Pochi giorni fa vi ho parlato di una proposta ricevuta da una Galleria d'arte riguardo alle opere realizzate dal mio papà. La cosa strana è che attorno a queste opere ci sono talmente tante storie e ricordi che val la pena raccontare.
Si tratta di un work in progress già abbozzato, consistente in una breve storia - o racconto (frutto della fantasia e dei ricordi) - attorno a ognuno di questi quadri.
Un racconto di un paio di cartelle a quadro, circa.
Ecco un abbozzo legato alla tela:
"Faccia da straniero: storia di un pastore"
Era un pastore ed era affetto da eterocromia alle iridi.
Non si sapeva da dove giungeva e neppure quanti anni avesse.
Tutti lo chiamavano con un soprannome ridicolo.
Trascorreva la sua esistenza sugli alpeggi tre le montagne con un centinaio di capre.
Scendeva a valle soltanto d'autunno e passava l’inverno rintanato in una baita alla periferia del paese: cinque mesi nella miseria prima di ricominciare la stagione estiva, la sola routine che conoscesse.
Viveva con un cane e non ci sapeva fare con i soldi.
Qualcuno diceva che non aveva mai usato un ombrello e che non possedesse una televisione.
Mai aveva parlato attraverso un telefono.
Si riparava dalle intemperie indossando un pastrano di velluto e portava un cappello di panno anche quando dormiva.
Mangiava polenta, poco pane nero, formaggio di capra e quello che trovava in giro per le valli dove pascolava il suo gregge.
Ogni tanto qualche signora del posto gli preparava un dolce, ma nessuno osava invitarlo a pranzo.
Balbettava, parlava un particolare dialetto stretto e aveva sempre addosso uno strano odore di sterco e urina di animale.
Non sapeva leggere e non era in grado di scrivere e non conosceva nessun gioco di società.
Sapeva contare a modo suo e per poterlo fare usava le dita delle sue mani, così poteva contare soltanto sino a dieci. Ma conosceva le sue capre, una per una, anche a dieci metri di distanza.
Intimava gli ordini al cane con dei fischi e, agitando un bastone, insultava i becchi del suo gregge quando erano in calore.
Temeva i temporali e odiava le vipere!
Non sapeva cantare perché non conosceva canzoni.
Forse era un alieno per questo mondo.
Quando mio padre gli fece il ritratto, si ubriacò e pianse per la felicità.
Vi voglio bene
Grazie
Sarebbe una grande idea affiancare ad ogni quadro della mostra un breve racconto ad esso legato. Come ti ho già detto sarebbe ancor più vita ai quadri di tuo papà e sarebbe la giusta dimostrazione che talvolta il talento, anche se in arti diverse, si può trasmettere con il DNA.
RispondiEliminaSi davvero Stefano, poi ci metto anche la colonna sonora fatta in casa!
EliminaAhahahah giusto!
EliminaBellissima storia. Mi è sembrato d'aver rivissuto lo stato d'animo sia dell'artista che del soggetto del dipinto, in quel preciso istante.
RispondiEliminaGrazie mille, spero di aver colto!
EliminaIl racconto ispira più del dipinto ..😊
RispondiEliminaDavvero?
Elimina.. a me ha fatto questo effetto.. certo magari, se provi a scrivere qualcosa su La ragazza dall'orecchino di perla, ecco, là dovrai superarti... ;)
EliminaOttima idea! Magari da farci anche un e-book. Un libro cartaceo credo sarebbe costosissimo...
RispondiEliminaMagari all'inizio ebook, poi chissà!
EliminaL'idea è favolosa. Un rendeee onore a tuo papà.
RispondiEliminaIl racconto/aneddoto/memoria è stupendo.
Grazie davvero
EliminaÈ buona l'idea di @Ivano, anche se il cartaceo è insuperabile, ma come hai detto tu "poi chissà" ... 😉
RispondiEliminaCiao
Marina
Vediamo cosa ne esce!
Elimina