Non c'è il due senza il tre. Dopo Distopia e dopo Ucronia, è la volta, in questo lunedì di record Letterari, dell'Utopia. O meglio dell'inventore del termine Utopia: lo scrittore inglese Tommaso Moro.
Di libri e di romanzi utopistici è pieno il mondo e forse non vale neppure la pena segnalarli.
Ma qualche titolo conviene farlo.
Io apprezzo in particolare Fanteria dello spazio di Heinlein, tanto per rimanere nell'ambiente della fiction e tanto per ricordare un romanzo di cui ho parlato tante volte sul mio blog, ma ce ne sono a bizzeffe di opere costruite su società perfette e ideali.
Per questo lunedì in ogni caso ho fatto poca fatica redigere il Record e sono andato a citare colui che ha coniato o inventato il termine utopia.
Thomas More, latinizzato in Thomas Morus e poi trasformato in Tommaso Moro, nome con il quale lo conosco io è colui a cui si deve il merito di aver coniato il termine Utopia, naturalmente un qualcosa di presente da molto più tempo.
La sua opera più famosa è L'utopia.
Opera in cui lo scrittore descrive un'immaginaria isola-regno abitata da una società ideale.
In Wikipedia è presente l'intero testo in lingua latina, ma spero di dare un'idea e mi sono perciò permesso di aggiunge l'incipit di un capitolo del testo tradotto.
Naturalmente se lo desiderato potete aggiungere in un commento, un'opera utopistica che ricordato o che ritenete valida da segnalare.
Attendo.
La isola degli Utopii, larghissima, nel suo mezzo si stende dugentomila passi e per lungo tratto non si stringe molto, ma ver la fine d'amendue i capi si va ristringendo, i quai piegati in cerchio di cinquecentomila passi, fanno l'isola in forma de la nuova luna. Questi suoi corni dal mare combattuti sono distanti uno da l'altro circa undeci miglia, e il mare, tra queste braccia dai venti difeso, fa come un piacevol lago e commodo porto, di onde per suo bisogno manda le navi agli altri paesi; la bocca da una parte con guadi e secche, da l'altra con aspri sassi, mette spavento a chi pensasse d'entrarvi come nimico. Quasi nel mezzo di questo spacio è un'alta rupe, la quale per ciò non è pericolosa, sopra la quale in una torre da loro fabricata tengono il presidio; molte altre rupi vi sono nascoste e perigliose.
Tommaso Moro - Secondo Libro di quel parlamento che fece Rafaello Hytlodeo de l'ottimo stato de la republica Utopiense
Grazie per la lettura.
Fonti: Utopia
L'unico esempio che mi viene in mente è l'Atlantide di Platone.
RispondiEliminaE che esempio!
EliminaInfatti!
EliminaIo ero convinto fosse stato proprio lui a coniarla.
Sempre utili i post del buon Ferruccio!
Pensa tu... deriva dall'isola degli Utopii?
RispondiEliminaDi opere non mi viene nulla in mente, ora come ora.
Anzi sì, il corto PLUTOPIA, con Pluto che sogna il suo paese ideale XD
Moz-
Sempre prezioso Moz-
EliminaDi altro non mi rammento ma lessi questo libro di More e ne rimasi colpita.
RispondiEliminaUn micro modo perfetto ma... noioso pensai allora.
Mai letto, sono piacevolmente impressionato
EliminaGrazie Pat
UTOPIA è uno dei primi libri "seri" che il liceale che ero prese in mano.
RispondiEliminaUn incanto!
E, sembra strano pensando a che vita e che morte attraversò il suo autore, non ho mai incontrato un testo più comunista. Nell'Inghilterra del 1516 il capitalismo era in germe (ma sarebbe sbocciato) e Thomas More si divertì molto a immaginare una società impossibilmente bella, senza ricchi e senza straccioni.
Grazie mille Marco
EliminaNell'isola di Taprobana gli abitanti lavorano per sole quattro ore al giorno...
RispondiEliminaLe leggi son pochissime, tutte scritte in una tavola di rame alla porta del tempio...
La città del sole di Tommaso Campanella.
Sarebbe bello, grazie!
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