Settimana scorsa per i record culturali ho parlato di distopia, oggi vi cito un termine molto simile, l'ucronia. Dunque nell'articolo vado a menzionare L'inventore del termine "Ucronia".
Non in tutte le lingue si usa il termine Ucronia, il mondo anglosassone tende a classificare i racconti e i romanzi costituiti da situazioni in cui uno o più eventi storici si verificano in modo diverso da come effettivamente sono andati come Storia alternativa.
A volte sono abbreviati in AH.
Ora questo genere di storie contengono solitamente scenari "e se..." che escono in punti cruciali dello sviluppo del racconto, tali da rendere diverso la storia che conosciamo.
Per esempio è ucronico domandarsi come sarebbe l'Italia se ci fosse ancora il fascismo e se non ci fosse stata la seconda guerra mondiale.
Sarebbe ucronico domandarsi come sarebbe l'America se fosse stato scoperta e colonizzata dalle legioni romane.
Sarebbe ucronico domandarsi come sarebbero gli Stati Uniti se avessero vinto i confederati.
Insomma i "se" che mette a disposizione la storia sono senza fine e potremo andare avanti molte volte e in svariati modi.
Ora l'inventore del termine Ucronia, ovvero colui che lo ha coniato, utile per questo record letterario settimanale, è stato il filosofo francese Charles-Bernard Renouvier.
Ritornando sul tema, bisogna dire che sono diverse le ucronie nella narrativa, anche tra grandi scrittori.
Tra i maggiori scrittori di ucronie ricordiamo Philip K. Dick (La svastica sul sole, 1962), Harry Turtledove (i cicli di Invasione e Colonizzazione, 1994-2004), Robert Harris (Fatherland, 1992).
Sotto certi aspetti credo sia ucronico anche questo mio breve racconto di qualche anno fa:
Una mattina tre piccole navi gettarono l’ancora nella baia di fronte alla spiaggia. Dopo alcune ore, fecero sbarcare diversi uomini. Erano vestiti in modo sgargiante e con armature luccicanti.
Alcuni di loro portavano delle strane croci e dei vessilli colorati. Sembravano senza paura.
Gli andammo incontro impavidi.
Il fatto di presentarci nudi e con tutte quelle piume in testa, li illuse e li rese presuntuosi.
Uno di loro – il capo, credo – s’inginocchiò, baciò la sabbia e recitò una nenia in una strana lingua.
Mio padre, probabilmente, li avrebbe accolti in pace e con accondiscendenza, ma uno degli uomini stranieri sguainò una spada per errore e dalle palme partì un raggio laser che disintegrò la testa dello sfortunato.
Fu la scintilla.
Nel parapiglia che ne scaturì, facemmo una strage e con le nostre armi superiori li uccidemmo tutti in pochi secondi. Le tre navi nella baia cercarono allora la fuga scegliendo un varco nella barriera corallina, ma furono affondate dal nostro sommergibile che controllava la costa.
Tutto qui.
- Dal diario di un indiano Taino: 12 ottobre 1492
Vi voglio bene.
Grazie.
Fonti - Ucronia
Probabilmente la coniò in senso filosofico senza immaginare che poi alcuni scrittori l'avrebbero trasformata in genere letterario.
RispondiEliminaassai probabile
EliminaA dire il vero il termine fu indicato proprio per immaginare cose diverse dalla realtà, ricordiamoci che quella che vide per la prima volta Ucronia era l'epoca in cui Utopia di More andava per la maggiore e quindi si giocava con la Filosofia e la Storia.
RispondiEliminaInutile che ti dica che conosco il termine, perché come sai uno dei miei romanzi è ucronico!
Grazie Francesca
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