domenica 23 aprile 2017

Il cervo con le more di Victor Hugo

Quando su Paper And Salt ho visto il piatto associato al nome dello scrittore francese Victor Hugo mi sono leccato i baffi. Il cervo con le more deve essere un qualcosa di veramente squisito. E se un piatto simile era la pietanza preferita dell'autore de I miserabili... 

Si racconta che Victor Hugo fosse un uomo dallo straordinario appetito. Non era mai sazio e consumava tutto quello che era commestibile. E digeriva senza fatica. Non si fermava davanti a niente. 

Al mattino si riempiva di tazze di cacao e alla sera erano gli arrosti a riempire dapprima la sua tavola e poi la sua pancia. Era un uomo grasso come erano grassi i componenti della sua famiglia. Mangiava carne di ogni tipo e in ogni forma. 

Fu costretto a dimagrire durante l'assedio di Parigi da parte dei Prussiani del 1870. Ma la sua posizione privilegiata gli permise di aver accesso alla carne degli animali sacrificati dallo zoo parigino. Divorò pure carne di orso e di antilope e forse anche di elefante. 

Altri tempi e altre situazioni me ne rendo ben conto e forse in tempo di guerra non si andava troppo per il sottile. 

Certo che il cervo con le more sembra un qualcosa di veramente appetitoso. Un’associazione presente anche nella cucina tradizionale del mio territorio. 

Ricordo la cucina di un albergo della mie parti che preparava il cervo in salmì. Allora non c’erano le more. Forse un qualcosa di troppo prelibato, ma vi confesso che mi sembra davvero un’associazione per nulla da miserabili

Nell'anno 1815, Carlo Francesco Benvenuto Myriel era vescovo di Digne. Vecchio di settantacinque anni occupava quella sede dal 1806. E quantunque possa sembrare inutile, non essendo un particolare necessario al nostro racconto, per non peccare di precisione, vogliamo ripetere le chiacchiere e i giudizi che correvano sul di lui conto, quando si trovava appunto al governo della sua diocesi. Tanto più che il vero o il falso attribuito agli uomini nella loro vita e nel loro destino, pesa quanto le opere loro. Il signor Myriel era figlio di un consigliere del parlamento di Aix; nobiltà dogata. Parlando di lui dicevano che il padre, tenendolo per erede del proprio ufficio, e seguendo la consuetudine delle famiglie dei membri del parlamento, lo avesse consigliato senz'altro al matrimonio a diciotto anni. Ma Carlo Myriel, nonostante il matrimonio, non aveva potuto evitare certi discorsi sul suo conto. Di persona ben fatta, se bene piuttosto piccola, elegante, gentile, spiritoso, egli aveva speso tutta la prima gioventù nei piaceri del mondo e nelle galanterie. 

Vi voglio bene. 

Grazie. 

Fonti: Paper And Salt  

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