domenica 25 novembre 2018

Il vatapà di Jorge Amado

Magari qualcuna o qualcuno, tra cento anni, scriverà un post o un articolo su un determinato blog dove metterà in evidenza l'aspetto che il sottoscritto andava pazzo per gli gnocchi di patate con il sugo di salsiccia e pomodoro, magari aggiungerà in fondo l'incipit di un mio romanzo o di un mio racconto. Sarà da ridere! Magari non farà altro che copiare quello che sto facendo io oggi, parlando di me stesso, come oggi io parlò del Vapatà di Jorge Amado e magari creerà lei stessa o lui stesso una rubrica domenicale dedicata alla cucina letteraria. 

La ricerca di piatti e cibi particolari, in qualche modo legati al mondo letterario, oggi mi porta a citare il vapatà, un piatto della cucina brasiliane, quello che doveva essere il piatto preferito dallo scrittore brasiliano Jorge Amado

Un piatto talmente apprezzato, dall'autore di Cacao e Il Paese del Carnevale, che ne ha descritto una ricetta dettagliata nel romanzo Dona Flor e i suoi due mariti (l'incipit lo trovato alla fine del post), ricette ulteriormente approfondita, con tutte le possibili varianti dalle note del traduttore italiano. 

Lo scrittore brasiliano, autore di decine e decine di romanzi e racconti, autore pluripremiato dalla critica e adorato dai lettori sudamericani, andava pazzo per il vatapà: un piatto tipico della cucina baiana, di consistenza cremosa e arricchito da diverse tipologie di pesce - Amado in particolare privilegiava la cernia - e poi cipolla e pomodoro. 

Un qualcosa per me assolutamente misterioso e del tutto sconosciuto, come è dopotutto misteriosa e quasi del tutto sconosciuta l'intera cucina brasiliana che non mi fa andare oltre agli stereotipi culturali. Con il riso e fagioli e il Churrasco, che in realtà ho provato raramente. 

Non perché avviene in un giorno disordinato di lamentazioni e tristezze, non per questo si deve permettere che la veglia funebre vada alla bell'e meglio. Se la padrona di casa, fra singhiozzi e svenimenti fuori di sé, immersa nel suo dolore, o giacente morta nella bara non potrà farlo, un parente o una persona amica si assumerà l'incarico di occuparsi della veglia, perché non si possono abbandonare, senza niente da bere né da mangiare, i poveretti, solidali per tutta la notte, a volte in inverno e col freddo. Acciocché una veglia funebre sia animata ed onori effettivamente il defunto che la presiede, rendendogli meno grave la prima confusa notte della sua morte, è necessario dedicarvi cure sollecite, occupandosi del morale e dell'appetito. 
Jorge Amado - Dona Flor e i suoi due mariti 

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"Grazie per la lettura"

6 commenti:

  1. E perché no? Meriti sicuramente di essere ricordato e citato nelle future rubriche di tizio o Caio per il tuo lavoro, quindi mai dire mai 😉

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  2. In pratica c’è sempre un pretesto buono pe’ magna’!!
    Buona domenica Ferruccio

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  3. Capiterà Ferruccio! :)
    Adoro Amado ma sinceramente la cucina brasiliana non mi ispira troppo, Sar che non mangio pesce ma certi cibi non fanno per me. Meglio gnocchi al sugo di salsiccia

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    1. Provato solo quella esportata in Italia e credo sia differente

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