domenica 23 settembre 2018

Potrei sempre scrivere menù

Fame in strada - Nino di Mei
Ho sempre guardato con ammirazione quei locali - osterie e ristoranti - in cui oltre alla buona cucina trasuda la cultura. Anche solo per il posto dove si trovano o per i personaggi che ci sono passati. Forse, se per caso dovessi aprire un giorno un ristorante, vorrei che possedesse un grande spessore culturale e userei come ispirazione questi post domenicali dedicati alla cucina. Insomma potrei sempre scrivere menù, come disse quella volta Giovannino Guareschi, quando aprì un agriturismo nella Bassa. 

A cavallo tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta, a Roncole Verdi (luogo di nascita di Giuseppe Verdi e frazione di Busseto), ovvero nei luoghi dove oggi vengono ospitati in maniera permanente una mostra e un importante centro studi a lui dedicato, Giovannino Guareschi, l'autore di Don Camillo, aprì quello che si poteva chiamare un agriturismo. 

Si produceva in proprio il vino e anche la cucina - tipica di quella zona - era basata su alimenti nostrani, del territorio e di propria produzione: salumi - tra cui il famoso culatello - la pasta preparata in casa, la trippa e poi i secondi piatti a base di carne di maiale, il brasato di manzo e i bolliti misti. 

Si racconta di come una delle specialità della casa fossero i cotechini in maschera, avvolti nella polpa di vitellone. Non una grande varietà di piatti ma sicuramente piatti dai sapori veri, come la sua letteratura. 

Lo scrittore investì quasi tutti i suoi risparmi nel locale ma non si lamentò e disse che se gli editori un giorno non gli avessero più pubblicato libri, si sarebbe dedicato alla scrittura dei menù da proporre nella sua osteria. 

Un'osteria che è stata gestita da suo figlio, sino alla metà degli anni novanta, quando il "Club dei Ventitré" - un'associazione di amici e appassionati dello scrittore - l'ha presa in comodato d'uso e l'ha trasformata in un museo che presenta disegni, lettere e stampe dello scrittore e che contenente un'archivio Guareschi, composto da circa 200.000 documenti

Forse potrei fare lo stesso un giorno e dedicarmi anch'io alla scrittura dei menù. 

Dopotutto con i post della cucina letteraria potrei accontentare ogni tipo di palato. Volete provare? Se avete un ristorante chiamatemi e vedrete che serate... 



"Grazie per la lettura" 

Fonti - Ho trovato le fonti per questo post nell'articolo In gita sulle tracce di Giovannino Guareschi, ma il merito di aver fatto la ricerca e di aver redatto l'articolo va al caro amico Andrej Mussa.

9 commenti:

  1. Ammetto che i menù "creativi" che trasformano anche una semplice pasta al sugo in fantasmagorico manicaretto, hanno sempre stuzzicato la curiosità e l'appetito... poi comunque resta la realtà di quello che metti sotto i denti.. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono d'accordo... Ma siccome ogni tanto vedo ristoranti e altro che creano eventi basandosi su un nome della cultura penso che potrebbero farlo in maniera culturale. Mi spiego, un locale che si chiama Hemingway potrebbe avere a menù anche molta cultura

      Elimina
  2. Spiegami “se avete un ristorante chiamatemi..”se tu o Mussa?
    Mia moglie ha un ristorante....però questi ritrovi artistici intellettuali, portano guadagno?
    Buona domenica

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Max, dipende da quello che si vuole... Dalla clientela e dal target.

      Elimina
  3. Praticamente delle serate a tema .... non è una brutta idea.
    A cena con l’intelletuale di turno ...non è poi tanto diverso dai locali che intrattengono con musica dal vivo ad esempio.
    L’evento deve portare gente che consuma per trarre guadagno ad entrambe le parti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì io parto dal presupposto che in certi luoghi si possono fare determinate operazioni. Più che serate a tema e farsi un nome in quel campo. La difficoltà sta solo nel capire che tipo di clientela ha quel determinato locale.

      Elimina
  4. E non è una difficoltà da poco perché senza troppo girarci intorno non è che l’intellIgenza la fa il portafoglio.
    I ristoranti quotati hanno un certo tipo di clientela che probabilmente non troverai nelle pizzerie.
    O negli agriturismi.
    Ma se te mai dovessi presentare un tuo libro sarà una domanda che ti sarai fatto su che posto eventualmente scegliere?
    A che target ti vuoi rapportare.
    Dovresti fare un sondaggio tra i tuoi lettori...come conciliano cultura e forchetta .
    :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma in realtà ti confesso che tutto è nato dal fatto che se dovessi aprire un ristorante userei come menò, proprio i post che scrivo la domenica. Naturalmente devi avere un determinato target o essere visibile a un determinato target. Ti confesso che però a me fanno ridere quei posti che si chiamano Hemingway e il proprietario non sa neppure chi è!

      Elimina
    2. Credo che la presentazione di un libro debba essere studiata in un altro modo rispetto alle classiche situazioni, a meno che uno sia un personaggio di grido, in quel caso è grasso che cola.

      Elimina

Questo blog ha i commenti in moderazione.

Info sulla Privacy