venerdì 6 ottobre 2017

Mai letto Philip Roth?

Questo post è stato preparato una settimana fa. Speravo di portare fortuna a Philip Roth per la vittoria del premio Nobel per la letteratura 2017, ma, come immagino sappiate, il Premio è andato allo scrittore giapponese naturalizzato britannico, Kazuo Ishiguro. L'inchiesta, tuttavia, non me la toglie nessuno. 

Non ho mai letto Philip Roth. Non ho mai letto nessuno dei suoi romanzi, e ne ha scritto diversi. In realtà non sono avvezzo a un certo genere di letteratura colta e intellettualoide ma a volte troppo scurrile, anche se non si può fare a meno di apprezzare la statura artistica dell'autore. 

In vita mia ben poche volte ho incontrato persone che mi hanno parlato di Philip Roth. Ho trovato ben pochi fan a dirla tutta. Tuttavia, non posso fare a meno di confessare che è un nome che conosco da molto tempo. Un nome che a volte e lì, tra gli ispiratori di altri scrittori e molto inserito dei circoli, a quanto pare. Insomma è lì da vedere. 

Ogni anno, al momento dell'assegnazione del Premio Nobel per la letteratura, si parla di lui. Si discorre su quanto sia meritevole e via di seguito. Ora, era quasi naturale che ne parlassi. 

Nei giorni scorsi ho visto più di un post in cui era citato, proprio per l'avvicinarsi del premio svedese. Così ho certo di redigere un post che poteva essere puntuale nel caso il premio gli fosse stato assegnato. Non è andata così. 

Il premio è andato a un altro scrittore. Non ho portato fortuna a Philip Roth, sempre che ne avesse bisogno. 

Ma il post c'è lo stesso e vi lascio, nutrendo la speranza che abbiate qualche contributo di approfondimento, con l'incipit di uno dei suoi titoli che ho sentito maggiormente. Insomma confido in voi per saperne qualcosa di più. 

Lo Svedese. Negli anni della guerra, quando ero ancora alle elementari, questo era un nome magico nel nostro quartiere di Newark, anche per gli adulti della generazione successiva a quella del vecchio ghetto cittadino di Prince Street che non erano ancora così perfettamente americanizzati da restare a bocca aperta davanti alla bravura di un atleta del liceo. Era magico il nome, come l'eccezionalità del viso. Dei pochi studenti ebrei di pelle chiara presenti nel nostro liceo pubblico prevalentemente ebraico, nessuno aveva nulla che somigliasse anche lontanamente alla mascella quadrata e all'inespressiva maschera vichinga di questo biondino dagli occhi celesti spuntato nella nostra tribù con il nome di Seymour Irving Levov. 
Philip Roth - Pastorale americana 

Vi voglio bene. 

Grazie.

4 commenti:

  1. Il post è interessante ma sinceramente non ho mai letto questo autore. Non saprei proprio cosa dirti di lui.
    Ne ho sentito parlare ma tutto lì.
    Sinceramente l'incipit al momento non mi ispira.

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