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Nino di Mei |
Dell’arte non mi era mai importato nulla in vita mia, ma quando mi svegliai all’alba ricordai di aver sognato Picasso. Il maestro voleva vendermi la tela di una natura morta con della frutta. L’aveva dipinta lui. Mi disse che aveva usato le mie arance e me l’avrebbe ceduta a un prezzo d’amico.
Risi talmente forte che svegliai anche mia moglie.
Lei accese la lampada sul suo comodino e mi guardò. Le raccontai il sogno, intanto mi vestii dalla mia parte della camera da letto. Quando fui pronto, spensi le luci nella stanza e andai in cucina, mentre mia moglie riprese a dormire.
Feci colazione, poi scesi in garage, montai sul camion, avviai il motore, mi immisi in strada e andai in città a caricare la frutta e la verdura.
Due ore e mezza dopo ero nel paese di montagna che visitavo ogni martedì. Sostavo una decina di volte nell’arco della mattinata in vari punti del luogo. Annunciavo il mio arrivo suonando una trombetta di plastica.
La merce che trattavo era fresca e di qualità e gli affari andavano bene. Di solito svuotavo l’autocarro e facevo un bell’incasso.
Ogni volta che mi fermavo c’erano sempre cinque o sei persone attorno al camion e facevo assaggiare le primizie prima di venderle. Spesso, qualcuno faceva gli acquisti per un’intera settimana e allora gli portavo la frutta e la verdura direttamente in casa in una cesta di legno.
C’era anche lui quella mattina. Indossava una tuta da lavoro di quelle da meccanico. Comprò mele, kiwi, arance e verdure di stagione.
Non mi ero mai chiesto che lavoro facesse di preciso, ma quando gli portai tutti gli acquisti in casa mi ricordai di Picasso prima ancora di posare la cassetta a terra.
Nell’appartamento c’era odore di trementina e credo colori a olio. Non c’avevo fatto caso altre volte ma adesso restai sbalordito.
«Non sapevo che fossi un pittore!» gli dissi.
Luì annuì.
«Che strano» dissi, «stanotte ho sognato Picasso.»
«T'intendi di arte?»
«No, Picasso è l’unico pittore che conosco per nome… a parte te, adesso.»
Lui sorrise. «Non sono certo come Picasso… Vuoi vedere qualche mia opera!»
Non me la sentii di rifiutare e mi lasciai condurre nel suo atelier. La stanza era luminosa e aveva due finestre che davano sulla valle. C’erano disegni e quadri dappertutto e attrezzature che non avevo mai visto.
Lui mi mostrò un paio di fogli con dei disegni realizzati a matita che aveva sul tavolo da lavoro. Poi aprì un armadio e afferrò un cartone. Dentro c’erano diverse tele dipinte. Ne sfilò alcune e mi esibì dei paesaggi ricchi di colore e un paio di ritratti con dei personaggi del posto.
Poi fu il momento di una natura morta.
Non era molto diversa da quella che avevo sognato. Ritraeva un piatto con delle arance, alcune delle quali a spicchi sbucciati. Certo non era un quadro di Picasso ma mi impressionò e non sapevo cosa dire.
A lui non raccontai nulla, però desiderai quel lavoro. Gli chiesi quanto mi sarebbe costato.
Era sorpreso del mio interesse. Mi disse il prezzo però aggiunse che non aveva cornici. Se avessi aspettato la settimana successiva avrebbe trovato quella giusta per il quadro.
Gli dissi che non mi importava della cornice. Volevo il quadro e basta. Gli dissi che i sogni andavano realizzati. Potevo pagare il quadro in contanti, subito.
Non obiettò oltre.
Prese della carta da pacchi marrone e ne ritagliò abbastanza per poter avvolgere la tela, mentre io contai i soldi togliendo le banconote dal marsupio. Poi facemmo lo scambio: gli diedi i soldi e lui mi porse la tela.
Si mise il denaro in tasca e, mentre mi accompagnava verso l’uscita, notò la cesta con la frutta in terra. Indicò le arance e sorrise. «Probabilmente quelle del quadro sono tue!» disse.
Vi voglio bene.
Grazie.
Molto,molto bello questo racconto!
RispondiElimina"....i sogni vanno realizzati"
Buona giornata
L.
allora funzionano, grazie
EliminaRiesci a trasporre un'esatta tenerezza in questo racconto... come di frutta di stagione in tavola...
RispondiEliminami fa davvero piacere Franco, grazie
EliminaFantastico racconto! Ne sono entusiasta e posso sottolineare che è molto realistico! A proposito di sincronismi c’è un racconto vero di quanto ci è accaduto in India su Blog no blob
RispondiEliminaCiao, buona settimana!
Grazie Marina
EliminaMa non trovo quello che mi segnali Marina
EliminaSplendido
RispondiEliminaAlessia
Grazie Alessia
EliminaPerché non sognare di essere dei piccoli Picasso? I sogni non fanno male anzi, a mio parere, ci tengono vivi per avere la possibilità di farli diventare realtà. Perché non provare?
RispondiEliminaesattamente, grazie
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