta (bianca) l'ho mangiata anch'io sin da bambina. Qui in Emilia non c'è, e devo dire che mi manca. Come ho già detto non sono una gran cuoca, ma se sono ispirata la faccio. Quaranta minuti senza mai smettre di mescolare! Una faticaccia, ma poi si è ricompensati alla grande. Un saluto e buona domenica

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  2. Buona la polenta
    Alessia

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  3. Italia & friends Comunica
    "Le Mille ed una opportunità di valorizzazione Territoriale"
    La Polenta, ha una Storia antica, un piatto autunnale e invernale per eccellenza, diffuso e accreditato, come specialità Territoriale tipica, in tutto il nord Italia (ma anche in vaste zone del centro).
    Non vi è Luogo, nelle "Terre Uniche" delle 20 Regioni d’Italia, che non abbia una affascinante Storia da raccontare, un bellissimo Posto da far vedere e uno squisito Sapore da far assaggiare., anche la Polenta concorre alla valorizzazione dei Luoghi dove prodotta, preparata e consumata.
    L'Arte e gli Artisti hanno avuto e continueranno ad avere un ruolo determinante nel far conoscere e apprezzare le peculiarità che caratterizzano e identificano i Territori.
    Riccardo Rescio

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  4. Beh, la polenta bella calda e fumante! Come non elogiarla. E non è bello mangiarla in quell'ambientazione da bettola che hai descritto?

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