domenica 16 dicembre 2018

Leggere a tavola

Nino di Mei
Forse ho già raccontato l'aneddoto presente in questo articolo: è assai probabile, perché raccoglie una serie di immagini che spesso ho ancora davanti agli occhi. D'altra parte, mi ha ispirato questo post dal titolo leggere a tavola. Ora non lo faccio più, neppure quando mi trovo a tavola da solo, ma allora era davvero un brutto vizio. Perché è un brutto vizio, vero? 

Ho frequentato gli ultimi due anni delle scuole superiori a Sesto San Giovanni, facevo il serale. Un qualcosa che non dimenticherò mai e, nonostante la fatica e le difficoltà che ho dovuto affrontare, ricordo con piacere quegli anni. Nel bene o nel male ogni aneddoto e ogni ricordo che mi riporta a quel periodo, mi piace metterlo su carta. 

In realtà uno dei miei romanzi (Noi siamo senza Dio) è ambientato nei luoghi - seppur in tempi diversi - di quegli anni scolastici. Credo anche che diversi miei racconti nascano da quella esperienza milanese. In ogni caso è risalente a quegli anni scolastici il vizio di leggere mentre mangiavo. 

Il guaio è che non leggevo libri di studio o semplicemente romanzi: l'occhio andava soltanto sulle pagine de' La gazzetta dello Sport

Allora lavoravo come operaio in un'azienda situata tra i quartieri della Bicocca e Niguarda. Facevo il rettificatore. Insomma me ne stavo otto ore al giorno lì a controllare e a gestire una macchina utensile che effettuava con una mola lavorazioni di finitura su superfici cilindriche. 

Ora nella pausa pranzo facevo a gara per essere il primo ad arrivare al bar della zona, dove divoravo tre michette, una con il prosciutto crudo, uno con il prosciutto cotto e una con il salame. Sempre in questo ordine: prima il crudo, poi il cotto e poi il salame. 

Bevevo un bicchiere di aranciata o di spuma nerina, e intanto passavo in rassegna tutto quello che diceva La gazzetta dello Sport (sempre che fossi riuscito a prenderla). 

Ero un esperto della Gazzetta dello Sport, allora. Non toglievo gli occhi da quelle pagine rosa mentre mangiavo. Sapevo tutto del calcio italiano e straniero anche se non era ancora pubblicizzato ed enfatizzato come ora. Mi interessava anche lo scii e il ciclismo. E non mi perdevo un trafiletto. Conoscevo addirittura il nome dei giornalisti firmatari dell'articolo.

Adesso non so se apparissi come un maleducato agli altri avventori o se si rendessero conto del fatto che fosse solamente un modo per nascondere la timidezza che mi caratterizzava a quella età. Non l'ho mai saputo. 

Un giorno, l'azienda dove lavoravo si attivò per far arrivare il pranzo direttamente da una rosticceria. Non avevo più bisogno dei panini e di lasciare il posto di lavoro. Perciò smisi di andare in quel bar e smisi anche di leggere a tavola. Benché prima di abbandonare La Gazzetta ci sono voluti molti altri anni. 

Ora non leggo più mentre sono a tavola. Ho vinto la timidezza e, forse, benché sia una  persona che socializza poco, mi piace guardare la gente. 


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"Grazie per la lettura"

10 commenti:

  1. A parte che abbiamo avuto lo stesso "vizio" da ragazzi di leggere a tavola (io, fumetti) e, visto che ci hai tenuto a metterlo il "neretto su bianco", ti dirò che anch'io ho le mie fisime nel mangiare gli insaccati, ebbene, metto tutto insieme tra due fette di pane, prosciutto sia crudo che cotto, salame, mortadella (e chi più ne ha più ne metta) e una fetta di mozzarella di bufala ... 'a fine d'o munno!

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  2. Mangiare da solo rappresenta sempre una sorta di imbarazzo, e a me è capitato spessissimo nelle mie trasferte di lavoro, quindi leggere rappresenta anche un mezzo per isolarsi e sentirsi meno fuori posto...poi è arrivato il cellulare...e ormai a tavola puoi vedere anche quattro commensali chini sul loro rispettivi display... ecco, questo imbarazzante davvero...

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    1. Capisco... con il cellulare, sì, è addirittura peggiore la situazione. Io intanto però ne leggo ne uso il cellulare. Guardo la gente, come i matti!

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  3. Posso dire la mia? Odio chi a tavola legge o guarda il cellulare. E' un momento di convivialità e se ognuno si estranea che convivialità è?

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  4. Da ragazza mi sarebbe piaciuto leggere a tavola, così giusto per imitare mio zio materno che si godeva i fumetti di Topolino appoggiandoli alla bottiglia mentre si divorava il buon piatto di tortiglioni che gli preparava mia nonna ,concludeva facendo la scarpetta nel sugo,solo a guardarlo ti veniva fame ... ho questa immagine impressa nella mente 😉 Io però non mi potevo permettere "un lusso" simile perché mio padre esigeva che al momento del pranzo o cena si mangiasse senza alcuna distrazione!

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    1. Il piatto di tortiglioni con Topolino, vuoi mettere?
      A parte le battute, a volte può capitare e non ne faccio una condanna. Però, magari anche quando si è da soli, potrebbe permettere di socializzare e aprire chissà quali orizzonti. Magari lo avessi fatto quando il mio pranzo si mischiava di panini e gazzetta dello sport. Grazie Marina

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  5. Allora, sin da piccolo ho avuto anche io questa "inclinazione"... adesso leggo a tavola solo se sono con i miei familiari più stretti; per il resto, a tavola, a casa o al ristorante, non solo non leggo, ma non uso neanche il cellulare in maniera attiva (ovvio che se mi chiamano rispondo, ma non guardo i messaggi)
    Ma mi rendo conto che se prima ero strano in un modo, adesso sono alieno in un altro
    Buona Domenica

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