mercoledì 23 gennaio 2019

La magica scrittura con l'inchiostro

Non ricordo sino a quando ho usato il calamaio, l'inchiostro e la carta assorbente. Sono passati molti anni e non ricordo più con precisione quel tempo. Magari non ho neppure usato questi strumenti. Mi è però passata davanti agli occhi un'immagine in cui appoggio una specie di spugna gialla sottile sopra un foglio di quaderno dove ho appena scritto in stampatello il mio nome e cognome. Forse ero molto piccolo. Sento ancora l'odore dell'inchiostro che si asciuga e rivedo quella magica scrittura

Alle superiori usavo le penne a biro, sono sicuro. Non era più il tempo dei pennini, degli inchiostri e delle carte assorbenti. Allo stesso tempo non avevo neppure i soldi per comprarmi una bella penna stilografica di marca e le biro erano le sole penne che potevo permettermi. 

Ricordo che ero una di quelle persone che mangiucchiavano il tappino di gomma delle penne a sfera. molti lo facevano. Le mie penne a biro era tutte rovinate e a volte masticavo il tappino proprio per far sì che qualche compagno non me le rubasse. 

Una specie di firma personale

Ricordo ancora come erano certi miei astucci e certe buste che mi portavo a scuola e ricordo come ero stupido quando il bisogno di portare il minimo indispensabile in classe faceva sì che non ci fosse più che una biro e una gomma bloccati da un elastico. 

Però non riesco a vedere tante cose del tempo dell'inchiostro

Devo andare troppo indietro. 

Neppure alle medie ho usato l'inchiostro e i pennini. Era già un'altra epoca. Forse solo alle scuole elementari. E forse soltanto nei primi anni delle scuole elementari. 

Ai miei tempi si portava la blusa nera e so che sul banco c'era un buco dove si metteva l'inchiostro. So che l'inchiostro aveva uno strano odore e so che a volte si leccava per sentire che sapore avesse. 

So che ci voleva molta attenzione e dedizione

Non vorrei sbagliami nel dire che ho anche la sensazione di aver usato per qualche tempo la lavagnetta (ma magari ci farò un altro post). 

Ecco, è un vero peccato non ricordami quei giorni perché forse ne potrei fare un romanzo o almeno un racconto. Ma chissà perché di quegli anni non ricordo quasi più nulla. 

Un peccato. 

Come è un peccato rendersi conto che con il tempo sono arrivato addirittura a vedere la mia scrittura ingigantita su un proiettore collegato al computer, quando non è lo stesso computer a farlo, ascoltando la mia voce. 


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"Grazie per la lettura" 

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15 commenti:

  1. quando frequentavo le scuole elementari non ho mai usato inchiosto e pennino ma nei banchi in alto a destra c'erano i buchi per la boccetta dell'inchiostro, come ci spiegò la maestra

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  2. La cosa che più mi è rimasta impressa dei tempi di scuola è che quando aprivo un nuovo libro, si percepiva nell'aria l'odore dell'inchiostro da stampa. Oggi, con questi inchiostri ecologici inodori, non accade più.

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  3. Ecco, me lo sono spesso chiesta..ma quando è stato dismesso l'uso dell'inchiostro? Perché i banchi col buco sono rimasti per anni e anni e sospetto che ci siano ancora.
    Ho sempre avuto astucci, ma non so per quale misterioso motivo ho smesso all'università e ogni volta a ravanare nella borsa alla ricerca della penna.
    Comunque per parecchio tempo ho scritto anche con la stilografica però mi sono accorta che l'inchiostro tendeva a sbiadire, invece con la biro no.

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    1. Credo inizi anni settanta, fine sessanta

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    2. Le usavo anch'io le stilografiche finché mi sono rovinato una giacca, ma questo è un altro post :-D

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  4. Io non l'ho mai usato, se non per disegno. Ma poi sporcava troppo, e sono passato alle g-pen :)

    Moz-

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  5. Il banco con il buco c'era anche ai miei tempi, ma non si usava più, e onestamente, pasticcione come sono, chissà come me la sarei cavata

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  6. Solitamente sei sempre puntuale nel nuovo post del giorno ,ancor di più perché metti tutto in programmazione!

    Va tutto bene?

    L.

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  7. Io ricordo bene di aver usato calamaio pennino e inchiostro solo in prima elementare. Dalla seconda siamo passati alla penna biro. Del resto il mio insegnante di prima, Stefano Masi, era un tradizionalista. Ne conservo comunque un buon ricordo, fosse solo per il fatto che ha convinto i miei genitori ad acquistarmi "I quindici".

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    1. Ho ricordi per niente precisi su quel periodo, non ricordo neppure gli insegnanti dei primi due anni delle lementari

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