lunedì 24 dicembre 2018

Il poema epico più lungo del mondo

Credo fossero gli inizi degli anni novanta quando sentii per la prima volta nominare il Mahābhārata. Era una tarda notte d'estate e vidi in televisione la versione teatrale realizzata da Peter Brook, con Vittorio Mezzogiorno nei panni di Arjuna. Ne rimasi catturato nel vero senso della parola. Qualche anno dopo ebbi l'occasione di trovare un sunto del libro e me lo portai a casa. Ce l'ho ancora lì, da qualche parte. Oggi quest'opera si prende un posto tra i miei Record Culturali come Il poema epico più lungo del mondo

Con oltre 220.000 versetti e circa 1,8 milioni di parole in totale, il Mahābhārata è il poema epico più lungo del mondo. Numeri impressionanti. È all'incirca dieci volte più corposo dell'Iliade e dell'Odissea di Omero messi insieme e circa cinque volte più a lungo della Divina Commedia di Dante, ma non solo. 

Le sue dimensioni sono di circa quattro volte maggiori del Ramayana e dello Shahnameh di Ferdowsi. 

Un Record che ancora non avevo aggiunto nella mia rubrica settimanale del lunedì. 

Un'opera monumentale che conosco però in maniera sommaria e a grandi linee, tramite un sunto letterario recuperato in una libreria qualche anno dopo e mediante la versione televisiva che come ho descritto nel paragrafo iniziale di questo post colsi una notte estiva di diversi anni fa. Ciliegina sulla torta, fu la volta che scoprii il talento artistico di Vittorio Mezzorgiorno

Una versione televisiva che mi colpì in maniera profonda, tanto che ancora adesso mi posso vedere davanti agli occhi le scene che raccontano le rivalità presenti tra i Kaurava (ovvero discendenti di Kuru, i cento figli di Dhṛtarāṣṭra guidati da Duryodhana) e i Pāṇḍava (i cinque figli di Pāṇḍu, ma in realtà figli di alcune divinità: Yudiṣṭhira, figlio del dio Dharma; Bhīma, figlio del dio Vayu, il Vento; Arjuna, figlio del dio Indra; e i gemelli Nakula e Sahadeva, figli degli dèi Aśvin). 

I Pāṇḍava sono solo cinque, di contro i Kaurava sono cento, ma i primi vinceranno, anche perché affiancati da Krishna che simboleggia il dio Visnù. Non so cosa potrei dire ancora in merito. 

Se vi capita di vedere la versione televisiva del poema approfittatene: benché l'opera sia girata interamente in interni e in studio, non si può rimanere immuni al fascino che trasmette. 


"Nessuno dovrebbe mai fare ciò che giudica dannoso per se stesso a qualcun altro. Questa, in sintesi, è la regola della Rettitudine." 

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"Grazie per la lettura e buone feste" 

Fonti: 

Mahābhārata

5 commenti:

  1. Mi par di ricordare che uno sceneggiato venne trasmesso nei primi anni '90 sull'allora Tele+, non so se sia quello a cui fai riferimento tu. Data la mia scarsissima conoscenza dell'induismo lasciai perdere non so cosa sia stato trasmesso sull'argomento in Italia negli anni successivi. Per quanto riguarda il poema, la lunghezza è scoraggiante!

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  2. Mi piacciono i film con Vittorio Mezzogiorno
    Buone feste Ferruccio
    Alessia

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