giovedì 16 marzo 2017

L'epigrafe nel libro

“Nessun uomo è un'isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l'Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell'umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te…” 

Ciò che avete appena letto compare come epigrafe all'inizio del romanzo Per chi suona la campana di Ernest Hemingway. Si racconta che il titolo stesso del romanzo sia preso da quella citazione. Assai probabile. 

La citazione in ogni caso è di John Donne, poeta, religioso e saggista inglese, nonché avvocato e chierico della Chiesa d'Inghilterra. Ma non è di lui che voglio discorrere in questo articolo e neppure di Ernest Hemingway

Pensavo a tutte le volte che ho trovato qualche citazione particolare aprendo un libro, romanzo e saggio che sia, e questa appena menzionata, abbiate pazienza, è una di quelle che non dimenticherò tanto presto, anzi credo che non la dimenticherò mai. Ma ce ne sono altre. Molte altre. 

In American Psycho di Brett Easton Ellis c'è un'epigrafe contenente dei versi tratti da una canzone dei Talking Heads e come potrei dimenticare la citazione che dà il titolo originale al romanzo de’ Il giovane Holden di J.D. Salinger. 

Immagino che ora, conoscendomi, avete già capito dove voglio arrivare. Facile, no? 

C’è insomma un libro, un romanzo, una raccolta di racconti, un saggio, un manuale che vi è rimasto in testa anche per questa, in alcuni casi, semplice citazione iniziale. Dopotutto molti scrittori ne fanno uso. 

Magari perché una semplice frase è in grado di stimolare chissà quali grande cose prima di dedicarsi alla lettura. Non lo so. 

Confesso che nel mio caso colpiscono sempre nel segno, anche solo perché mi obbligano ad approfondire determinati autori. 

Ora, ovviamente, la palla passa voi. Provate a pensare alle volte che appena aperto un libro vi siete trovati davanti il testo di un qualcuno inaspettato. Che magari vi ha obbligato a domandarvi che cosa intendeva dire, o che una riflessione seguente vi ha portato a chiedervi il nesso con il libro stesso… 

Ecco, tutto qui… 

Vi voglio bene. 

Grazie. 

P. s. -  Dimenticavo se avete sottomano qualche sito o portale dove è possibile recuperare le epigrafi presenti nei libri ve ne sarei molto grato.

10 commenti:

  1. Un'epigrafe straordinaria l'ho letta all'inizio di "Confessioni di una maschera" di Yukio Mishima. É tratta da "I fratelli Karamazov" di Dostoevskj. Non posso ricordarla a memoria perché troppo lunga, un'intera pagina del romanzo, però ti riporto alcune righe per renderne l'intensità:
    "... la bellezza è una cosa terribile e paurosa. Paurosa, perché è indefinibile, e definirla non si può, perché Dio non ci ha dato che enigmi. Qui le due rive si uniscono, qui tutte le contraddizioni coesistono. Io, fratello, sono molto ignorante, ma ho pensato molto a queste cose. Quanti misteri! Troppi enigmi sulla terra opprimono l'uomo [...] l'animo umano è immenso, sin troppo, io lo rimpicciolirei [...] Quello che alla mente sembra un'infamia, per il cuore, invece, è tutta bellezza..."

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  2. Si fa anche con le tesi di laurea, io però non ho messo alcuna citazione... stranamente.
    Mi piace quando vengono citate canzoni, perché ti vien voglia di andare ad ascoltarle^^

    Moz-

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  3. Vado fuori tema, ed a proposito della citazione che fai del giovane Holden, ho ricominciato a leggerlo nella nuova traduzione di Colombo, che delusione modernizzare ed inserire tanti modi di dire di sms, parole nuove non esistenti allora, si copia anche dai web e dai social.

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  4. Le epigrafi sono sempre una parte essenziale del libro, per mio conto.
    Ti cito questa del libro Nel caffè della gioventù perduta di Modiano:
    Nel mezzo del cammino della vera vita, eravamo circondati da una malinconia oscura, che tante parole tristi e beffarde hanno espresso, nel caffè della gioventù perduta"
    Guy Debord

    La malinconia oscura, il male di vivere espresso nel libro.

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  5. Forse la mia epigrafe preferita è questa, posta da Antonin Artaud all'inizio del suo "Eliogabalo":

    Dedico questo libro ai mani di Apollonio di Tiana, contemporaneo di Cristo, e a quanto può restare di Illuminati autentici in questo mondo che se ne va.
    E per sottolineare la sua inattualità profonda, il suo spiritualismo, la sua inutilità, lo dedico all'anarchia e alla guerra per questo mondo.
    Lo dedico infine agli Antenati, agli Eroi nel senso antico e ai mani de Grandi Morti.

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