"L'oro brunito dell'involucro, la fraganza di zucchero e di cannella che ne emanava, non era che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall'interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un fumo carico di aromi e si scorgevano poi i fegatini di pollo, le ovette dure, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi nella massa untuosa, caldissima dei maccheroni corti, cui l'estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio."
Un titolo che suona male come questo, Il timballo di maccheroni di Tomasi di Lampedusa (troppe ripetizioni), lasciatemelo scrivere, credo di averlo usato ben poche volte, ma leggendo la frase precedente poco importa, perché se uno non ha mai mangiato un Timballo di Maccheroni in un certo qual modo deve espiare ed il mio modo di espiare è dedicare un post a questo particolare piatto e a questo epico scrittore siciliano.
Ecco, ora non so se il Timballo di maccheroni fosse il piatto preferito di Tomasi di Lampedusa.
Certo considerando l'aspetto stilistico e la cura con cui è descritta questa pietanza (basta leggere il passo in corsivo) nel suo romanzo Il gattopardo diventa difficile pensare che possa essere al contrario. E mi piace immaginare, in tutta coscienza, lo scrittore a tavola mentre gusta questa prelibatezza.
Prelibatezza che il sottoscritto non ha mai avuto modo di provare. Non mi è mai capitato. So però che diversa gente che legge e che visita il mio blog la sa lunga e come sempre mi farebbe piacere ricevere notizie in merito.
Insomma tutto quello che il timballo vi ricorda, aneddoti, storie… vi permetto pure di tirarmi le orecchie nel caso io mi fossi perso qualcosa in tutti questi anni, visto che mi posso soltanto limitare ad aggiungere l’incipit dello stesso romanzo:
"Nunc et in hora mortis nostrae. Amen."
La recita quotidiana del Rosario era finita. Durante mezz'ora la voce pacata del Principe aveva ricordato i Misteri Gloriosi e Dolorosi; durante mezz'ora altre voci, frammiste, avevano tessuto un brusio ondeggiante sul quale si erano distaccati i fiori d'oro di parole inconsuete: amore, verginità, morte; e durante quel brusio il salone rococò sembrava aver mutato aspetto; financo i pappagalli che spiegavano le ali iridate sulla seta del parato erano apparsi intimiditi; perfino la Maddalena, fra le due finestre, era sembrata una penitente anziché una bella biondona, svagata in chissà quali sogni, come la si vedeva sempre.
Vi voglio bene.
Grazie.
Diciamo che una cosa similare la mangio anche io, coi maccheroni riscaldati dal giorno prima uniti dall'uovo...
RispondiEliminaMoz-
Posso immaginare!
EliminaÈ molto buono Ferruccio il timballo di maccheroni e se non ti è mai capitato di mangiarlo sappi che ti sei perso un piatto ottimo ... devi rimediare !
RispondiEliminaSì. Mi sa che molte ragioni!
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