domenica 3 giugno 2018

Le "ribotte" di Giosuè Carducci

Bene, direi molto bene. Dopo le piadine e le piade di Pascoli e dopo i tramezzini di Gabriele D'Annunzio delle passate domeniche, oggi, con un altro grande poeta della cultura italiana, imparo un altro termine legato ai piaceri della cucina. Le "ribotte" del premio Nobel Giosuè Carducci

A dire il vero Giosuè Carducci non è proprio nuovo sul mio blog. In realtà credo non abbia bisogno di presentazioni: di certo un nome che non impallidisce di fronte agli altri due scrittori e poeti citati nel paragrafo in corsivo che ho posto all'inizio di questo articolo. 

Il poeta toscano è finito sul mio blog per un Record Culturale, Il primo #nobel italiano della letteratura ma in questa domenica, grazie alla cucina letteraria, ci torna con le sue "ribotte". 

E questo sì che è qualcosa di nuovo, perché non conoscevo le "ribotte". Un termine del tutto nuovo per me. Forse di origine dialettale, anzi assai probabile. Non lo conoscevo per nulla, ed è un piacere apprendere qualcosa di nuovo e poterlo mettere in un post mirato del blog. 

Ma andiamo avanti... 

Le ribotte del Carducci, così dicono le fonti, non erano altro che grandi abbuffate di cibo, a quanto mi è parso di capire. Abbuffate che iniziavano al mattino e finivano dopo il tramonto. 

In queste solenni mangiate il Carducci discuteva e recitava poesie con gli amici di Castagneto, il paesino in cui aveva trascorso molti anni della sua giovinezza. Carducci apprezzava i tordi e il vino rosso, ma non disprezzava per nulla i piatti della tradizione maremmana, e naturalmente adorava la tipica zuppa toscana: l'acquacotta. 

Ma è lungo l'elenco dei cibi che apprezzava

Purtroppo non ricordo molto di Carducci poeta. Ho dei vaghi momenti che risalgono alla scuola. Ho in mente l'aspetto. Ma non ricordo suoi lavori. Tuttavia confesso che sono molto meravigliato da questo suo piacere per il cibo. ho sempre considerato i poeti degli artisti sobri e molto distanti dai piaceri fisici. 

Invece c'è qualcosa di Hemingwayano in lui e potete capire come possa sentirmi. 

Questo però dal punto di vista umano, perché come critico e come lettore dei suoi lavori, come ho già scritto, non posso dire assolutamente nulla. Non ricordo nulla e sarei grato del vostro aiuto. Magari ne sapete più di me. Magari è uno di quei poeti che avete studiato e ami dimenticato. 

Insomma forse c'è tanto da dire. 


"Ringrazio tutti per la lettura" 

Fonti: Giosuè Carducci e le ribotte 

10 commenti:

  1. Sul Monte Mario
    Solenni in vetta a Monte Mario stanno
    nel luminoso cheto aere i cipressi,
    e scorrer muto per i grigi campi
    mirano il Tebro,
    mirano al basso nel silenzio Roma
    stendersi, e, in atto di pastor gigante
    su grande armento vigile, davanti
    sorger San Pietro.
    Mescete in vetta al luminoso colle,
    mescete, amici, il biondo vino, e il sole
    vi si rifranga: sorridete, o belle:
    diman morremo.
    Lalage, intatto a l'odorato bosco
    lascia l'alloro che si gloria eterno,
    0 a te passando per la bruna chioma
    splenda minore.
    A me tra 'l verso che pensoso vola
    venga l'allegra coppa ed il soave
    fior de la rosa che fugace il verno
    consola e muore.
    Diman morremo, come ier moriro
    quelli che amammo: via da le memorie,
    via da gli affetti, tenui ombre lievi
    dilegueremo.
    Morremo; e sempre faticosa intorno
    de l'almo sole volgerà la terra,
    mille sprizzando ad ogni istante vite
    come scintille;
    vite in cui nuovi fremeranno amori,
    vite che a pugne nuove fremeranno,
    e a nuovi numi canteranno gl'inni
    de l'avvenire.
    E voi non nati, a le cui man' la face
    verrà che scorse da le nostre, e voi
    disparirete, radiose schiere,
    ne l'infinito.
    Addio, tu madre del pensier mio breve,
    terra, e de l'alma fuggitiva! quanta
    d'intorno al sole aggirerai perenne
    gloria e dolore!
    fin che ristretta sotto l'equatore
    dietro i richiami del calor fuggente
    l'estenuata prole abbia una sola
    femina, un uomo,
    che ritti in mezzo a' ruderi de' monti,
    tra i morti boschi, lividi, con gli occhi
    vitrei te veggan su l'immane ghiaccia,
    sole, calare.

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    1. Non le ricordo proprio le poesie di Carducci, devo capire il motivo!

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  2. Ma lo sai che questo termine viene utilizzato anche nel mio dialetto? Cambia solo una vocale ma il significato è lo stesso:rebotta invece di ribotta 😉

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    1. In Piemonte si dice fe ribota, fare festa e mangiare senzs smettere. Piccola l'Italia eh...
      Poesie.... purtroppo non ho memoria e non ne ricordo una. E pensare che le amo!

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  3. Anche per me il Carducci è... scuola elementare!
    Quanto alle mangiate, penso siano tipiche di quasi ogni parte d'Italia XD

    Moz-

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