domenica 21 ottobre 2018

I maccheroni di Giovanni Boccaccio

La fonte di cui mi sono servito oggi per redigere questo post sostiene che i maccheroni descritti da Giovanni Boccaccio nel suo Decameron fossero in realtà degli gnocchi fatti di farina e pane. Adesso visto che si tratta delle prime opere letterarie in cui appare citato il termine è assai probabile che sia vero. Tuttavia è ancora più evidente che indipendentemente da cosa siano: siano essi gnocchi o maccheroni, mettono appetito... 

Non ho particolari ricordi del Decamerone di Giovanni Boccaccio, ma non l'ho mai visto con il fumo negli occhi a causa degli obblighi scolastici, come altri libri. Il fumo in questo caso è metaforico: è quello della fantasia ed è quello che esce dal brano descritto alla fine del post. Un brano che mi riporta indietro a sapori ancora più antichi rispetto a quelli narrati nel post di domenica scorsa (Il cibo di una volta). 

Probabilmente al tempo di Giovanni Boccaccio sia i maccheroni sia gli gnocchi non erano quelli che conosciamo e che siamo abituati a mangiare oggi. 

Per cominciare le patate. Le patate, per fare gli gnocchi di patate, ancora non erano state "scoperte" e la stessa pasta che oggi denominiamo maccheroni forse non erano ancora tanto diffusa. Certo possono essere gnocchi fatti con gli avanzi di pane. Ci sono anche quelli, anche se li ho mangiati solo fuori dall'Italia. 

Mancano anche i pomodori per il sugo invero, ma c'è una densità di gusto nel testo tratto dal Decamerone che ho aggiunto, che non potevo fare a meno di dedicare un post al Boccaccio

Questo, signori miei, si chiama desinare nel vero senso della parola, anche se la descrizione sembra più un sogno che un banchetto. 

Maso rispose che le più si trovavano in Berlinzone, terra de’ Baschi, in una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce, e avevasi un’oca a denaio e un papero giunta, ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli, e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n’aveva; e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciol d’acqua.
Giovanni Boccaccio - Decameron 



"Grazie per la lettura" 

Fonti - Quei “maccheroni” del Bengodi descritti da Boccaccio 

P.S. - Il fumo esce anche dall'immagine dell'acquerello che ho inserito.

6 commenti:

  1. Non ricordavo il passaggio con la menzione del cibo, ma sì: probabilmente non sono né maccheroni né gnocchi per come li conosciamo oggi...

    Moz-

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  2. Niente da fare. E' proprio da noi italiani parlare di cibo persino in un'opera letteraria... 1000 anni quasi e non siamo cambiati di una virgola... 😜

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    1. Non si scappa! Ma pensa che per ogni autore italiano all'interno del mio blog c'è un frammento letterario legato al cibo

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    2. Come D'Annunzio che fu onomaturgo della parola tramezzino...

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    3. Ne ho parlato, anche delle uova al sale di Dante, degli spaghetti di Ungaretti e altro ancora.... La pagina statica Cibo letterario è piena di aneddoti e cusiosità

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