Tra i pochi scrittori italiani che ho letto davvero e con passione c'è Dino Buzzati. Ho parlato anche nel post di ieri dell'influenza che ha sul sottoscritto lo scrittore bellunese. Ma sono sincero: mi piace il suo linguaggio poetico e il suo messaggio letterario. Per qualche strano motivo mi sento molto Buzzatiano.
Avevo intitolato questo articolo Mai letto Buzzati? Era un qualcosa che avevo preparato un paio di mesi fa ed era programmato per la fine di ottobre.
Poi settimana scorsa mentre predisponevo il post I miei maestri inconsci mi sono ricordato di avere da parte questo contributo e c'ho ripensato.
In fretta e furia ho cambiato il titolo. Ho modificato la partenza dell'articolo. Ho sistemato qualcosina qua e là e ve lo propongo al volo.
Sono curioso di sapere cosa ne pensate di Dino Buzzati.
Sono curioso di sapere se lo avete letto, se vi piace e se la pensate come me.
Ecco perché non aspetto la fine di ottobre e perché non perdo tempo.
Credo sia stato uno dei primi autori che mi ha messo davanti letture da grandi.
A cominciare da quel meraviglioso Il deserto dei Tartari, che spesso mi sono trovato davanti anche nella realtà di un giorno qualunque.
Ma non dimentico neppure il Buzzati pittore.
Per chiudere, ora, senza chiedere altro, l'inizio di uno dei suoi racconti più belli:
Dopo un giorno di viaggio in treno, Giuseppe Corte arrivò, una mattina di marzo, alla città dove c'era la famosa casa di cura. Aveva un po' di febbre, ma volle fare ugualmente a piedi strada fra la stazione e l'ospedale, portandosi la sua valigetta. Benché avesse soltanto una leggerissima forma incipiente, Giuseppe Corte era stato consigliato di rivolgersi al celebre sanatorio, dove non si curava che quell'unica malattia. Ciò garantiva un'eccezionale competenza nei medici e la più razionale ed efficace sistemazione d'impianti.
Quando lo scorse da lontano - e lo riconobbe per averne già visto la fotografia in una circolare pubblicitaria - , Giuseppe Corte ebbe un'ottima impressione. Il bianco edificio a sette piani era solcato da regolari rientranze che gli davano una fisionomia vaga d'albergo. Tutt'attorno era una cinta di alti alberi. Dopo una sommaria visita medica, in attesa di un esame più accurato Giuseppe Corte fu messo in una gaia camera del settimo ed ultimo piano. I mobili erano chiari e lindi come la tappezzeria, le poltrone erano di legno, i cuscini rivestiti di policrome stoffe. La vista spaziava su uno dei più bei quartieri della città. Tutto era tranquillo, ospitale e rassicurante.
Continua a leggere l'intero racconto su Archivio Bolaño
Vi voglio bene.
Grazie.
Ho tre suoi libri in casa: "Una vita", "Siamo spiacenti di" "Il segreto del bosco vecchio". Ma sono tutti in attesa del loro turno di lettura, se e quando arriverà.
RispondiEliminaAllo stato attuale, ho letto di lui solo l'introduzione al ciclo dei romanzi di Tarzan che ha scritto poco prima della morte per la Giunti. Se ti interessasse leggerla, l'amico blogger Lucius Etruscus l'ha trascritta per intero in questo suo post:
https://archividiuruk.wordpress.com/2017/07/02/tarzan-5-i-gioielli-di-opar-giunti-1972/
Grazie Ivano!
EliminaIl deserto dei Tartari.... meraviglioso dipinto di una solitudine che consuma, erode, disfa... un'attesa che non finisce mai ma logora. Drogo, un personaggio che non vive la vita perchè troppo impegnato a guardare oltre il confine del suo mondo. Troppo impegnato ad attendere un domani che forse nkn ci sarà.
RispondiEliminaQuanto l'ho amato!
Di Buzzati ricordo vagamente anche un racconto che quando lessi mi colpì molto. Però son passati troppi anni da allora e la memoria è ita per altri lidi. 😓
Ce ne sono diversi di racconti che fanno questo effetto, scritti da Buzzati
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