domenica 4 dicembre 2016

Il cibo errante di John Steinbeck

Le prime volte che leggevo narrativa americana c'era Ernest Hemingway che richiamava William Faulkner e subito dopo, prima di Francis Scott Fitzgerald, c'era lui John Steinbeck. Ora del cibo dei primi tre scrittori citati ho già parlato in lungo e in largo in molti articolo, oggi tocca al boss di Salinas. 

Cercare di redigere un post in cui elencare quale fosse il cibo errante e  preferito dello scrittore californiano John Steinbeck non è semplice. 

In alcuni casi si parla di cibo italiano, in altri di una semplice zuppa in uso nella cucina messicana. 

Ma andiamo con ordine perché in realtà il discorso è molto complesso. 

Quando si trattava di cibo, lo scrittore si adattava a mangiare ciò che il territorio aveva da offrigli e prendeva spunto da ciò che lo circondava e dal luogo dove abitava. 

Si racconta che per un certo periodo della vita in California tenne una mucca, con il latte della quale faceva il burro e il formaggio da consumare. 

A Long Island, invece, approfittò degli abbondanti frutti di mare e della pesca, tanto che il pesce non era infrequente e inconsueto sulla tavola della la sua cena. 

Mentre su un soggiorno prolungato in Inghilterra, in una piccola proprietà coltivò una vasta gamma di verdure

Insomma l'autore di Uomini e topi se la prendeva comoda con il cibo anche se qualcuno non esclude tra i suoi gusti ci fosse una particolare zuppa (o stufato) messicana a base di chicchi di mais, testina di maiale, cipolle, cumino e varie altre spezie. 

Un piatto abbastanza sostanzioso a ben pensare anche per un nobel della letteratura

Tuttavia digerita più che bene a giudicare dai suoi risultati in campo letterario. 

Bene, non mi resta altro da fare che aggiungere l'incipit di un suo romanzo dal titolo molto alimentare, indovinatelo! 

Questa è la storia di Danny, degli amici di Danny e della casa di Danny. È la storia di come queste tre cose diventarono una sola. A Pian della Tortilla, parlare della casa di Danny non significa parlare d'una costruzione di legno incrostata di calce e stretta dai lacci d'un vecchio cespo rampicante in rosa castigliana. No, quando uno parla della casa di Danny, parla di uomini che, costituiti in unità, largirono filantropia, e conobbero dolcezza, gioia e, infine, mistico dolore. Poiché la casa di Danny fu simile alla Tavola Rotonda, e gli amici di Danny non furono dissimili dai Cavalieri di quella. 

Vi voglio bene. 

Grazie. 

Fonte: Dealybeast

2 commenti:

  1. Adattava i suoi gusti culinari in base a ciò che il territorio offriva ...Non è cosa da poco,personalmente penso che io avrei grossi problemi a farlo 😉

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